Il rally del gas naturale prosegue imperturbabile nel mercato delle materie prime. Da circa metà marzo di quest'anno è partito un trend rialzista che ha portato le quotazioni a raddoppiare di valore e viaggiare adesso abbondantemente sopra i 5 dollari. In questi ultimi giorni il prezzo future della commodity ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 7 anni e ciò non è passato inosservato.
Infatti 2 impianti di fertilizzanti nell'Inghilterra del Nord sono stati costretti a chiudere. Entrambi fanno parte della società CF Industries Holdings, quotata nella Borsa di New York. Gli stabilimenti si trovano per la precisione a Billingham a Teesside e a Ince nel Cheshire, mentre ancora non è dato di sapere quando potranno essere riattivati.
Gas naturale: i 4 fattori del rally
Le cause di questa esplosione dei prezzi del gas sono molteplici. In primis l'uragano Ida nel Golfo del Messico ha lasciato una traccia importante e la produzione non si è ancora ripresa. In base ai dati rilasciati dal Bureau of Safety and Enviromental Enforcement, il 39% della produzione di gas naturale nella Regione è rimasto offline a partire dal 15 settembre e questo è un segnale molto indicativo dei danni provocati dal fenomeno climatico.
In secondo luogo si è registrato una aumento sostanziale della domanda in Europa, Asia e America Latina che ha fatto incrementare il livello dell'export statunitense e diminuire lo stoccaggio. Secondo l'Energy Information Administration l'anno scorso gli Stati Uniti hanno raggiunto un livello record di commercio all'estero della materia prima, quest'anno le esportazioni potrebbero aumentare dal 20% al 25%.
Le scorte di gas inoltre si sono attestate a 2.900 miliardi di piedi cubi all'inizio di settembre, ovvero al livello più basso dal 2018. Le previsioni ora sono per uno stoccaggio che potrebbe arrivare il prossimo mese a 3.400 miliardi di piedi cubi, ma sempre inferiore alla media degli ultimi 5 anni, esattamente del 10%.
Le condizioni climatiche rappresentano un altro fattore che ha spinto su i prezzi. Un'estate particolarmente calda in USA, aggravata dagli incendi in California, e la carenza di scorte in Asia orientale e in Europa in vista della stagione invernale, hanno favorito la richiesta di risorse energetiche come elettricità e appunto gas naturale.
Infine va segnalato l'incendio di IFA1, il principale cavo sottomarino del Regno Unito che importa elettricità dalla Francia. Adesso fino a marzo 2022 il cavo funzionerà per metà della capacità e quindi il Paese dovrà fare maggiore affidamento alle centrali a gas. Ciò ha contribuito ad esarcerbare questa settimana i prezzi del combustibile.
Gas naturale: le prospettive secondo gli analisti
Continueranno a salire i prezzi del gas? Non è detto questo. Ci sono alcuni fattori che potrebbero attenuare la spinta rialzista. Ad esempio se nell'emisfero settentrionale l'inverno si presentasse più mite e l'energia eoilica si riprendesse, probabilmente ci sarebbe un effetto calmierante. In aggiunta a questo vi è in attesa l'approvazione della Germania del gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia, il che contribuirebbe a incrementare l'offerta riequilibrando il mercato.
Secondo Troy Vincent, analista presso DTN, fornitore di dati di mercato delle materie prime, la domanda globale continuerà a restare alta in inverno, facendo diminuire le scorte e aumentare le spedizioni dagli USA. Le quotazioni del gas potrebbero scendere a condizione che vi sia un passaggio al carbone e olio combustibile, ma ad ogni modo per l'esperto rimarranno sopra i 4 dollari fino alla prossima primavera.
Steve Craig, capo analista per le energie di Elliot Wave International, ritiene che fattori esogeni come l'uragano Ida abbiano impatti solo di breve. Tuttavia, in base all'analisi tecnica basata sulle onde di Elliott, i prezzi dei futures rimarranno elevati fino a quando non vi sarà un cambiamento di prospettiva.