L'ultima seduta di Borsa è stata entusiasmante per le azioni Alphabet (+7,52%) dopo la trimestrale che ha fatto brillare gli occhi agli investitori. Per la verità questi ultimi non sono stati tanto catturati dai numeri dei conti del trimestre, quanto dalla decisione un pò a sorpresa della società di splittare le azioni con un rapporto 20 a 1. Attualmente il titolo di classe A di Alphabet quota 2.960 dollari, il che significa che dopo la suddivisione ogni singola azione varrebbe 148 dollari.
Questo ha delle ripercussioni importanti sul mercato, sia nell'ottica dell'investitore di Google, sia in considerazione delle mosse che potrebbero fare altre aziende, come Amazon che da tempo sta pensando di effettuare un frazionamento delle sue azioni.
Il colosso di Redmond comunque non è la prima volta che decide per uno split azionario. Vi è stato un precedente nel 2014, allorché le quotazioni erano arrivate a 1.140 dollari e la società portò il prezzo a 570 dollari aumentando il numero di azioni in circolazione. Da allora il rally del titolo a Wall Street è stato impressionante. Tutto lascia pensare che alle condizioni attuali, visto lo stato di salute dell'azienda, il trend possa continuare.
Google: ecco come si spiega l'entusiasmo degli investitori
Perché il mercato si è acceso così tanto di fronte all'iniziativa del motore di ricerca online più grande del mondo di suddividere le azioni? Le ragioni possono essere fondamentalmente 3. La prima consiste nel fatto che per gli investitori un titolo che vale 20 volte meno è più accessibile in termini di prezzo. Questo ha valore soprattutto per gli operatori al dettaglio, molto meno per gli istituzionali.
È pur vero che molti broker oggi permettono di acquistare frazioni di azioni, quindi se non si hanno disponibilità per spendere 3.000 dollari per comprare una singola azione Google, si ha la possibilità tramite tale intermediari di acquistare una frazione allo stesso prezzo ma sborsando una quantità di denaro inferiore.
Ad esempio se un broker consente di accaparrarsi 1/3 di ogni singola azione Google, l'importo pagato sarà di 1.000 euro. L'impatto della decisione rimane comunque notevole, perché produce come effetto quello di aumentare la liquidità per il titolo, di abbassare lo spread denaro/lettera e di rendere le azioni più attraenti per il trading.
La seconda ragione riguarda il segnale di fiducia che trasmette l'azienda sulle proprie azioni. In buona sostanza, se la società decide di dividere le azioni significa che ha alte aspettative che le quotazioni possano crescere e ciò è visto dal mercato in chiave positiva, nell'ottica di attirare nuovi investitori. Forte di una crescita aziendale di gran livello e di una solida struttura patrimoniale, è logico pensare che Google punti molto sull'aumento del suo valore di mercato.
La terza ragione si riferisce alla possibilità che Google entri a far parte del Dow Jones Industrial Average. Tra le big tech attualmente sono dentro l'indice Apple e Microsoft ma non Google, così come mancano all'appello Amazon e Meta Platforms. Il motivo per cui il gigante guidato da Sundar Pichai viene escluso ha poco a che fare con la sua capitalizzazione e molto con il suo prezzo.
Infatti, a differenza dell'S&P 500, il Dow 30 pondera le azioni non in base al valore di mercato della società, ma alle quotazioni delle azioni. E, visto che Google e Amazon hanno valori unitari troppo alti sarebbero in grado di influenzare eccessivamente la direzione dell'indice, indi per cui per ora sono esclusi. Lo split azionario di Google cambia ovviamente tutte le carte in tavola.
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