Il 2021 è sicuramente partito con il piede giusto per tutto il settore delle criptovalute che sono arrivate ad avere una capitalizzazione di mercato complessiva di 1.500 miliardi di dollari. Mentre l’ecosistema continua ad evolversi e a progredire, Bitcoin prosegue la sua inesorabile scalata come riserva di valore.
Sempre più aziende nel mondo stanno valutando l’idea di investire nella prima valuta virtuale per capitalizzazione, non tanto come asset speculativo ma come riserva in tempi sempre più bui per l’economia globale. Oltre agli investimenti puri sull’asset digitale, intorno alla criptovaluta si stanno creando sempre più strumenti finanziari come ad esempio gli ETF, o Exchange Trade Fund.
Se inizialmente si prospettava una mass adoption proveniente dai portafogli dei retail quello che si profila all’orizzonte è un futuro in cui sono e saranno le aziende a forzare questo cambio epocale. Ma quali saranno i principali motivi che nel breve periodo possono farci rompere il livello psicologico a quota 50.000 dollari?
Bitcoin: lanciato il primo ETF in Canada
A dimostrazione del forte interesse da parte degli investitori istituzionali c’è la notizia che in Canada è stato lanciato il primo ETF su Bitcoin. La OSC, Ontario Securities Commission, ha approvato il Purpose Bitcoin ETF, dando così agli investitori un maggiore accesso alla criptovaluta. Questo particolare strumento sarà il primo ad investire direttamente in Bitcoin fisicamente regolamentato permettendo un accesso facilitato alla nuova classe finanziaria emergente.
Grazie a questa notizia gli investitori saranno in grado di scambiare BTC utilizzando i contratti future sul CME. Già da qualche mese diversi fondi di investimento stavano aprendo le porte a questa nuova asset class, primo fra tutti BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo.
Bitcoin: è arrivato il momento delle banche?
La notizia di Tesla ha sicuramente spiazzato moltissimi investitori ed aziende che ritenevano ancora l’asset class troppo immatura. La mossa dell’azienda di Elon Musk, però, potrebbe venire replicata a breve dalle grandi banche internazionali che si stanno preparando ad investire in Bitcoin.
Prima Deutsche Bank e poi Morgan Stanley sembrano infatti pronte ad investire sia liquidità sia lo sviluppo di servizi relativi alla criptovaluta che sta attirando le attenzioni dei propri clienti. Già ad inizio 2021 l'istituto guidato da James Gorman aveva acquistato circa l’11% delle azioni di MicroStrategy dimostrando un interesse indiretto alla criptovaluta.
Questa volta le cifre sembrano molto diverse: la banca d’affari attraverso Counterpoint Global Investment gestisce asset per quasi 150 miliardi di dollari e sembra essere disposta ad investirne una elevata quantità per comprare BTC. Deutsche Bank invece sarebbe intenzionata a sviluppare un servizio di custodia per clienti istituzionali cercando di emulare ciò che è già stato fatto da Grayscale e BlockFi.
Bitcoin: il ruolo di Mastercard e le big tech
Dopo PayPal e Visa anche Mastercard permetterà ai suoi clienti e a tutti i commercianti di accettare pagamenti in criptovalute. Non sono ancora state definite le cripto che verranno integrate nei pagamenti ma troveremo sicuramente Bitcoin ed Ethereum.
Al momento BTC è visto più come un investimento a lungo termine che come un metodo di pagamento, ma l’adozione da parte di sistemi come quelli di Visa e Mastercard sottolineano le potenzialità dell’ecosistema. Quando si parla di Bitcoin, in pochi sanno che al di sopra dello stesso esiste un protocollo chiamato Lightning Network in grado di far scalare la criptovaluta fino a decine di migliaia se non milioni di transazioni al secondo.
Oltre a Mastercard c’è ora da chiedersi quale altra grande azienda in ambito tecnologico e non convertirà parte delle sue riserve cash in Bitcoin. Dopo Tesla il trend sembra ormai ben definito e si aspetta soltanto l’annuncio di qualche azienda big tech per rompere i 50.000 dollari e provare a raggiungere le ormai sempre più vicine sei cifre.