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Hertz dà forfait, il debito di 17 milardi di dollari è diventato insostenibile, l'intesa con i creditori non è stata raggiunta;
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Le agenzia tagliano i rating delle società legate al settore dell'auto;
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FCA ricorre agli aiuti di Stato ma potrebbe non bastare.
Alla fine Hertz non ce l'ha fatta. La più grande società di noleggio auto si è trovata costretta a dare forfait dopo il mancato accordo con i creditori per le rate non pagate ad aprile. Non sono bastati nè i 10.000 licenziamenti che l'azienda con sede in Florida ha effettuato solo nel 2020, nè le proposte fatte ai creditori di vendere 30.000 auto al mese fino alla fine dell'anno aumentando così la cassa di 5 miliardi di dollari; nè tantomeno la decisione del 16 maggio del consiglio di amministrazione di cambiare la guida dell'organo esecutivo rimpiazzando Kathryn Marinello con Paul Stone. Tutto inutile. Debito insostenibile, con una cifra accumulata di 17 miliardi di dollari e finanziatori scettici riguardo una ristrutturazione in grado di poter risollevare le sorti di una società tramortita dagli effetti della pandemia in corso. E così in questi giorni è arrivata la notizia già attesa, per la verità: Hertz Global Holdings ha presentato istanza di fallimento in USA e in Canada, presso il tribunale fallimentare del Delaware facendo riferimento al chapter 11. Ci sono però due precisazioni da fare. L'istanza di fallimento non è stata ancora inoltrata in Europa, in Australia e in Nuova Zelanda dove ancora Hertz può esercitare la piena attività. Proprio grazie al ricorso al chapter 11 è data la possibilità di un piano di ristrutturazione protetto che solo in caso di non risoluzione poi porterebbe alla liquidazione dell'azienda.
Covid e lockdown: il fardello per il settore auto
Il Coronavirus non ha lasciato scampo, colpendo tutto il settore del turismo e del trasporto. Il blocco delle attività e la limitata circolazione riflessa nelle strade e negli aeroporti hanno fatto drasticamente calare la domanda e quindi il valore delle auto. Di conseguenza Hertz, che ha una flotta di 500.000 veicoli parcheggiati soprattutto negli aeroporti, si è trovata costretta a pagare dei canoni di noleggio esorbitanti rispetto al valore stesso delle auto usate.
A soffrire di questa situazione c'è tutto il comparto delle auto, non solo quello che riguarda il noleggio. Ford naviga in cattive acque, nel primo trimestre 2020 ha subito perdite per 2 miliardi di dollari e le agenzie di rating hanno relegato a junk bond le obbligazioni del gruppo a seguito della chiusura di stabilimenti produttivi in Europa e in USA. E la situazione potrebbe far presagire inquietanti scenari dal momento che nel report dell'ultima trimestrale è emerso che la perdita attesa per il secondo trimestre potrebbe arrivare a 5 miliardi di dollari per via del calo dei volumi.
La giapponese Nissan non se la passa meglio. Le previsioni per la chiusura dell'anno fiscale in marzo sono già catastrofiche: 886 milioni di perdite dovuto al crollo delle vendite in tutto il mondo, con un calo del 45% solo a marzo in Europa e in Cina. Inoltre il sodalizio con Renault è sempre più a repentaglio per effetto della vicenda legata a Carlos Ghosn, manager brasiliano del gruppo finito in cella a Tokyo per evasione fiscale.
Proprio Renault si è vista recentemente declassare il merito creditizio dei suoi bond a livello spazzatura da parte di S&P, ossia a BB+/B con outlook negativo. La decisione della casa americana è arrivata dopo il pronunciamento di Moody's in febbraio con lo stesso esito per via del calo netto del margine operativo previsto per l'anno in corso. In soccorso del costruttore transalpino l'annuncio, che arriverà a breve, del premier francese Macron che il Governo di Parigi adotterà delle misure forti a sostegno di tutto il settore automobilistico. Lo ha reso noto il Ministro dell'Economia francese Le Maire in un'intervista rilasciata a BFM TV, pochi giorni dopo aver ammonito che "Renault è a rischio sopravvivenza" a causa della pandemia.
In Italia FCA all'ombra dello Stato
Non ultimo il caso FCA. Il Lingotto per il momento si trova nella parte bassa dell'investment grade, ma con un rischio medio. Le agenzie tengono il gruppo degli Agnelli sotto osservazione nonostante stia per arrivare un aiuto di Stato di 6,3 miliardi di euro. Il prestito verrebbe erogato con la garanzia della SACE, la società per azioni della Cassa Depositi e Prestiti. E' ancora in discussione la modalità attraverso la quale il finanziamento si perfezionerebbe.
Il Ministro dell'Economia Gualtieri ha rassicurato il mercato, ma sul tavolo del Governo vi stanno delle condizioni granitiche che, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbero essere imposte nella trattativa: il rinvio a fine 2021 della distribuzione del dividendo straordinario di 5,5 miliardi derivante dall'integrazione con PSA e soprattutto la conservazione del posto di lavoro dei suoi 86 mila impiegati negli impianti italiani. Potrebbe bastare per evitare la scure delle agenzie pronta ad abbattersi sull'eccellenza italiana dell'automotive?