Il secondo shock petrolifero rappresentò la seconda grave crisi energetica dopo quella del 1973. Durò dal 1979 fino agli inizi degli anni '80, quando lo scenario politico mediorientale si stabilizzò e l'Occidente trovò nuovi giacimenti di petrolio nell'area non appartenente ai Paesi OPEC, da cui originò la crisi. Raccontiamo quindi le motivazioni e gli eventi di un altro passo storico che segnò gli equilibri geopolitici tra le Nazioni orientali e occidentali.
Il secondo shock petrolifero: origini
Tutto iniziò il 4 novembre 1979 quando centinaia di rivoluzionari iraniani fecero irruzione all'Ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio 52 tra diplomatici e funzionari. Perché questo atto sovversivo? In Iran era in corso una rivoluzione dove il Governo di Mohammad Reza Pahlavi era stato rovesciato per la sua tendenza filo occidentale. Al suo posto i facinorosi avevano instaurato una specie di teocrazia sciita.
Nel frattempo il vecchio scià, che era malato di cancro, andò in USA per effettuare le cure, ma gli iraniani ribelli temevano che quello fosse un pretesto per trovare un accordo con gli americani che lo conducesse al ritorno al trono.
Già c'era stato un precedente nel 1953, quando la CIA guidò un colpo di Stato contro Mohammad Mossadeq. Per questa ragione l'Iran chiese l'estradizione dell'ex-sovrano, ma dagli Stati Uniti ottenne un rifiuto assoluto.
A quel punto le frange più estreme della rivoluzione decisero per un atto estremamente spavaldo: occupare l'Ambasciata USA. La situazione di caos turbò tutto il settore petrolifero che ridusse la produzione e sospese le esportazioni verso i Paesi occidentali. Tutto questo provocò una rapida impennata dei prezzi del petrolio che arrivarono a 80 dollari al barile, generando non poche difficoltà di approvvigionamento energetico.
Il secondo shock petrolifero: gli effetti sull'economia
L'impatto che ebbe la seconda crisi energetica fu traumatico. L'economia mondiale si rivelò fragile in quanto terribilmente dipendente dalla politica dei prezzi in Medio Oriente. Negli Stati Uniti ad esempio si crearono file enormi tra gli automobilisti davanti ai distributori di benzina per accaparrarsi il carburante per diversi giorni. Si crearono fenomeni simili a quelli avvenuti durante la prima crisi energetica quando per lunghi tratti molte città rimasero al buio.
L'inflazione generata dai prezzi energetici erose presto il potere d'acquisto delle famiglie e alterò la bilancia commerciale dei Paesi. Tuttavia le esportazioni con il tempo se ne avvantaggiarono, in quanto la domanda dei prodotti energetici diminuiva, ma aumentava contestualmente quella degli altri beni di consumo.
Ciò nonostante in quel periodo si ripresentò il fenomeno della stagflazione, ossia il connubio mortale tra recessione e inflazione. Le banche centrali aumentarono i tassi per frenare gli effetti della crescita esponenziale dei prezzi, ma questo generò la stagnazione degli investimenti. La crisi economica di riflesso provocò l'insorgere di disagi sociali, lotte sindacali e divisioni di classe che in quegli anni sfociarono, nella loro accezione più estrema, nel terrorismo.
Fu allora che l'Occidente prese coscienza che era necessario investire risorse per trovare altre opportunità di rifornimento petrolifero o fonti alternative al combustibile. Allora infatti vi fu una sorta di rivoluzione tecnologica che poggiava le basi su una ricerca costante per ridurre i costi del greggio, sfruttare giacimenti in maniera più economica e investire in macchinari più efficienti per il risparmio energetico. La ricerca doveva mirare anche a sfruttare energie alternative come il fotovoltaico, l'eolico, il solare, il nucleare, l'idroelettrico e il geotermico.
Dal punto di vista politico, la strategia diplomatica acquisiva un ruolo fondamentale e delicato per cercare di mediare le tensioni che sorgevano tra i Paesi arabi o per intervenire nei conflitti quando era inevitabile.
Il secondo shock petrolifero: la fine
La seconda crisi energetica terminò negli anni '80 e conobbe alcune tappe importanti. Dopo che il Presidente americano James Carter tentò, fallendola, un'operazione di salvataggio per liberare gli ostaggi statunitensi sequestrati dai rivoluzionari iraniani, nel gennaio 1981 la vicenda fu risolta.
Il nuovo Presidente Ronald Reagan fornì una quantità di armi all'Iran che era impegnato nella guerra con l'Iraq, in cambio della liberazione degli ostaggi. La situazione a quel punto si stabilizzò, sebbene i due Paesi arabi continuarono il conflitto fino al 1988.
L'altro fattore che contribuì in maniera determinante al superamento della crisi fu la scoperta nel Mare del Nord e in Alaska di pozzi petroliferi che permisero all'Occidente di ridurre la dipendenza dall'OPEC. Infatti la produzione fuori dal Cartello aumentò di 8 milioni di barili al giorno, mentre quella OPEC si contrasse di 14 milioni.
Nel frattempo la Borsa Merci di New York lanciò nel marzo del 1983 il primo contratto futures del petrolio e a Londra fu inaugurato il contratto Brent, che riguardava il greggio del Mare del Nord. Questo significò un passo importante in quanto i contratti futures nel tempo hanno rappresentato il principale driver del prezzo del greggio e dell'economia reale nel mercato delle materie prime.