Morgan Stanley vede una riduzione nel tempo delle forniture di gas naturale dalla Russia verso l'Europa ma, nonostante il grande programma energetico messo in piedi, l'Unione Europea troverà alcune difficoltà che non andranno trascurate. Ad oggi i Paesi del Vecchio Continente hanno utilizzato 484 miliardi di metri cubi di combustibile e quasi un terzo è arrivato da Mosca.
Nel breve termine però la banca d'affari americana non si aspetta un'auto-sanzione dalla Russia e nemmeno che Bruxelles immetta l'embargo, sebbene l'istituto finanziario contempli tali eventualità. L'uscita totale invece avverrebbe verso la fine del decennio, con una diminuzione di circa 30 miliardi di metri cubi nel 2023 e di 20 miliardi nel 2024 e nel 2025.
Questo però crea un rimpasto nella produzione da altri Paesi. La Norvegia è uno di quelli più in vista e prevede quest'anno di accrescere l'output di 3,7 miliardi di metri cubi attraverso il riavvio dell'impianto di gas naturale liquefatto di Hammervest. Regno Unito e Paesi Bassi invece dovrebbero addirittura diminuire la produzione, con il giacimento di Groningen in Olanda che chiuderebbe i battenti nel 2023, annullando circa 30 miliardi di metri cubi che venivano estratti 5 anni fa.
L'Algeria potrebbe essere un fornitore chiave, con l'Italia che ha già stabilito un'importante partnership affinché Roma riceva 9 miliardi di gas algerino dal 2024. Tuttavia, le esportazioni da Algeri sono diminuite quest'anno per via della scadenza del contratto del gasdotto Maghreb-Europe, che ha una capacità di 12 miliardi di metri cubi e che trasportava la materia prima in Spagna attraverso il Marocco.
Il motivo per cui non è stato rinnovato il contratto è derivato dagli attriti che vi sono stati tra l'Algeria e il Marocco, al che si è fatto circolare il gas attraverso il gasdotto Medgaz, in Spagna, che mediante l'impianto di Arzew può arrivare in Europa. Il problema più grande qui è che l'Algeria ha già raggiunto la sua capacità produttiva e deve soddisfare un fabbisogno nazionale in aumento. Dalla Libia potrebbero arrivare forniture aggiuntive per 1 o 2 miliardi di metri cubi, ma bisognerà fare i conti anche con la situazione a livello di stabilità politica.
Europa: 2 problematiche per il GNL
Per quel che riguarda il gas naturale che non potrà essere importato attraverso i gasdotti, il ricorso al GNL pone di fronte a 2 nodi molto intricati da sciogliere. Il primo riguarda la capacità dell'Europa alla gassificazione, per trasformare il GNL in gas da utilizzare per le case e le imprese. L'Europa ha in questo momento 49 impianti di rigassificazione tra quelli che sono in funzione e quelli in costruzione, con una capacità complessiva di 231 miliardi di metri cubi all'anno.
Il secondo concerne la disponibilità di GNL a livello globale. Lo scorso anno sono stati importati 98 miliardi di metri cubi, con un utilizzo della capacità di importazione del 41%. Alla fine della fiera tutto questo per il momento appare insufficiente.
Gas naturale: le previsioni di Morgan Stanley
A giudizio degli analisti di Morgan Stanley, la domanda di gas naturale quest'anno arriverà a 463 miliardi di metri cubi, con altri 10-15 miliardi nel 2023 e 5-10 miliardi successivamente. Viene stimato un aumento di GNL di circa il 70% in più a 164 miliardi di metri cubi entro il 2024. Questo farebbe dell'Europa un importante riferimento a livello globale della tipologia di combustibile per quel che riguarda la domanda.
Per la banca comunque i nuovi volumi non arriveranno prima del 2025, quindi il prezzo del gas dovrebbe attestarsi a 100,8 euro a megawattora per il secondo trimestre di quest'anno, per poi scendere a 93,1 euro nel terzo trimestre e risalire a 100,8 euro nel quarto con l'arrivo della stagione autunnale. Per il prossimo anno invece i prezzi dovrebbero restare sotto i 100 dollari, con 93,1 euro nel primo trimestre, 69,8 nel secondo e nel terzo, 85,3 nel quarto. Nel 2024 invece le quotazioni si assesterebbero intorno a 62 euro a megawattora.