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Tra due giorni il Consiglio Europeo dovrà decidere come finanziare il fondo per la ripresa;
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George Soros elenca i vantaggi dei bond perpetui e lancia una proposta all'Europa;
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Altri Paesi europei hanno già sperimentato la formula con successo.
Il Consiglio Europeo del 23 aprile è alle porte e ancora non si è trovata tra i Paesi dell'Unione Europea una soluzione comune per affrontare l'emergenza. Stando alle parole del Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen c'è bisogno di almeno 1.000 miliardi di Euro da destinare soprattutto alla Sanità, ma anche per rilanciare le piccole e medie imprese massacrate dalla crisi, nonché per sostenere le famiglie dove molti hanno perso il posto di lavoro. A questo proposito è in fermento la creazione dell'European Recovery Fund, caldeggiato dalla Francia e sostenuto anche dall'Italia, verso cui far confluire tale enorme mole di denaro. Il punto è come riuscire a finanziarlo. Italia e Spagna hanno per prime avanzato l'ipotesi di emettere delle obbligazioni perpetue per una cifra addirittura superiore (1.500 miliardi), che possono essere acquistate in maniera rilevante dalla BCE. Un'intervista di ieri del Presidente alla Commissione Bilancio al Senato, Daniele Prisco, conferma come la maggioranza di governo sia fermamente intenzionata a dare battaglia su questo punto. Il senatore pentastellato sottolinea che l'emergenza non dovrebbe gravare sui bilanci nazionali tramite prelievi fiscali ai cittadini dei Paesi colpiti che già sopportano il peso della situazione. Già nei giorni scorsi, quando il Governo ha annunciato con la voce del MEF le misure straordinarie per far fronte alla crisi, si è avanzata all'uopo l'ipotesi dei bond di guerra a livello nazionale. Questo in aggiunta al lancio del BTP Italia in collocamento dal 18 al 21 maggio prossimi. La cosa quindi la si vorrebbe estendere su scala continentale con l'intento di armonizzare le diverse fiscalità all'interno dell'UE.
Cosa ha scritto Soros sul quotidiano The Guardian
L'idea di Italia e Spagna ha trovato un alleato illustre, il finanziere George Soros. Lo speculatore presidente del Soros Fund ha scritto nelle pagine del quotidiano britannico The Guardian che l'Unione Europea non deve perdere tempo ed emettere una grande quantità di bond perpetui. Esattamente come hanno fatto in passato la Gran Bretagna durante le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale. O gli Stati Uniti, che nel 1870 emisero obbligazioni illimitate nel tempo per consolidare debiti esistenti. La situazione è estrema e richiede soluzioni estreme, quindi l'UE non dovrà preoccuparsi di creare un precedente vincolante ma dovrebbe mostrare quel principio di solidarietà per cui è nata. Inoltre è in dovere di fornire un appoggio politico a quello che ha fatto la BCE con l'enorme disposizione di liquidità sul mercato. Senza contare che l'Europa ha già emesso in passato delle obbligazioni, quindi non avrebbe nemmeno bisogno di creare un meccanismo o una struttura particolari. Farlo con le obbligazioni perpetue non solo sarebbe conveniente dal punto di vista economico, ma anche rappresenterebbe una modalità semplice e veloce. Soros elenca poi tre vantaggi da questa operazione:
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Nessun rimborso se non in termini cedolari. Anche con un tasso di interesse dello 0,5% ciò significherebbe spendere un cifra che rappresenta non più del 3% del totale di spesa UE del 2020. Ma il fatto che non c'è alcun rimborso del capitale comporta che l'Eurozona non dovrebbe accollarsi l'increscioso onere di rifinanziare il debito quando giunge a scadenza e di creare dei fondi ad hoc per far fronte al rimborso;
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La possibilità di raccogliere denaro a rate nel caso in cui non si riesca a racimolare in un'unica soluzione tutti i 1.000 miliardi di capitale emesso;
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La BCE esercita un ruolo chiave e quindi le si dà il vantaggio di non dover riequilibrare di volta in volta il portafoglio con obbligazioni che giungono a scadenza, essendo che Eurotower metterebbe in bilancio dei bond senza scadenza.
Funzionerebbero i bond perpetui proposti da Soros?
Alcuni Paesi hanno adottato questo strumento per far fronte a delle esigenze strutturali ottenendo anche un ottimo successo. E' il caso ad esempio dell'Austria che ha piazzato alcuni anni fa un perpetual bond con un tasso di rendimento del 2,1% ottenendo il triplo delle richieste rispetto all'offerta. In Italia invece questa strada non si è finora percorsa per via della diversa sostenibilità del debito. Il nostro Paese, infatti, si è limitato all'emissione di titoli con scadenza massima di 50 anni che comunque hanno sempre ricevuto un discreto appeal.
Recentemente uno studio simile è stato fatto dai due economisti bocconiani, Francesco Giavazzi e Guido Tabellini. Gli esperti hanno affrontato il tema dei Covid Bond a lunghissima scadenza o addirittura senza limite temporale. Hanno sottolineato che questo strumento converrebbe sia a chi lo emette che a chi lo acquista. Nel primo caso in quanto non si presenterebbe il rischio del rifinanziamento dovuto ai titoli a scadenza soprattutto per i Paesi indebitati. E poi la presenza della BCE servirebbe a tenere schiacciati verso il basso i rendimenti. Nel secondo caso il risparmiatore acquisterebbe un titolo emesso da un organismo sovranazionale che per definizione non può essere insolvente in quanto la capacità fiscale collettiva sarebbe la migliore delle garanzie. Inoltre non vi sarebbe almeno per un pò di tempo l'inconveniente dell'inflazione visto che è molto probabile che la situazione di emergenza, e ciò che ne conseguirà dopo, porti per un certo numero di anni a combattere maggiormente con la deflazione.
C'è infine da sottolineare che l'emissione perpetua non esclude che l'emittente possa riservarsi la facoltà di effettuare rimborsi anticipati. Soprattutto se la situazione dovesse volgere verso un miglioramento tale per cui non si ha più l'esigenza di dover finanziare ulteriori spese straordinarie.