Mercati: le 5 tendenze a cui guardare nel 2° trimestre | Investire.biz

Mercati: le 5 tendenze a cui guardare nel 2° trimestre

01 apr 2021 - 18:30

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Dopo un inizio di 2021 all'insegna dei forti rialzi per i mercati azionari, quali saranno le tendenze da monitorare nel trimestre appena iniziato? Vediamole insieme

Il primo trimestre appena concluso è stato pieno di avvenimenti e ha lasciato agli investitori argomenti di riflessione su come indirizzare gli investimenti nel secondo quarto dell'anno. La principale variabile, forse sottovalutata durante il corso del 2020, è stata la reflazione.

Le aspettative per un rimbalzo economico senza precedenti ha spinto in alto i rendimenti obbligazionari, che poggiano sulle attese di crescita dei prezzi, creando nello stesso tempo una rotazione settoriale tra le azioni quotate in Borsa. I titoli growth, che erano volati durante la crisi pandemica hanno subito una battuta d'arresto, mentre quelli che viceversa hanno sofferto le chiusure e il calo della domanda hanno rialzato la testa.

Le materie prime invece hanno continuato imperterrite nella caccia a nuovi record. Non tutte per la verità; il rame, il ferro e il palladio ad esempio non hanno conosciuto ostacoli, mentre l'oro e l'argento hanno frenato la corsa perdendo la veste di beni rifugio.

In questo contesto si è assistiti al fenomeno dello short squeeze che ha interessato titoli come GameStop, prima oggetto del desiderio delle piattaforme di social finance come WallStreetBets e poi lasciati al loro destino una volta che i venditori allo scoperto avevano esaurito la spinta propulsiva dalla chiusura delle posizioni short.

Il Bitcoin si è consacrato come asset riconosciuto dagli istituzionali, raggiungendo il valore massimo di sempre. Terminato questo ciclo, adesso quali sono i punti su cui verrà focalizzata l'attenzione degli investitori? Ne abbiamo individuato 5, vediamoli.

 

Treasury Note: i rendimenti crescenti destinati a durare

I rendimenti dei titoli di Stato americani hanno visto il più grande aumento trimestrale degli ultimi 10 anni, sulla base delle aspettative inflazionistiche. Continuerà l'ascesa? La Federal Reserve ha dichiarato a più riprese che i tassi rimarranno fermi fino al 2023, ma di fronte al pericolo di surriscaldamento dell'economia è possibile che qualche cosa dovrà modificare.

Gli analisti sono convinti che i rendimenti del Tesoro USA saliranno ancora. Goldman Sachs ad esempio li vede arrivare all'1,9% entro la fine dell'anno, TD Securities si spinge più in là e prevede un target al 2%. Rimane il punto di domanda se la risalita dei tassi possa condizionare o meno il rally che ha portato l'S&P 500 a nuovi record storici.

 

Dollaro USA: sarà ancora valuta di riferimento?

La valuta statunitense è tornata alla ribalta negli ultimi 3 mesi, stupendo un pò tutti gli analisti che la vedevano in sofferenza. Invece gli investitori hanno cambiato la visione e lo conferma il mercato dei future, che fa registrare una quantità di sell di un terzo rispetto al valore di inizio anno.

Questo è un segnale che il mondo degli investimenti continua a scommettere sul biglietto verde come valuta di riferimento nell'ambito degli equilibri economici internazionali. Questo naturalmente non è una buona notizia per le multinazionali americane che operano all'estero, così anche per le materie prime in generale che hanno le quotazioni espresse in dollari.

 

Azioni value vs azioni tech: chi la spunterà alla fine?

Questo è un tema molto delicato. Il turnover che si è visto nel primo trimestre, dove gli investitori hanno riscoperto i fondamentali e i multipli societari, potrebbe avere una continuità anche nel secondo. Nei primi 3 mesi dell'anno il Russell 1000 è cresciuto dell'11% mentre l'indice dei tecnologici solo dell'1%.

Da ora in avanti però tutto quanto sarà verosimilmente legato a doppio filo con quanto succede nell'economia reale. Una riapertura celere delle attività aumenterà le possibilità che la tendenza in corso continui, un riavvio a singhiozzo viceversa potrebbe risvegliare tutti quei titoli che hanno guidato il rialzo degli indici americani anche nei momenti più drammatici.

 

Volatilità: le prospettive degli investitori riflettono meno la paura

L'indice della paura, il CBOE VIX è finito sotto 20 punti nei primi tre mesi del 2021, quando un anno fa di questi tempi, in piena crisi pandemica, era arrivato a 85,47. Questo calo è determinato tutto dalle aspettative sulla ripresa economica.

Verrà difficile pensare che altri elementi di turbolenza possano riportarlo a quei livelli, vista anche la vigilanza attenta delle Banche centrali. Ma ovviamente molto dipenderà dalla capacità dei Paesi di immunizzare la popolazione e di ritornare senza ostacoli alla normalità.

 

Inflazione: quanto sarà tollerata dalle Banche centrali?

Questa è stata la principale protagonista nel primo trimestre, come accennato. Non tanto per il livello reale raggiunto dai prezzi, ancora abbondantemente sotto la soglia di guardia delle Banche centrali, quanto per le aspettative future che il mercato sta considerando alla luce delle previsioni di un boom dei consumi.

La FED è intenzionata a tollerare l'inflazione oltre il target del 2%, ma sarà veramente così o è stato solo un modo questo per rassicurare i mercati? La Bank of England intanto sembra aver fatto tramontare l'ipotesi dei tassi negativi e già questa è una spia che la minaccia di un rialzo diffuso dei prezzi possa essere una cosa molto concreta.

 

 

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