Manca ormai poco più di un mese dalla fine di questo 2022 tormentato per i mercati obbligazionari e azionari. Mi sono chiesto quindi come si sono comportati gli ormai famosi ETF bilanciati di Vanguard LifeStrategy.
Gli ETF LifeStrategy lanciati da qualche anno da Vanguard sul mercato italiano, hanno una lunga tradizione ormai pluridecennale sui mercati americano e inglese dove l’utilizzo è massiccio sia da parte di clientela privata che dei fondi pensione.
La loro caratteristica principale è quella di mantenere una forte diversificazione globale di portafoglio tra ETF della stessa casa azionari e bilanciati. A questo i LifeStrategy uniscono l’indubbio vantaggio di un ribilanciamento costante che esonera l’investitore dal mettere mano a una pratica che diventa onerosa sia in termini di costi che di tempi. Infine la gamma permette a chi investe di scegliere l’esposizione al rischio più indicata per la propria propensione.
Si va da una quota di azionario del 20% fino al 80%. La componente obbligazionaria è priva di qualsiasi forma di rischio cambio visto che, pur investendo in ETF obbligazionari globali, gli ETF interni al prodotto sono in versione eur hedged. Il bias obbligazionario è comunque orientato all’area di riferimento. Ad esempio i LifeStrategy inglesi hanno una componente elevata di Gilt, a differenza di quelli venduti sul mercato italiano più ricchi di bond della zona euro.
Come hanno performato i LifeStrategy nel 2022?
Fatta questa lunga premessa andiamo a vedere come si sono comportati gli ETF Vanguard LifeStrategy in un 2022 pesante sia per l’azionario che per l’obbligazionario. Cominciamo con il dire che azionario e obbligazionario globale hanno perso praticamente la stessa percentuale di valore (10%) a cambio aperto. I prodotti bilanciati non hanno quindi beneficiati della tradizionale decorrelazione tra le due asset principali di portafoglio con un’aggravante che vedremo tra poco.
Cominciamo subito con il dire che le versioni ad accumulazione hanno confermato la loro maggiore efficienza. Seppur minimali le differenze di performance tra le stesse versioni di LifeStrategy ci sono. Si va da 1 centesimo di performance maggiore nella versione 80% azionario ad accumulazione fino ai 5 centesimi di quella 20% azionario.
Il secondo punto critico da rilevare è quello dell’inversione della piramide dei rendimenti. In una fase negativa per i mercati azionari ci si sarebbe aspettati minori perdite per gli ETF bilanciati con poco azionario. Invece è accaduto il contrario. Il LifeStrategy 20 ha perso il 12% (alla data del 10 dicembre) contro il LifeStrategy 80 che nonostante un peso azionario quattro volte superiore ha perso “solo” il 9% in questo 2022. Come mai visto che abbiamo appena detto che obbligazioni e azioni globali si sono mosse nello stesso modo?
Una delle cause principali di quello che si sta vedendo sui LifeStrategy è da ricercare proprio nella copertura del rischio cambio su tutte le componenti bond. Acquistare prodotti Eur hedged ha infatti impedito al portafoglio di beneficiare, soprattutto in quello più esposto alla classe obbligazionaria, della rivalutazione del dollaro, seppur più smorzata nelle ultime settimane.
Andando infatti ad osservare i primi due ETF di Vanguard in portafoglio, USD Treasury Bond e Global Aggregate Bond, notiamo che la differenza di performance tra la versione Eur hedged e quella non coperta è notevole. Per i Treasury Usa la perdita 2022 è del 4% a cambio aperto, ma del 13% a cambio coperto, la versione presente nei LifeStrategy. Per il fondo aggregate la perdita è stata del 13% a cambio coperto quando un fondo simile a cambio coperto ha perso l'8%.
Se a questo sommiamo la duration sicuramente più lunga degli ETF che investono in bond statali e corporate presenti nei vari portafogli, comprendiamo le motivazioni di questa debacle dei LifeStrategy. ETF che comunque rimangono utili a tutti gli investitori che hanno pochi capitali a disposizione o che preferiscono non essere troppo coinvolti nella gestione delle finanze.
Il metodo con il quale sono costruiti questi prodotti è rodato e annate come quella appena vissuta rappresentano la normalità in un processo di repricing delle quotazioni, anche valutarie. Nel momento in cui la valuta americana sarà meno performante inevitabilmente questi ETF faranno meglio. Una dinamica che stiamo già vedendo negli ultimi tempi con EUR/USD tornato sopra la parità.