Se avete letto il mio primo articolo avrete sicuramente intuito qual è l’approccio che prediligo nel mondo delle criptovalute: non prendo in considerazione il trading di breve periodo e preferisco adottare strategie a lungo termine.
Nell’intervento di oggi svelerò qualche dettaglio in più ma, mi raccomando, questa è solo la mia idea e dipende da tantissime cose relative alla mia vita. Vuole essere quindi solo il racconto di un’esperienza, un qualcosa che potrà arricchirvi solo nel caso in cui non lo prendiate per oro colato.
Detto questo, facciamo caso che io voglia costruire da zero un nuovo portafoglio di criptovalute. Ho a disposizione X cash che ho deciso di investire perché ormai sono pronto. Mi sono informato a dovere, seguo costantemente le notizie dell’ambiente e ho imparato a usare gli strumenti adeguati.
Anzitutto la quota X decisa è una quota che posso permettermi di perdere e se domani mattina dovesse scomparire tutto il mercato pazienza, almeno ci ho provato. Potrò comunque continuare a vivere la mia vita come se niente fosse successo.
A questo punto le domande alle quali bisognerà rispondere sono due:
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Cosa comprare?
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Come comprare?
Sul Cosa in realtà ho già scritto nel precedente articolo, quindi partiamo subito dicendo che col 60% di X acquisterò Bitcoin (in ogni caso non meno del 50%), su questo non mi dilungherò oltre.
Rimane ora da decidere come utilizzare l’altro 40% e qui possiamo veramente sbizzarrirci, nel senso che molte strade sono percorribili. Non credo ne esista una sicuramente migliore delle altre, mi limiterò a dirvi quello che farei io. Ma prima ho bisogno di introdurre un altro argomento.
Non tutte le altcoins sono uguali e ognuna di esse ha le sue peculiarità. Per semplificare possiamo però raggrupparle in alcuni macrosettori:
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Monete “pure” e riserve di valore;
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Piattaforme decentralizzate per la creazione di smart contracts;
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Monete private;
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Exchanges.
Questo per semplificare, poiché la realtà è molto più complessa: vi sono alcuni progetti che abbracciano vari settori fra quelli precedentemente elencati.
In ogni caso procediamo in questo modo; la mia idea è che bisognerebbe porre una quota del rimanente 40% in ognuna di queste 4 categorie, scegliendo il progetto più convincente, quello più solido e capitalizzato.
Per quanto riguarda la prima categoria “abbiamo già dato” posizionandoci sul Bitcoin.
Il secondo settore di riferimento è quello degli smart contracts e qui si apre un grande ventaglio di possibilità: la solidità di Ethereum, le prospettive e le promesse di Cardano, la dinamicità di EOS, solo per citare le tre più importanti.
Sulle monete private il discorso è più semplice: Monero e Dash, sono i due leader di questo settore, dove si garantisce l’anonimato delle transazioni.
Per quanto riguarda gli Exchanges, ve ne sono molti che costruendo una propria blockchain e creando le proprie valute offrono ai detentori varie possibilità e vantaggi nella fruizione della piattaforma. Leader del settore è sicuramente Binance ma si affacciano all’orizzonte temibili competitors, come ad esempio Crypto.com.
Si potrebbe pensare di dividere questo 40% rispettivamente in 20%, 5%, 5%, lasciando in cash un rimanente 10 per eventuali “occasioni”. Diamo quindi più peso agli smart contracts per questioni di capitalizzazione totale, considerato che questo settore è quello più importante dopo il Bitcoin. Fondamentale poi lasciare da parte un 10% per eventuali necessità e occasioni che il mercato potrebbe offrire in futuro.
Una volta stabilito questo bisognerà capire le modalità di investimento, il Come comprare, ma non voglio appesantire troppo questo intervento e parlerò della questione in un prossimo articolo.