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Sempre più giù i prezzi delle oil company a ruota di un petrolio sceso addirittura sotto zero nei prezzi. Negli ultimi 3 anni il bilancio di un investimento in queste azioni è pesantemente negativo
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Il settore Energy pesa a Wall Street meno del 3%. Nel 1980 ben 7 delle prime 10 società per capitalizzazione erano legate all'energia
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L'indice MSCI World è tornato ai valori del 2003. Come replicarlo tramite ETF
Il collasso del prezzo del petrolio, sceso la scorsa settimana addirittura sotto lo zero, offre la sponda all’analisi di un settore ad esso strettamente collegato: quello delle oil company mondiali. Già snobbate nei mesi precedenti il grande crollo perché quasi completamente escluse dai vari panieri ESG che stavano fiorendo come funghi, il colpo di grazia è arrivato con il crollo verticale nel prezzo del greggio innescato dal lockdown mondiale da Covid-19. Basti pensare che osservando il dato degli ultimi 3 anni, un ETF come lo SPDR World Energy realizza un pessimo -35% in versione total return mentre l’indice azionario mondiale rappresentato da iShares MSCI World fa segnare un +13%.
Effetti di una crisi che ha reso sempre meno influente il settore Energy a Wall Street. Fanno quasi sorridere le copertine patinate dei vari magazine americani che negli anni passati chiamavano urgentemente i politici alla responsabilità visto che il picco del petrolio era ormai raggiunto e che la popolazione avrebbe visto limitati i movimenti a causa di prezzi astronomici di una materia prima sempre più rara. E’ successo esattamente il contrario, con un piccolo virus che ha bloccato tutto e portato il prezzo del petrolio sotto zero perché i produttori non hanno più spazi per stoccarlo.
E fa anche impressione vedere che nel 1980 ai primi 10 posti per capitalizzazione a Wall Street ci fossero ben 7 compagnie petrolifere del calibro di Exxon, Standard Oil e Shell. La sola Exxon resisteva ancora nel 2015 piazzandosi al quinto posto per capitalizzazione. Ora non c’è più nessuna società energetica ai primi 10 posti. Exxon è scivolata così al 26esimo posto, con la stessa e Chevron che fanno un quarto dell’indice mondiale World Energy.
Naturalmente non abbiamo idea se questo settore è condannato all’irrilevanza o, come probabile, verrà relegato a settore marginale come lo sono utilities, real estate e materials. Basti pensare che attualmente il settore Energy pesa sull'S&P500 per poco più del 3% mentre la tecnologia domina con un peso del 22%. Se il mondo è affamato di energia, non sembra che la Borsa stia premiando queste società.
Certamente il grafico dell’indice MSCI World Energy non può che far riflettere ed anche ingolosire. La poderosa gamba di ribasso di questo 2020 in un colpo solo ha abbattuto i minimi del 2016 e del 2009, riportando il valore delle società al 2003. Se prendiamo il factsheet dell’ETF più capitalizzato a Piazza Affari, lo SPDR World Energy, vediamo ratio molto interessanti. Al di là del prezzo/ utili vicino a 20 per effetto di una drastica revisione degli utili stessi da parte degli analisti, il rapporto prezzo/ dividendo è salito sopra l’8%. D’accordo che i dividendi 2020 non saranno assimilabili a quelli 2019 ma il prezzo sembra aver già scontato scenari catastrofici. Lo stesso si percepisce dal rapporto price/ book value. Inferiore ad 1 (0,8) con società che capitalizzano meno del patrimonio e degli asset fisici immessi a bilancio.
Settore in via di estinzione o grande opportunità? Staremo a vedere ma certamente il mercato in questo momento sta cercando di vendere forse con eccessiva fretta.