Come sappiamo, il 2017 è stato senza dubbio l’anno delle ICO, con migliaia di progetti, gran parte dei quali è sparito o era una semplice truffa. In mezzo all’enormità di questi prodotti pubblicati, uno in particolare è sicuramente da tenere in considerazione, ossia Filecoin.
Creato nel 2017 da Protocol Labs il Filecoin ha raccolto una delle somme più alte per una ICO, superando di poco i 250 milioni di dollari. Dato che il 16 ottobre scorso è stata lanciata la sua main net, cerchiamo di capire come funziona uno dei progetti più professionali ed eseguiti con cura nati dalla bolla delle ICO.
Filecoin: idea alla base del progetto
I servizi di Cloud Storage sono ormai sparsi in tutto il mondo. Nomi come Dropbox, Google Drive o OneDrive sono all’ordine del giorno, essendo servizi centralizzati in grado di gestire i file delle persone in tutto il mondo.
Queste aziende sono quindi delle monopoliste per quanto riguarda il salvataggio di documenti, potendo decidere prezzi e persone che accedono al proprio servizio. Invece di avere poche società in un regime di monopolio, l’idea alla base di Filecoin è quella di avere un mercato aperto per il salvataggio e l’archiviazione di dati distribuiti.
Le fondamenta: IPFS
Filecoin è un progetto basato IPFS (Inter Planetary File System), ossia un protocollo peer-to-peer per l’archiviazione e la condivisione di dati in un unico file system distribuito nella rete. IPFS consente a tutti gli utenti di ricevere e di ospitare contenuti digitali, creando un sistema decentralizzato di persone che detengono una parte minima di tutti i dati complessivi. Se da un lato IPFS è un protocollo molto interessante, dall’altro però non incentiva gli utenti a spendere risorse di energia e hardware per detenere dati per lungo tempo. L’obiettivo primario è infatti quello di sostituire http come protocollo per la trasmissione di file online.
La soluzione proposta
Dato il poco incentivo nel salvataggio e mantenimento a lungo termine dei file, ecco che entra in gioco il progetto Filecoin. Ogni file salvato nell’IPFS diventa un hash che viene associato allo stesso e aiuta la persona a recuperarlo nel momento del bisogno. Invece di salvare semplicemente l’hash del file, Filecoin lo memorizza all’interno di uno Smart Contract sulla Blockchain proprietaria che viene poi distribuito ai vari miner.
Ebbene sì, anche in Filecoin troviamo i miner. Il concetto è praticamente lo stesso della Blockchain di Bitcoin, con una piccola differenza: invece di distribuire la ricompensa in base alla potenza computazione del miner, questi vengono ricompensati a seconda dello spazio di storage che possiedono.
L’ecosistema Filecoin
Chi volesse utilizzare il servizio di Filecoin per archiviare dei file sulla rete deve pagare un miner in modo che egli possa salvare e permettere il recupero dei dati. Coloro che invece voglio diventare dei minatori saranno ricompensati dagli utenti attraverso il token nativo della piattaforma (FIL).
In questo modo si crea un ecosistema decentralizzato in cui i miner competono per offrire il miglior prezzo per lo storing dei file, contrapponendosi ai moderni sistemi centralizzati come Google Drive piuttosto che DropBox. Più un miner ha a disposizione spazio di archiviazione maggiore è la possibilità di ricevere una ricompensa per il servizio fornito.
Altri dati su Filecoin
All’interno di Filecoin si può salvare qualsiasi tipo di dato: video, foto, dati delle app, dapp websites, dati dei podcast, contratti. Il profetto fornisce le basi per dati pubblici di importanza critica, come dati scientifici ad accesso aperto, media creative, archivi storici, conservazione e altro ancora.
Filecoin: le conclusioni
Il progetto Filecoin è sicuramente uno dei più interessanti nella sfera delle criptovalute e dello storing di dati in maniera decentralizzata, ponendosi come competitor di servizi centralizzati come AWS e di alcuni decentralizzati come Swarm, basato su Ethereum. Filecoin si combina con IPFS per rendere un web più efficiente, sicuro e libero dal controllo aziendale. Siamo solo all’inizio di quello che fra qualche anno potrebbe diventare la rete di file sharing decentralizzata più grande del mondo.