L'inflazione sarà davvero temporanea? Quello che sta avvenendo nel mondo sembra proprio avere le caratteristiche di una corsa da parte del mondo produttivo all’accaparramento delle materie prime per non trovarsi spiazzati dai colli di bottiglia che stanno caratterizzando le catene produttive mondiali post pandemia. Compro oggi perché domani il prezzo salirà. Esattamente il meccanismo che fino a pochi anni fa avveniva al contrario. Con la deflazione infatti gli acquisti venivano rimandati perché il giorno dopo i prezzi sarebbero risultati più bassi.
Il petrolio vola quindi sopra i 70 dollari al barile infiammando anche le quotazioni del gas naturale, fonte primaria di generazione dell’elettricità. I costi per le imprese salgono e se l’inflazione ritorna non è per l’aumento dei salari ma per quello del costo dell’energia e delle materie prime in genere.
In un sondaggio presso i suoi associati, Federmeccanica ha recentemente dichiarato che il 93% delle imprese ha risentito del rincaro delle commodity, mentre il 72% ha difficoltà di approvvigionamento. Per il 21% delle aziende italiane non è esclusa un’interruzione dell’attività produttiva.
Borse: l'impatto dell'aumento dei costi dell'energia
Quanto detto però non considera l'incremento dei costi dell’elettricità che sta per catapultarsi su aziende e consumatori italiani. Le recenti dichiarazioni del Ministro Cingolani su un rincaro che potrebbe arrivare al 40% preoccupano il nostro Paese anche il resto dell’Europa.
La Borsa di Madrid mercoledì 15 settembre è stata penalizzata dalle vendite sulle utility a causa di rumors che vorrebbero il Governo spagnolo pronto a tassare i profitti delle società energetiche per generare risorse da destinare al contenimento dei costi dell'energia per cittadini e imprese.
Inevitabili i tonfi di Endesa e in Italia della sua controllante Enel. Pessimo l’andamento di tutto il settore delle utility europeo che aveva beneficiato nei mesi scorsi degli imponenti flussi in ingresso legati a rinnovabili, temi ambientali ed elettrificazione.
Investire nelle utility con gli ETF
In Italia ci sono diversi ETF che operano nel settore delle utility. Nello specifico del mercato europeo è SPDR l’emittente in grado di offrire l’ETF forse più interessante per capitalizzazione e indice replicato.
Sto parlando dell’ETF SPDR MSCI Europe Utilities (ISIN IE00BKWQ0P07) che replica l’indice europeo delle società impegnate in questo settore.
Il peso del gruppo delle società più capitalizzate è ristretto al 35%, mentre quello di tutte le altre ha un cap del 20%. Questo per evitare eccessive concentrazioni essendo molto poche le società operative nel settore europeo. Il numero delle azioni presente in portafoglio è infatti di 25, con l’italiana Enel e la spagnola Iberdrola a fare la parte del leone con il 15% di peso. Segue l’inglese National Grid al 10%. Già da qui si capisce che Italia e Spagna occupano un buon 40% del portafoglio considerando anche la presenza di multiutility.
Interessanti i parametri di prezzo utili (17) ma soprattutto dividend yield, superiore al 4% a fine agosto e probabilmente in aumento dopo i crolli degli ultimi giorni. Come si può vedere dal grafico dell’indice Stoxx 600 Utilities siamo ancora ben lontani dai picchi del 2007.
Dal 2018 però il trend è di costante crescita con la correzione di marzo che aveva riportato l’indice sui minimi del decennio. Poi la ripartenza. Con le tensioni degli ultimi giorni i prezzi stanno ritestando la media a 1 anno. Occasione d’acquisto per un settore non certo caro?