La gamma dei nuovi ETF tematici di Lyxor fa della tecnologia e dell’innovazione i cardini principali dell’offerta. Tecnologia al primo posto non solo come processo di investimento, ma anche come tema di investimento. Ed è proprio dell’ETF forse più intriso di società che fanno della tecnologia il loro business di cui vogliamo occuparci oggi.
L’ETF Digital Economy va infatti a presidiare una fetta di mercato molto importante che con il Covid-19 ha mostrato in modo dirompente a tutto il Mondo la sua capacità di resistere agli shock. Attività economiche come l’e-commerce, i pagamenti online, la pubblicità digitale, la cybersecurity, il fintech e la sharing economy non hanno praticamente risentito della crisi. Anzi, ne hanno approfittato per occupare le quote di mercato lasciate libere dalle attività più “fisiche” che il distanziamento sociale ha rese meno redditizie o temporaneamente inservibili.
Non può passare inosservato il fatto che società come Amazon ad inizio aprile già realizzavano il loro massimo storico a Wall Street. Poche settimane dopo anche Facebook ed eBay aggiornavano il loro record. Tutto questo mentre il Mondo ancora si interrogava sulle conseguenze di recessioni economiche che quest’anno risulteranno pesantissime in termini occupazionali e di utili aziendali.
Torniamo però alla scelta di Lyxor di creare ETF tematici che mirano a combinare i vantaggi dell’intelligenza artificiale al basso costo dell’ETF. Una strategia di replica passiva combinata ad una strategia attiva di selezione dei titoli da inserire nel paniere di investimento.
Tramite una partnership con il provider di indici MSCI, Lyxor ha creato 5 nuovi strumenti che coprono temi come la Disruptive Technology, la Future Mobility, i Millennials, le Smart Cities ed infine la Digital Economy.
Approfondiamo in questo articolo proprio il tema dell’economia digitale cercando di comprendere le logiche di costruzione del paniere di società che compongono l’ETF. Il tema sul quale va ad investire l’ETF è come detto quella della Digital Economy.
Settore contrastato nelle opinioni degli analisti divisi tra chi vede una bolla speculativa legata ai rapporti prezzo utili stellari di alcune società (Amazon ad esempio ha un P/E sopra 100) e chi invece reputa questo un settore ben lontano dalla maturità. Basti pensare che solo la metà della popolazione mondiale ha accesso ad internet e la fetta più ampia di questa metà si trova nei paesi a più alto potenziale di crescita, ovvero i paesi emergenti.
ETF Digital Economy: il processo di selezione
Il processo di selezione delle società che entrano nel paniere di investimento dell’ETF plasma le competenze umane a quelle dell’intelligenza artificiale. La prima fase prevede uno screening di parole chiave che scansionando la rete genera una lista di quelle che sono le società più legate in modo diretto o indiretto al mondo della Digital Economy appartenenti al paniere di indici MSCI ACWI IMI. Naturalmente un’ampia fetta dei ricavi societari deve provenire dai business che abbiamo citato in precedenza.
Fatto questo passaggio viene applicato un altro filtro importante che mira a prendere in considerazione solo le società non coinvolte in business controversi fornendo in questo modo un’etichetta ESG all’investimento. Il processo di selezione arriva alla sua conclusione con un ultimo screening basato su fondamentali di bilancio come crescita dei ricavi, ROI e spese in ricerca e sviluppo. Il portafoglio di investimento generato dall’intero processo subisce un ribilanciamento semestrale con revisione annuale delle parole chiave utilizzate nella fase di selezione.
ETF Digital Economy: dati a confronto con il mercato
Grazie al sito pubblico di MSCI è possibile mettere a confronto l’indice MSCI ACWI IMI Digital Economy ESG Filtered NetTotal Return con l’indice MSCI ACWI. Provo a riassumere i dati più interessanti:
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Da novembre 2013 a maggio 2020 la performance annua dell’indice tematico è quasi tripla per l’indice Digital Economy rispetto a quella dell’indice generalista (21,5% vs 8,9%)
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La volatilità annualizzata dell’indice tematico è stata più elevata negli ultimi 5 anni (20,5% vs 14.5%)
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Il rapporto rendimento rischio espresso dallo Sharpe ratio dal momento del lancio è favorevole al tematico (0.89 vs 0.73)
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Il Beta dell’indice tematico è 1.21 e questo significa che l’ETF va molto meglio nelle fasi bullish, ma perde più dell’indice generico nelle fasi bearish
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Il turnover di portafoglio, una variabile da tenere presente in fase di stima dei costi, è piuttosto consistente per l’indice Digital Economy ed è pari al 42% contro il 2,9% dell’indice generico
Come per gli altri ETF tematici emessi da Lyxor all’interno di questo nuovo filone che guarda al futuro, volatilità e elevato Beta sono variabili da mettere in conto quando si effettua l’investimento.
A livello settoriale domina ovviamente l’Information Technology con il 60% del portafoglio seguita dal settore dei servizi alla comunicazione (17%). Lo stile è bilanciato tra small cap (circa il 40%) e large cap (35%). A livello geografico Stati Uniti che la fanno da padrona con il 58% dell’allocation seguiti dalla Cina (16%). Buona la diversificazione con le prime 10 società per peso che fanno il 18% del portafoglio.
ETF Digital Economy: selezione attiva, replica low cost
La replica dell’indice è fisica con l’opzione di utilizzare il campionamento. La struttura dei costi è innovativa per il mondo degli ETF. Le spese correnti saranno infatti dello 0,15% (sotto la media di categoria) fino a settembre 2021 quando diventeranno 0,45%. Il codice ISIN dello strumento quotato a Piazza Affari è LU2023678878.
L’ ETF Lyxor Digital Economy unisce quindi i vantaggi della selezione attiva dei titoli (anche tramite l’ausilio dell’intelligenza artificiale) al low cost della replica passiva di un indice tematico permettendo all’investitore di presidiare un tema che si è dimostrato vincente durante il periodo di lockdown.
La maggiore volatilità caratterizza un indice che storicamente ha però ripagato il rischio con un maggiore rendimento. I costi sono sotto la media dei tematici anche per effetto di uno “sconto” iniziale offerto da Lyxor. Come sempre attenzione però all’elevato turnover di portafoglio che potrebbe portare a costi maggiori delle previsioni. ETF con etichetta ESG.
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