L'Arabia Saudita viene incontro alle richieste dell'Occidente e
aumenterà la produzione di petrolio. La promessa del principale esportatore di greggio al mondo arriva in un momento di grande tensione, dove il
nuovo round di sanzioni europee verosimilmente farà scendere la produzione dalla Russia e determinerà un ulteriore deficit dell'offerta.
Il Regno di Mohammed Bin Salman ha ritenuto finora che il mercato petrolifero fosse indubbiamente teso ma che non c'erano segnali di carenze reali della produzione al punto di dover riequilibrare il mercato. Ancor più che in Cina la domanda era calata notevolmente per via delle chiusure determinate dalle infezioni da Covid-19.
Ora che Pechino sta gradualmente riaprendo le attività e la richiesta di greggio cresce nuovamente, Riad è pronta a scendere in campo per evitare di perdere il controllo dei prezzi. Le quotazioni dell'oro nero sono scese oggi a 114 dollari al barile per il Brent, da 116 della chiusura di ieri. Nei giorni scorsi si è toccato un picco di 120 dollari, dopo le decisioni dell'UE di imporre il divieto di import via mare del petrolio proveniente da Mosca.
Arabia Saudita: si allentano le tensioni con gli USA
La strategia del peso massimo dell'
OPEC sicuramente tiene conto dei rapporti di forza con gli Stati Uniti. Gli appelli della Casa Bianca di aumentare l'output del petrolio sono ripetutamente caduti nel vuoto fino a questo momento, ma negli ultimi tempi le relazioni tra i 2 Paesi si sono intensificati. Infatti, vi è stata una
presenza più massiccia da parte della diplomazia USA in Medio Oriente per cercare di acquietare le tensioni e quindi di frenare la crescita costante dei prezzi della materia prima.
L'Arabia Saudita al riguardo avrebbe offerto rassicurazioni che sarebbe stata disposta a pompare di più, in caso di crisi di offerta che avesse destabilizzato il mercato. Le discussioni sembra che abbiano tratto profitto, così non è escluso che già nella riunione di oggi dell'OPEC+ venga annunciato da Riad insieme agli Emirati Arabi Uniti un aumento immediato della produzione. Finora comunque il Cartello è rimasto fedele al suo piano e per il mese di luglio allo stato attuale è previsto un incremento dell'offerta di 432 mila barili al giorno.
Arabia Saudita: cosa farà ora con la Russia?
Ora però si apre la questione del rapporto all'interno dell'OPEC+ con la Russia, con la quale l'Arabia Saudita è stata protagonista di uno scontro fratricida nella primavera del 2020 quando è scoppiata la pandemia, il che ha generato uno shock del petrolio di dimensioni mai viste. All'epoca infatti i futures quotarono sotto zero per la prima volta nella storia, con gli acquirenti che erano disposti a pagare pur di non sovraccaricare ulteriormente i magazzini stracolmi.
Adesso il leader arabo che strizza l'occhio agli USA potrebbe essere mal visto da Mosca. Probabilmente alla Russia verrà concessa un'esenzione al suo obiettivo di produzione, se questa dovesse diminuire notevolmente per via delle sanzioni, esattamente come è stata fatto per Libia e Iran in precedenza per lo stesso motivo. Questa settimana ci sarà l'incontro in Medio Oriente tra il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e i rappresentanti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi per cercare di trovare un compromesso al riguardo.
Le opinioni degli analisti
La situazione generale comunque rimane alquanto tesa. Secondo Christyan Malek, massimo rappresentante del petrolio e del gas per JPMorgan, l'Arabia Saudita mostra ancora una certa diffidenza nel fare affidamento alla sua capacità inutilizzata, in quanto ritiene che le risorse a sua disposizione siano sufficienti in base all'evoluzione del mercato.
Tuttavia, è disposta ad accedervi nei casi estremi in cui il mercato inizia a perdere il controllo per via del rischio recessivo di un aumento vertiginoso del prezzo del petrolio. Più pessimista invece risulta essere Amrita Sen, analista della società di consulenza Energy Aspects, che afferma come il Regno saudita non volterà le spalle alla Russia, nonostante vi sia un riavvicinamento con gli Stati Uniti.