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Il Permanent Portfolio nasce con l'intento di essere stabile nel tempo e permettere all'investitore di veder crescere il capitale in ogni contesto di mercato
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Basandosi su una ripartizione equa tra quattro asset class, di cui una sola azionaria, la bassa volatilità è una caratteristica peculiare del Permanent
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Dal 1972 ad oggi il Permanent ha offerto un rendimento medio annuo reale del 5%
Dopo aver analizzato le caratteristiche dell’All Seasons Portfolio, questa settimana voglio concentrarmi su un altro mostro sacro dei portafogli “modello” americani. Il Permanent Portfolio. Il portafoglio “permanente” trova il suo padre fondatore in Harry Browne e può essere analizzato nei dettagli acquistando il libro The Permanent Portfolio: Harry Browne’s Long-Term Investment Strategy .
Una delle caratteristiche peculiari del Permanent Portfolio è quella di aver un approccio molto netto e stabile verso l’investimento, dividendo la torta in quattro parti uguali. Quella che vedete qui sotto è la composizione ideale:
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25% Azionario America
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25% Treasury Lungo Termine
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25% Treasury Breve Termine o Conti Deposito
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25% Oro
Naturalmente questo tipo di allocazione è tarata sull’investitore americano. Per un europeo è sufficiente sostituire l’azionario americano con quello mondiale, l’obbligazionario a lungo termine con un obbligazionario governativo o aggregate globale con cambio coperto, la componente obbligazionaria a breve termine con titoli statali in Euro o cash.
Asset allocation: ogni anima ha il suo significato
La logica sottostante a questa divisione della torta nasce dalla volontà di andare a trarre giovamento dai ritorni del proprio portfolio, almeno parzialmente, in ogni fase del mercato. L'azionario è adatto a sfruttare le fasi di crescita economica e degli utili, la liquidità come protezione per le fasi recessive mentre oro ed obbligazionario lungo termine per fronteggiare scenari di rallentamento e/o recessione mantenendo il passo dell’inflazione.
Il portafoglio americano originale ha ottenuto dal 1972 ad oggi performance eccellenti. Un rendimento medio annuo reale del 5%, con una volatilità del 7,1%. Il Portafoglio Permanent ha perso denaro nel 26% del tempo analizzato, ma che ha passato il 55% del suo tempo a ruotare attorno al rendimento medio. Il drawdown più forte in termini temporali è stato del 14%, con un tempo di recupero di 5 anni. Su base decennale il rendimento reale al netto dell’inflazione non è mai sceso sotto al 3% toccando picchi superiori al 6% annuo all’inizio degli anni ’70 ed all’inizio del ventunesimo secolo.
Permanent Portfolio: a quale investitori si adatta meglio questa strategia?
Questa scarsa variabilità nei rendimenti è naturalmente spiegabile con l’elevata componente obbligazionaria che fa del Permanent un portafoglio molto stabile nei rendimenti. Allo stesso tempo questa componente lo rende in prospettiva un portafoglio di investimento che difficilmente potrà ripetere i numeri del passato visti i bassi rendimenti prospettici del reddito fisso che esprime oggi il mercato.
Ma se l’investimento fosse stato fatto su obbligazioni italiane e su azionario mondiale cosa sarebbe successo? Grazie a Mario Draghi il rischio default per l’Italia è stato scongiurato e questo avrebbe permesso ad un investitore italiano comunque di ottenere rendimenti interessanti.
Il rendimento medio annuo reale è stato del 4.4% con una deviazione standard del 7.5% ed una perdita di denaro nel 28% del tempo. Il drawdown peggiore è stato del 9% e furono necessari 5 anni per recuperare le perdite.
In termini di rendimenti reali su 10 anni rolling il peggior dato di rendimento fu quello del 1982 dove un investitore che avesse investito 10 anni prima avrebbe raccolto a malapena poco più del 1% annuo. Il migliore nel 1992 quando venne superato il 7% di rendimento annuo reale. Come sempre comprare quando i prezzi sono a sconto si traduce nel lungo periodo in un ritorno molto interessante nel futuro.
Possiamo quindi dire che il Permanent Portfolio fa della stabilità e dell’utilizzo soprattutto della strategia barbell due elementi capaci di tutelare l’investitore anche nelle fasi di crescita dell’inflazione.
I dati espressi in questo articolo hanno come fonte www.portfoliocharts.com