Comincia a farsi interessante il rendimento offerto da un paniere di prodotti obbligazionari globali, naturalmente acquistati con prodotti low cost come gli ETF che limitano l’impatto sul reddito fisso ottenibile da un investimento su questo tipo di strumenti. Il recente rialzo dei tassi negli Stati Uniti ha sollevato tutte le curve di rendimento mondiali, dai segmenti statali a quelli più rischiosi.
Il movimento che ha consentito ai Treasury a 10 anni di sfondare quota 3% di rendimento apre a questo punto un quesito molto importante per l’investitore. Considerando che il dividend yield di un indice azionario come l'MSCI World attualmente staziona attorno all'1,9%, ha senso cominciare a ragionare in ottica di protezione garantendosi oltretutto un rendimento meno volatile superiore?
Ovviamente la risposta a questo quesito è legata a quelli che sono gli obiettivi di un investitore. Se ambiziosi e in là nel tempo l’azionario rimane il mezzo da preferire. Se ravvicinati o comunque se la propensione a rischiare è bassa, adesso il reddito fisso offre alternative interessanti.
ETF: ecco i rendimenti dell'investimento nel reddito fisso
Acquistando ad esempio ETF che investono nei tratti di curva brevi americani, tenendo conto del solo rischio valutario il rendimento offerto da questi strumenti staziona attorno al 2,7%, già superiore al dividend yield dell’equity. Il premio allungando la scadenza non è tanto più alto per effetto dell’appiattimento della curva dei tassi.
Rimanendo negli USA ma andando sul segmento del credito corporate, già l’interesse comincia a farsi alto. Con un 3,9% sulle emissioni tripla A ed un 4,7% sulle BBB il premio offerto dal mercato si fa più ampio, arrivando al 5,8% per le emissioni societarie high yield. Guardando al mondo emergente, i recenti sconvolgimenti legati all’esclusione dei bond russi dai panieri principali hanno impennato il rendimento a scadenza dei bond emessi in valuta forte (dollaro) oggi posizionato abbondantemente sopra il 6%.
Questa scaletta di rendimenti era impensabile solo qualche mese fa quando i tassi stazionava ai minimi storici. Per un investitore europeo il rischio cambio può essere eliminato pagando un premio su prodotti EUR hedged, oggi di poco superiore al punto percentuale. Chi invece volesse acquistare i principali bond governativi e corporate con un solo prodotto può andare sugli ETF global aggregate, oggi con rendimenti a scadenza di poco superiori al 2% perché influenzati dalla presenza dei titoli di Stato europei e giapponesi.
Per chi non accetta il rischio cambio, l’Europa ancora non rappresenta un porto interessante se rapportato al dividend yield delle aziende mondiali. Germania, Francia e Italia offrono rendimenti sui bond governativi compresi tra 1% e 3,1%. Il segmento corporate investment grade si posiziona a metà strada con il 2% a scadenza, mentre decisamente più interessante (ma anche rischioso) il mondo high yield europeo con rendimenti sempre a scadenza potenziali superiori al 5%.
Un panorama quindi molto ricco capace adesso di tornare ad esercitare un po' di appeal verso l’investitore che preferisce il reddito fisso al rischio azionario. Non è detto che la fase di salita dei tassi sia terminata e nemmeno è certo che l’inflazione tornerà indietro facilmente. Ma sicuramente oggi acquistare ETF obbligazionari ha più senso rispetto a qualche mese fa.