E’ innegabile come l’asset class che è uscita con le ossa rotte dalla vicenda coronavirus è quella delle commodities. Il Bloomberg Commodity Index è arrivato a perdere il 10% ma le storie da raccontare sono diverse e ricche di opportunità se domani mattina venisse scoperto un vaccino miracoloso.
In un suo articolo qualche giorno fa, Bloomberg ha proposto un interessante parallelo tra l’andamento dell’indice delle materie prime da marzo 2003 (epoca SARS) sovrapposto a quello attuale partito a inizio anno (Coronavirus). Secondo questo modello tra il quarantesimo ed il cinquantesimo giorno dalla scoperta del virus dovremmo assistere alla formazione di un minimo di prezzo a cui seguirebbe una ripartenza incerta fino al giorno di trading 100/110, prima di un decollo delle quotazioni. Questo almeno è quello che accadde con la SARS.
Ricordo che un mese è rappresentato mediamente da 20 giorni di trading e questo ci porterebbe attorno a maggio, con l’ultimo sussulto degli orsi sulle commodity prima del rilancio estivo.
Ovviamente questa previsione si basa su una soluzione (ed una pericolosità) del coronavirus simile a quella di SARS, cosa non affatto scontata.
Commodity: focus su rame e petrolio
Ipotizzando però di essere di fronte ad uno scenario similare non è sbagliato gettare uno sguardo a materie prime guida come petrolio e rame. Per l’oro rosso le sedute consecutive di calo sono state 13, la peggior sequenza ribassista dal 1986. Logico pensare ad un rimbalzo anche se l’incognita della domanda cinese rimane dominante. Non siamo ai minimi di sempre, anzi non siamo nemmeno arrivati ai minimi del 2016 che si posizionano poco più del 10% più sotto.
L’aspetto interessante però è che unendo i minimi del 2008 e quelli del 2016 troviamo una trendline sollecitata proprio in questi giorni dal rame. La sequenza partita quattro anni fa si è sviluppata in 5 onde canoniche fino ai massimi del 2017 per poi sfociare nella correzione che stiamo vedendo ancora oggi. La teoria delle onde di Elliott dice che un movimento rimane valido fino a quando onda 4 non entra nel territorio di onda 1. Manca pochissimo all’interessamento di questo diaframma. Una reazione del rame appare doverosa.
Quali prospettive per il petrolio WTI?
La seconda commodity che analizzo oggi è il petrolio WTI. Anche qui il mercato ha fatto un vero e proprio coast to coast passando dai 65$ in piena crisi USA-Iran ai 49 dollari al barile. Ci stiamo muovendo su un diaframma di ghiaccio molto sottile che in caso di cedimento troverebbe però poco sotto ancora lei, la up trend line che guida dal 2016. Anche per il greggio naturalmente ogni notizia in arrivo dalla Cina influenzerà l’andamento delle quotazioni però la fotografia grafica che vediamo è interessante soprattutto se non pesiamo ad un collasso del prezzo del petrolio.
Senza la pretesa del timing e senza prendere in considerazione una recessione globale, i livelli toccati in queste ore dalla commodity a mio modo di vedere sono interessanti per accumulare.