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In queste giornate di lock down gli spot pubblicitari si stanno concentrando sempre più sui settori della global communication
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Tv in streaming, social, divertimento online, sono questi i business che probabilmente risentiranno meno della crisi generata dal corona virus
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A Milano sono quotati diversi ETF che permettono di cavalcare questo trend
Non sarà sfuggito ai più come in questi giorni di quarantena forzata causati dal Coronavirus sono drasticamente cambiati i messaggi pubblicitari in televisione. Pochissimi spot (se non nessuno) di automobili, assenza di proposte di viaggio, compagnie aeree o crociere, abbigliamento, birre, spritz e comunque tutto ciò che fa aggregazione sociale e divertimento. Dirompenti sono invece diventate le pubblicità legate al mondo della Communication Services o del divertimento digile/mediatico. Quindi telecomunicazioni, web e tv a pagamento. Mai tempismo fu così perfetto come quello di Disney di sbarcare a marzo in Italia con il lancio della piattaforma a pagamento Disney Plus. Ma che dire di Netflix, Now TV, Sky, ecc… che rafforzano la loro offerta e promozione.
Investire nei consumi digitali al tempo del Coronavirus
Tutto questo è ovvio: oltre ai generi di prima necessità, tra le mura domestiche gli unici consumi esterni che possono essere sostanzialmente portati avanti sono quelli legati all’entertainment e al digitale. Per questo ho voluto approfondire il tema degli ETF legati al mondo della comunicazione, strumenti che ovviamente hanno sofferto in questo nuovo bear market che stanno vivendo le borse mondiale. Ne esistono diversi quotati a Milano di ETF anche se la maggioranza è focalizzata sugli Stati Uniti e questo porta ad uno sbilancio piuttosto forte su alcune società come vedremo in seguito. Premesso che per praticamente tutti gli ETF quotati il calo da inizio anno è nell’ordine del 17% (MSCI World -21% al 6/4/2020), gli unici due ETF con una capitalizzazione superiore ai 100 milioni di euro (requisito per me indispensabile per poterlo prendere in considerazione) che mi hanno incuriosito sono quelli di Xtrackers che cerca di replicare l’indice MSCI World Communication Services e quello di Invesco che mira a replicare l’indice S&P US Select Communication. In particolare quest’ultimo vanta una capitalizzazione di oltre 500 milioni di capitalizzazione ma ha una replica sintetica ed è completamente Made in USA.
ETF Xtrackers sui servizi di comunicazione contro la recessione
Il fondo passivo firmato Xtrackers invece investe per quasi l’80% in società americane con il peso di Facebook pari ad oltre il 13% del portafoglio e Google che addirittura fa il 23% ripartito tra le azioni Alphabet A e B. Disney per esempio pesa il 6% e Netflix il 5%. Un difetto, quello della concentrazione, che però non trova altre alternative sul mercato. L’ETF di Xtrackers ha il vantaggio di essere a replica fisica (ottimizzata a campione) e domiciliato in Irlanda, quindi con un minor carico fiscale. A livello settoriale quasi il 40% dell’investimento va sull’Interactive Media & Services seguito al 22% dai servizi integrati di telecomunicazione, il 12% al settore dell’intrattenimento. Residuale il peso degli altri paesi con il Giappone al 8% seguito con pesi tra il 2% e il 3% da Gran Bretagna e Francia. Ovviamente il rischio valutario è praticamente totale. Per chi vuole investire in un settore che ha perso meno del mercato e che probabilmente risentirà meno della recessione, questo ETF può essere un piccolo tassello da inserire all’interno di un portafoglio ampiamente diversificato.