Google vola nell'after hours di Wall Street guadagnando il 9,29%, dopo una trimestrale ancora una volta eccezionale. La crescente pressione normativa sul futuro del più grande motore di ricerca online del mondo non ha scalfito minimamente la grande forza di vendita aziendale, che ha visto una crescita sostenuta delle entrate.
A mandare in orbita il titolo in Borsa però è stato l'annuncio di uno split azionario per rendere più accessibile l'acquisto delle azioni ai piccoli investitori, dal momento che oggi le quotazioni si trovano sopra i 3.000 dollari se venisse confermato il rally del dopoborsa.
Alphabet: ecco come avverrà lo split azionario
La società ha dichiarato che aumenterà il numero di azioni in circolazione attraverso un frazionamento che seguirà il rapporto 20:1. Questo significa che il prezzo delle azioni Alphabet di classe A diventerebbe di circa 138 dollari, stando all'ultima chiusura di Borsa a 2.752,88 dollari. Era dal 2005 che il titolo della big tech non si trovasse così a buon mercato. L'unica volta che Google aveva eseguito uno split era stata nel 2014 allorché il prezzo delle azioni aveva superato i 1.000 dollari.
Rendere più facile l'acquisto ai piccoli investitori potrebbe non essere la sola ragione che ha motivato Google a fare questa scelta. Lo split potrebbe originare anche dal tentativo di far entrare la società nel Dow Jones Industrial Average.
L'indice borsistico americano è stato per anni una barriera per gruppi del calibro di Google e Amazon, per via dell'alta quotazione dei loro titoli. Questo perché il sistema di ponderazione del Dow si basa sul prezzo delle azioni e non sulla capitalizzazione di mercato, di conseguenza azioni troppo quotate finirebbero per sopraffare tutti le altre. Ruth Porat, Chief Financial Officer di Alphabet, ha dichiarato che la scissione annunciata verrà effettuata dopo l'ultima chiusura della Borsa americana del 15 luglio.
Le suddivisioni azionarie hanno perso smalto nel tempo negli Stati Uniti. A Wall Street ne sono state fatte 47 nel 2006 e nel 2007; recentemente invece si è assistito a 2 split nel 2019 e a 2 nel 2020. In quest'ultimo caso i protagonisti sono stati Apple e Tesla. Adesso la decisione di Google potrebbe stimolare l'altro grande peso massimo, Amazon, del cui frazionamento si parla da diverso tempo e secondo alcuni potrebbe attuarsi proprio nel 2022.
Alphabet: i numeri della trimestrale
I risultati del trimestre conclusosi a dicembre hanno rilevato un fatturato per 75,33 miliardi di dollari, in aumento del 32% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita è rallentata del 41% se paragonata ai 3 mesi precedenti, ma è stata superiore di circa 3 miliardi di dollari in confronto a quanto il mercato si aspettava. Le vendite pubblicitarie, che rappresentano il core business dell'azienda, sono cresciute di oltre il 30% a 61,24 miliardi di dollari, con YouTube che ha fatto registrare un contributo di 8,63 miliardi di dollari, portando a 28,85 miliardi il totale per il 2021.
Alphabet è stata spesso pressata dagli investitori a diversificare l'attività, ancora dipendente per l'80% dalla pubblicità. Per questo la società ha investito molto nel cloud computing per competere con soggetti del calibro di Amazon e Microsoft, che hanno una quota di mercato rispettivamente del 41% e del 20%.
Allo scopo sono state acquisite partecipazioni in società come CME Group e la strategia ha contribuito a far crescere le vendite cloud del 45% a 5,54 miliardi di dollari nell'ultimo trimestre. Gli alti costi però hanno inciso sul risultato finale, con una perdita riportata di 1,45 miliardi di dollari. L'utile complessivo dell'azienda comunque è aumentato del 38% a 30,69 dollari per azione, battendo il consensus che lo dava a 27,32 dollari, mentre l'utile netto è salito del 36% a 20,6 miliardi di dollari.
Google: il pericolo regolamentazione
La vera palla al piede per il colosso guidato da Sundar Pichai è rappresentata dalle Autorithy americane ed europee che stanno avanzando cause legali sull'azienda allo scopo di ridimensionare la sua influenza nel mercato. Google dovrà rispondere alle accuse di aver esercitato posizione dominante in merito alle sue attività di ad-tech, ricerca e app store, oltre a quelle di aver raccolto informazioni sulla posizione dei clienti in modo ingannevole.
Inoltre, pendono sul gruppo 2 disegni di legge del Congresso USA che limitano l'attività delle big tech e nello specifico che costringono Google a cedere la sua unità ad-tech. Indipendentemente da come sarà l'esito di queste vicende l'effetto sull'azienda sarà negativo, sia per via delle spese legali che essa dovrà affrontare sia soprattutto per le possibili acquisizioni che a questo punto sarà scoraggiata a fare.