In questi ultimi giorni molte delle società tecnologiche cinesi sono assediate dalle vendite nei mercati borsistici di Hong Kong e Wall Street. A farne le spese colossi come Alibaba, JD.com e Tencent, che gli investitori stanno vendendo a mani basse in scia alle diverse problematiche di carattere regolamentare.
In particolare Tencent rischia una multa gigantesca perché secondo le Autorità di Pechino avrebbe violato i regolamenti della Banca Centrale in merito alle normative antiriciclaggio che si riferiscono alla sua rete mobile WeChat Pay.
Questo fa pensare agli investitori che il clima repressivo sulle big tech del Dragone che dura da un anno e mezzo non sia ancora terminato e anzi forse potrà continuare per tutto il 2022. In questo lungo periodo in cui Xi Jinping ha portato avanti il principio della prosperità comune, sono stati polverizzati circa 1.500 miliardi di dollari di capitalizzazione. Tutto ciò è stato considerato il prezzo da pagare affinché l'economia cinese crescesse in maniera sana, garantendo una più equa redistribuzione della ricchezza.
La domanda è: quanto ancora le grandi aziende dovranno subire affinché si giunga all'obiettivo del Governo, senza correre il rischio di spazzare via l'ossatura portante della crescita del Paese in tutti questi anni? La domanda chiaramente rimane senza risposta, perché bisognerebbe entrare nell'ordine delle idee dell'Amministrazione Pubblica della Cina per venirne a capo. L'unica cosa che rimane è osservare attentamente la realtà prendendo atto di ciò che accade.
Cina: perché vengono vendute le azioni
Gli investitori però non possono fare a meno di chiedersi cosa abbia scatenato l'intensificarsi delle vendite in questi ultimi giorni. Si possono ipotizzare 3 ragioni. La prima è da ricondurre al Covid-19. La politica zero contagi del Governo rischia di sfuggire di mano. A Hong Kong oltre 300 mila persone sono entrate in quarantena e vi è stato il lockdown totale nella città di Shenzen, che rappresenta un polo tecnologico e industriale di cruciale importanza. L'ondata di infezioni in Cina avrà certamente un impatto notevole sull'economia che corre il pericolo di rallentare ulteriormente, con le chiusure generalizzate e attraverso le catene di approvvigionamento globali, .
La seconda ragione verte sulle preoccupazioni normative del delisting delle società cinesi da Wall Street. La scorsa settimana la Securities and Exchange Commission ha pubblicato una lista nera di 5 gruppi cinesi che rischiano l'espulsione se non rispetteranno gli standard contabili statunitensi. Il problema è che ora gli investitori si aspettano che tale lista si allunghi nei prossimi giorni.
Una terza ipotesi del tracollo delle quotazioni potrebbe alludere alle voci sulle pressioni normative che la Cina starebbe per applicare in riferimento alle normative Internet per la spesa degli adolescenti. Tali voci finiscono per pesare in maniera sensibile sul settore tecnologico, soprattutto in un momento in cui i nervi degli operatori di mercato sono a fior di pelle.