Si assisterà al crollo se Bitcoin non recupera subito la soglia dei 60.000 dollari. È questo l'allarme lanciato da JP Morgan in una nota di ieri, dopo che la principale criptovaluta aveva perso parecchio terreno rispetto alle quotazioni dei giorni scorsi che l'avevano proiettata verso i massimi storici a 64.870 dollari.
Il segnale potrebbe inquietare almeno una parte degli investitori, i quali in questo momento sono in una fase di indecisione riguardo le posizioni aperte, nonché coloro che stanno valutando se entrare a mercato in questo momento o attendere tempi migliori.
JP Morgan: ecco perché Bitcoin crollerà
A preoccupare gli strategist della banca d'affari americana è il momentum negativo di Bitcoin. Molti trader, tra cui sono inclusi parecchi fondi, stanno scaricando accumuli fatti nei mesi passati e ci potranno volere mesi prima che tendenza si inverta.
In realtà ci sono stati 3 casi precedenti in cui è avvenuta la medesima cosa: a metà febbraio 2021, a fine novembre 2020 e a metà gennaio 2020. In ogni situazione però l'apporto alla domanda da parte degli operatori in criptovalute era talmente forte da rigenerare in tempi rapidi le posizioni di accumulo.
Per questo motivo è importante verificare nei prossimi giorni se esistano o meno le condizioni perché tutto ciò possa ripetersi o, come pensano gli analisti di JP Morgan, i segnali di momentum decadranno visto il livello molto elevato. Una dimostrazione è data dal fatto che stavolta i nuovi flussi nei fondi Bitcoin sembrano essere più deboli rispetto alle volte precedenti e questo potrebbe non dare la forza sufficiente per una ripresa.
Bitcoin: 3 fattori poco incoraggianti
A supporto dell'analisi di JP Morgan vi sono alcuni fatti che non sono molto rassicuranti per Bitcoin. La tanto attesa quotazione di Coinbase probabilmente ha lasciato un pò con l'amaro in bocca, almeno fino a questo momento. Chi si aspettava nell'arco di pochi giorni guadagni stratosferici è rimasto deluso.
Non solo le azioni del più grande Exchange del Mondo non hanno innescato alcun rally, ma addirittura hanno perso valore rispetto al debutto. Forse è un pò presto per parlare di flop, ma per il momento non è questo un fattore che gioca a favore di Bitcoin.
Ad aggravare la pressione sulle criptovalute poi ci stanno le indiscrezioni secondo cui il Tesoro USA sarebbe vicino a una stretta sulla regolamentazione. L'obiettivo è quello di contrastare le attività illecite attraverso le operazioni sulle monete digitali ma, se tutto ciò dovesse veramente avere seguito, si potrebbe assistere allo scoppio della bolla paventata da parecchio tempo.
Infine non va sottovalutato nemmeno il blackout del mining della Regione cinese dello Xinjiang che ha favorito i deflussi sulle criptovalute nei giorni scorsi. In definitiva, nelle prossime settimane vedremo se tutti questi elementi avranno qualcosa di molto sostanziale o, come spesso è successo in passato, rappresentano poco più che un esercizio didattico per spiegare un fisiologico ritracciamento di Bitcoin e simili dopo un lungo percorso in salita.
Alla fine, se bolla sarà, se ne trarrà l'ennesimo insegnamento su come dover gestire in maniera accurata il proprio portafoglio d'investimento senza farsi troppo prendere da un'irrazionale euforia di massa.