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Tesla denuncia Trump per la questione dazi e porta gli esponenti governativi del Commercio USA in Tribunale;
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L'oggetto della causa riguarda principalmente un chip fondamentale per il sistema di guida autonoma;
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Oltre Tesla, anche Volvo, Mercedes e Ford hanno avviato cause contro Trump per le tariffe sull'import cinese
Tra Donald Trump e le grandi società americane non corre buon sangue. Recentemente il Presidente USA, in tandem con il Dipartimento di Giustizia, ha allentato le protezioni legali delle piattaforme internet per società come Facebook, Twitter e Google. E ieri al riguardo è arrivata la proposta ufficiale al Congresso statunitense.
Notizia di oggi invece le schermaglie tra il tycoon e Tesla, con la società guidata da Elon Musk che ha denunciato l'Amministrazione a stelle e strisce per i dazi imposti su alcune componenti per auto. La presa di posizione fa seguito a quella di centinaia di aziende americane che negli ultimi tempi hanno chiesto l'illegalità delle tariffe sui prodotti provenienti dalla Cina e ovviamente il risarcimento danno per il surplus che hanno dovuto sborsare.
Tesla: tutte le motivazioni della denuncia al Governo USA
Il Governo americano quindi verrà trascinato in Tribunale nelle persone di Donald Trump, del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, e del Commissario ad interim delle dogane statunitensi, Mark Morgan. L'azione giudiziaria promossa dal produttore di auto elettriche si basa sui dazi imposti su un chip fondamentale per il sistema di guida autonoma Autopilot 3.0 della Tesla Model 3.
Senza questo processore non è possibile abilitare la funzione Full Self Driving che può essere sbloccata attraverso un software che costa 7.000 dollari. La centralina dove si trova l'hardware è assemblata dall'azienda cinese Quanta Computer e nel 2018 è stata falcidiata da una tariffa d'importazione del 25%. Nel 2019 Tesla aveva chiesto l'esenzione alla Casa Bianca in quanto nessun altro fornitore statunitense ha le capacità tecniche per mettere insieme il dispositivo in così poco tempo.
Dai piani alti del Governo americano però è arrivata una chiusura totale dietro la giustificazione che tale misura serve per rilanciare il settore manifatturiero del Paese, messo in grave crisi dalla concorrenza di Pechino. Non solo, a giudizio dei funzionari del Rappresentante per il Commercio tali dispositivi sono dotati di tecnologie estremamente importanti per la sicurezza cinese e quindi per questo una potenziale insidia per gli Stati Uniti.
Oltretutto a Tesla non è stata concessa l'esenzione ai dazi per la MCU, che è la centralina che gestisce i comandi multimediali. Ecco che a questo punto è stato deciso dall'azienda di ricorrere a misure legali per definire la questione, bollata da Musk come "frutto di un capriccio e di un abuso di potere discrezionale”.
Dazi: le altre case automobilistiche contro Trump
Insieme a Tesla, altre grandi case automobilistiche hanno avviato azioni legali contro il Governo a stelle e strisce sulla questione dei dazi sull'import cinese. Tra di esse Ford, Mercedes e Volvo. Ciò su cui si regge la denuncia è la decisione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio che ha considerato illegali le tariffe imposte e pertanto meritevoli di annullamento e di risarcimento danni.
Particolarmente duro è stato il piglio di Mercedes che ha sostenuto come Trump stesse intraprendendo una guerra commerciale illimitata, sproporzionata e senza precedenti. Questo permetterebbe di utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i propri obiettivi trascurando il fatto che il valore delle importazioni cinesi che sono colpiti dai dazi si aggira intorno ai 500 miliardi di dollari.