La crisi energetica che ha investito l’Europa e si è diffusa in tutto il mondo a causa dei nuovi equilibri geopolitici portati dalla guerra Russia-Ucraina ha portato alla nazionalizzazione di uno dei principali player europei dell'energia, Électricité de France. Il Governo francese ha deciso di intervenire per salvare l’azienda, offrendo 12 euro per azione per assumere il pieno controllo e avere carta bianca nella gestione del gruppo.
Con un valore di Borsa di circa 31 miliardi di euro, il costo dell’operazione di acquisizione del 16% della compagnia che ancora non è sotto controllo dello Stato si aggirerebbe intorno ai 9,7 miliardi di euro. Sulla scia della notizia, l’utility francese che in Italia controlla Edison, ad ora segna +15,31% alla Borsa di Parigi, adeguandosi al prezzo di OPA. Secondo quanto riportato da Bloomberg, in un bilancio presentato di recente, lo Stato chiederà 12,7 miliardi di euro di crediti per coprire la nazionalizzazione e altre possibili operazioni nei prossimi mesi o anni.
Il Ministero delle Finanze francese ha dichiarato che “l'offerta di 12 euro per azione rappresenta un premio del 53% rispetto al prezzo di chiusura di 7,84 euro delle azioni EdF del 5 luglio, il giorno prima che il Governo annunciasse la sua intenzione di nazionalizzare completamente il più grande operatore nucleare d’Europa. Ai titolari del debito convertibile della società verranno offerti 15,64 euro per ciascuna obbligazione. L’OPA sarà depositata presso l'autorità di regolamentazione dei mercati entro i primi di settembre, con l'obiettivo di chiusura del dealing entro la metà di ottobre e di delisting della società”.
Electricité de France: i motivi della nazionalizzazione
Nel mezzo della peggiore crisi energetica europea degli ultimi decenni, la Francia vuole riportare EdF alla completa proprietà statale, per riuscire a calmierare i prezzi delle bollette elettriche delle famiglie e, allo stesso tempo, attuare enormi investimenti per ridurre la dipendenza del Paese dai combustibili fossili importati. "È un investimento che ci permetterà di investire massicciamente nel nucleare", ha aggiunto il ministro del Bilancio Gabriel Attal dopo l'annuncio.
Sul gruppo pesano 43 miliardi di euro di debiti, i quali stanno causando pesanti oneri finanziari. Lo scorso aprile, la società ha subito una ricapitalizzazione per oltre 2,5 miliardi di euro. Oltre a questo, a creare ulteriori difficoltà saranno i massimali tariffari imposti dallo Stato per proteggere i consumatori francesi dall'impennata dei prezzi dell'elettricità.
Inoltre, il gruppo deve risolvere un problema di corrosione dei tubi che lo ha costretto a chiudere 12 dei suoi 56 reattori. In totale, più della metà degli impianti nucleari in Francia sono attualmente chiusi per manutenzione. Di fronte a questo quadro, va da sé come i massicci interventi di rilancio di EdF fossero possibili solo da parte dello Stato con maggiore controllo. È da segnalare come Reuters evidenzi che in questo periodo dell'anno EdF era un esportatore di energia, ma al momento la sta chiedendo a Germania, Regno Unito, Spagna e Svizzera. Non è solo la Francia a muoversi in direzione della nazionalizzazione dei colossi dell'energia: a inizio luglio infatti, Berlino ha dovuto salvare Uniper, il suo importatore di gas russo.