La multinazionale parigina LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, più nota semplicemente come LVMH, è sulla vetta d’Europa. Il colosso luxury di Bernard Arnault, il quarto uomo più ricco del mondo secondo la classifica stilata da Bloomberg, si è piazzato in prima posizione nelle Borse europee, superando persino Nestlè con una capitalizzazione che è arrivata a quota 271 miliardi di euro.
A riportare l’analisi è l’Agence France-Presse, agenzia di stampa francese, che ricorda come il titolo del colosso parigino del lusso sia salito di oltre il 33% dal 30 ottobre 2020, per chiudere l’anno con un incremento di quasi il 24%, a 510,90 euro.
Dal 1° gennaio 2021 il titolo ha guadagnato quasi il 5%. Per un confronto con altri big francesi, LVMH supera le market cap di l’Oréal (173,55 miliardi), il gruppo farmaceutico Sanofi (100,17 miliardi), la compagnia petrolifera Total (91,30 miliardi), il principale competitor, Kering (68,50 miliardi) o BNP Paribas (56 miliardi).
Il colosso francese è riuscito in 10 anni a quadruplicare la propria portata finanziaria, arrivando a rappresentare ad oggi circa il 15% della Borsa d’oltralpe. Al raggiungimento del traguardo ha contribuito la Cina, la prima a patire le conseguenze nefaste dell'emergenza sanitaria ma anche la più veloce a cimentarsi nella ripresa, trasformandosi nel mercato salvifico di numerose realtà del fashion.
All’inizio del 2021, il gigante dell’alto di gamma ha perfezionato l’acquisizione di Tiffany & Co. La volontà di crescere nel segmento dei preziosi non si ferma però a questa operazione: nelle scorse ore, infatti, la stampa francese ha fatto sapere che LVMH ha acquisito in esclusiva i diritti d’uso del nome Vendôme dalla città dipartimento Loir-et-Cher, che si chiama come l’omonima piazza parigina, tra i simboli della gioielleria mondiale.
LVMH in ripresa dopo un 2020 difficile
La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sulle vendite del gruppo, ma emergono miglioramenti. I dati del 2020, pubblicati lo scorso 26 gennaio, lo indicano bene. I ricavi hanno registrato un crollo del 17% a 44,7 miliardi di euro nell’anno, ma l’evoluzione trimestrale mostra segni di ripresa evidenti: dal -38% del secondo trimestre fino al -3% del quarto.
Gli utili ricorrenti hanno perso il 28% a 8,3 miliardi, ma i cali peggiori sono in orologi e gioielleria (-59%) e profumi e cosmetica (-88%), mentre alcoolici da un lato e moda e pellame dall’altro hanno limitato i danni al -20 e al -2% rispettivamente (1,38 miliardi e 7,18 miliardi).
L’utile complessivo è precipitato da 7,17 a 4,7 miliardi di euro, ma sul piano patrimoniale la situazione si è consolidata, perché il debito finanziario netto è stato tagliato da 6,2 a 4,24 miliardi, due numeri comunque davvero poco rilevanti al confronto del patrimonio cresciuto dell’1% a 38,829 miliardi di euro.
La cassa a fine anno raggiungeva i 20 miliardi di euro circa. Il costo del debito è calato da 107 a 35 milioni. Non vi è da trascurare l’annuncio di un incremento del dividendo a 6 euro per il 2020, un +11% che riporta la cedola al livello del 2018.
LVMH sembra aver tenuto duro dunque, dimostrandosi probabilmente più solida di quanto si credesse in un mercato tanto difficile per i ciclici. Il mercato in ogni caso ha interpretato come positivi i dati del bilancio 2020 e il titolo ha rapidamente aggiornato i record storici in Borsa. L'impennata dello shopping online gli ha inoltre consentito di limitare il calo delle vendite e della redditività dello scorso anno e di avvicinarsi al 2021 con “cauta fiducia”.
A favore di Arnault ha giocato l’espansione della Cina, la principale cliente dell’impero del lusso. I grandi del lusso, a partire da LVMH, sono corsi per tempo al riparo rafforzando la già formidabile presenza sul mercato asiatico, comunque in grande ripresa.