La mossa della Federal Reserve della settimana scorsa ha agitato i mercati azionari, i quali hanno chiuso l'ultima seduta con il segno rosso. La Banca centrale americana ha lasciato intendere il livello massimo di inflazione che è disposta a tollerare e gli ultimi dati sull'indice dei prezzi al consumo rilasciati spingeranno l'istituto centrale a intervenire.
Il tapering quindi sarà attuato quanto prima e il 2023 è una data troppo lontana perché l'ente guidato da Jerome Powell non alzi anzitempo i tassi d'interesse. La sensazione è che la crescita dei prezzi non sia affatto un fenomeno temporaneo come la stessa Autorità centrale aveva invece più volte ribadito, soprattutto ora che la ripresa economica alimenterà una domanda dei consumatori che è già in ebollizione
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Cambio politica monetaria Fed: vincitori e perdenti
Quando e come la Fed farà sentire la sua presenza sul mercato attraverso la politica monetaria richiede una certa attesa ma, come sempre avviene, i mercati si muovono in anticipo scontando tutto quello che di rilevante accadrà in futuro.
Il cambiamento di rotta della Banca centrale statunitense quindi ha rafforzato alcuni assets e indebolito altri, ed è ragionevole pensare che l'andamento potrà proseguire per un pò di tempo. Vediamo quindi chi sono i vincitori e i perdenti dalle decisioni del FOMC.
Azioni: vincono le growth e perdono le value
I titoli che sono legati alla crescita temono particolarmente l'inflazione. Ogni volta che si creano aspettative rialziste, le azioni tecnologiche vengono vendute sul mercato. La ragione sta nei rendimenti che incorporano la crescita attesa dei prezzi. Quindi, tassi più alti significa oneri maggiori per gli investimenti delle società tech, oltre che un valore attuale inferiore dei flussi di reddito futuri.
La nuova prospettiva ha ringalluzzito il NASDAQ, che si è riproiettato verso i record storici e ha viceversa penalizzato i titoli value, più ancorati al ciclo economico. Infatti, questi ultimi hanno perso parecchio terreno da mercoledì 15 giugno.
Materie prime: brusco ritracciamento
Alcune materie prime come il rame e il legno, che fino a poco tempo fa si trovavano nel vivo di un trend rialzista di lungo periodo impressionante, hanno ritracciato violentemente. Anche l'oro ha perso posizioni dopo aver rialzato la testa ultimamente.
Da molti osservatori le commodities vengono considerate dei beni rifugio per coprirsi dall'inflazione; se quest'ultima verrà addomesticata dalla Fed, viene meno il motivo per gli operatori di investire in questi assets.
Il calo delle quotazioni è stato anche dettato dal rafforzamento del dollaro USA, che beneficerà di una minore circolazione di moneta con il tapering anticipato e di rendimenti più alti con l'aumento del costo del denaro.
Valute: il dollaro USA si rinforza
Come suddetto, il dollaro USA esce vincitore da questa tornata della Federal Reserve. Il Dollar Index è aumentato da mercoledì scorso di ben oltre l'1% e potrebbe trovarsi all'inizio di un nuovo rally rialzista.
Ricordiamo che il biglietto verde è stato una delle valute più penalizzate durante il periodo pandemico. Adesso che gli Stati Uniti sembrano usciti fuori dai guai, la valuta a stelle e strisce potrebbe ottenere un'ulteriore spinta propulsiva dalla ripresa economica.
Treasury Bond: ondata di acquisti
Il sentiment del mercato verso i titoli di Stato americani è diventato molto positivo, così come quello verso le obbligazioni di alto rating, una volta che si è percepito che la Fed non si lascerà sfuggire di mano l'inflazione.
Soprattutto i bond a lunga scadenza come i Treasury a 30 anni hanno visto calare radicalmente i rendimenti, grazie a una nuova ventata di acquisti. Un'inflazione maggiormente sotto controllo infatti non è più una minaccia del valore reale del capitale e delle cedole rimborsati a scadenza.