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L'Australia è uno dei paesi maggiormente esposti al ciclo economico cinese ed ha ridotto ripetutamente i tassi di interesse per contrastare la crisi
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AudUsd è tornato ai minimi dal 2009 ma la reazione successiva è stata interessante
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Esiste un ETF quotato a Milano che permette di investire in bond australiani ad un livello di costo molto basso
Anche l’Australia ha deciso di sfidare il rallentamento globale che sta provocando il Coronavirus abbassando i tassi di interesse ai minimi storici. L'Aussie, così come viene comunemente chiamato il rapporto di cambio AudUsd, è sceso sotto 0.60 con EurAud volando quasi a 2. La reazione successiva è stata però interessante soprattutto perchè arrivata in un contesto generale di ulteriore deterioramente nel prezzo delle commodities, variabile a cui il dollaro australiano è strettamente collegato. Non sufficiente per nutrire certezze di inversione, ma un punto fermo di cui tener conto dal lato analisi tecnica.
Favorita soprattutto dal buon comportamento del prezzo del rame, ma anche dalla scommessa che la Cina sarà la prima economia a ripartire, la valuta australiana ha così tirato il fiato. Non credo sia finita qui, nel senso che mi aspetto nuove pressioni verso il basso. Rimango però convinto che la decade 2020-2030 vedrà un processo di riequilibrio nella forza relativa tra equity e commodity, con queste ultime che si sono letteralmente sbriciolate a fronte di un mercato azionario sui massimi storici prima del grande crollo del mese di marzo. Movimento peraltro in parte già reuperato.
Se questa mia tesi è corretta ecco che AudUsd (ed EurAud) rappresentano rapporti di cambio sui quali fare ragionamenti in prospettiva futura nei momenti come quelli appena passati di debolezza estrema. Ok ma, anche ammettendo che ci possa essere la possibilità di assistere ad un repricing delle commodity e quindi anche del dollaro australiano, come facciamo a cavalcare la possibile onda australiana nei prossimi mesi?
Naturalmente sul mercato obbligazionario sono quotati tanti bond emessi in Aud con buona liquidità ed emittenti sovranazionali e governativi. Questa rappresenta la soluzione meno costosa, che però metterà a carico dell’acquirente l’onere di reinvestire le cedole. Un onere che, spesso per pigrizia o per entità modesta degli interessi riscossi, sfocia in un accredito sul conto corrente senza reinvestimento rendendo ovviamente più basso quel numerino che viene definito come Yield to Maturity.
Esiste però anche un metodo alternativo. A Milano è infatti quotato un ETF emesso da xTrackers denominato Australia Government Bond. L’ETF è costituito da emissioni governative australiane (22) con un flottante di almeno 750 milioni di dollari australiani su varie scadenze (la duration modificata è 7). Ma soprattutto l’ETF è ad accumulazione, permettendo all’investitore di sfruttare il vantaggio della capitalizzazione composta degli interessi. Modesti i costi che da KIID sono quantificati in 0,25% annui.
Naturalmente non sono tutte rose con l’ETF. Ad esempio oltre al costo fisso annuo anche la duration può essere un problema naturalmente in fase di rialzo dei tassi. Rimanendo fissa attorno a 7 un rialzo di 100 punti base su tassi già depressi potrebbero avere impatti negativi notevoli. Assumendo come riferimento i già modesti rendimenti decennali attualmente sotto l'1%, un aumento dei tassi di mercato di 100 punti base si tradurrebbe in una perdita di prezzo dell’ETF superiore al 7%. Un rischio di cui tenere conto qualora si decidesse di scommettere sull’Aussie, la valuta del futuro se e quando le commodity reagiranno a questo bear market, per loro secolare.