Il Tesoro italiano cambia strategia in merito alla privatizzazione della Banca Monte dei Paschi di Siena. Il piano ora si svilupperà in 2 tranches, dove nella prima ci sarà un repulisti degli attivi da tutte le componenti tossiche e poi avverrà la trattativa con una banca per l'acquisizione. Questo è quanto risulta dall'informativa diffusa ieri dall'istituto di credito senese su indicazione della CONSOB circa la riattivazione dei colloqui avuti tra il MEF e Direzione Generale della Concorrenza presso la Commissione Europea.
Già nei primi mesi del 2022 potrebbe essere pronto il nuovo business plan approvato dall'Europa, che presenta una situazione già diversa rispetto agli ultimi negoziati con UniCredit. E proprio la seconda banca italiana potrebbe tornare nuovamente in lizza per rilevare MPS, dopo i dialoghi interrotti a ottobre di quest'anno.
Quanto alla tempistica per il completamento della privatizzazione, lo Stato italiano avrebbe voluto come ultima data l'inizio del 2024, ma Bruxelles ha bocciato la proposta e non sarebbe disposta ad andare oltre 18 mesi di proroga rispetto alla scadenza naturale della fine di quest'anno. Pertanto il tempo massimo sarebbe l'autunno del 2023.
MPS: le 2 fasi del business plan
Come avverrà la prima fase del piano di risanamento? Intanto ci sarà un rinnovo del board con l'arrivo di un nuovo Amministratore Delegato, che secondo indiscrezioni potrebbe essere l'ex CEO di Ubi Banca Victor Massiah. Poi avverrebbe una cessione di passività probabilmente a Fintecna per 6,2 miliardi di dollari, a cui seguirà una vendita di 4 miliardi di dollari di crediti in sofferenza e incagliati ad Amco.
Contemporaneamente si attuerebbe un taglio di filiali e personale dell'azienda di credito, nonché un aumento di capitale che potrebbe essere di 2,9 miliardi di dollari. Attraverso la riduzione del costo del personale, l'UE ha come obiettivo quello di portare i costi operativi dal 70% al 55% del margine di intermediazione alla fine del terzo trimestre 2022, con un equilibrio che potrebbe essere raggiunto intorno al 62-63%.
Secondo le indicazioni fornite nelle scorse settimane dall'Amministratore Delegato in carica Guido Bastianini, ci potrebbero essere 4.000 esuberi smaltiti con un beneficio di 315 milioni annui fino al 2026 in termini di risparmi. Se si dovessero effettuare cessioni mirate rivitalizzando i ricavi, il ROE potrebbe mantenersi all'8% come nei primi 9 mesi del 2021.
Ad ogni modo, una volta agito su una pulizia di bilancio, da quel momento si potrebbe avviare la seconda fase che è quella della cessione di un'azienda risanata dove non ci sarà alcuna forma di assicurazione da parte dello Stato all'acquirente, come invece era successo nell'affare poi saltato con UniCredit.
MPS: la reazione in Borsa
Il titolo di Rocca Salimbeni ha reagito energicamente a Piazza Affari alla notizia della ripresa dei colloqui tra il MEF e l'Unione Europea, piazzando un rialzo del 9% a 0,880 euro durante la prima ora di contrattazione.
Le azioni provengono da diverse settimane di vendite, in particolare dal giorno in cui è stata interrotta la trattativa per la vendita della banca con UniCredit. Nel mese di novembre appena trascorso le quotazioni hanno lasciato sul terreno circa il 20%, mentre rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso sono arretrate del 30%.