La prossima settimana è attesa con trepidazione da parte di investitori e analisti perché presenta due eventi cruciali che potrebbero determinare il corso dei mercati finanziari nei prossimi mesi.
Il 13 dicembre inizia la due giorni di riunioni della Federal Reserve e lo stesso giorno il Bureau of Labour Statistics diffonderà
i dati sull'inflazione del mese di novembre.
La Fed si aspetta che i numeri sui prezzi al consumo confermino il raffreddamento del costo della vita che è stato rilevato nella precedente rilevazione. Se così fosse, è probabile che la Banca Centrale dia seguito alle indicazioni fornite una settimana fa dal Governatore
Jerome Powell sul
rallentamento della stretta sui tassi. Oggi tutti si aspettano che in questo mese il costo del denaro sia innalzato di 50 punti base, arrivando a un intervallo del 4,25%-4,5%, il più alto dal 2007.
Molto più sfumate sono le ipotesi di un quinto rialzo consecutivo di 0,75 punti percentuali o di un incremento solo di 25 punti base. La Fed sta cercando un equilibrio tra intervenire sui tassi per accelerare la discesa dell'inflazione, considerando il ritardo con cui i prezzi reagiscono alle variazioni sui tassi, e non forzare troppo con strette eccessive per non mettere in difficoltà l'economia.
Fed: il pericolo viene dal mercato del lavoro
I funzionari della Fed però, nel rilevare che nella prossima riunione i tassi di riferimento saranno molto probabilmente ritoccati dello 0,5%, sottolineano come le pressioni sui salari potrebbero portarli oltre i livelli che gli investitori si aspettano nel 2023. Questo vorrebbe dire che nelle proiezioni economiche, i membri del Fomc, il braccio operativo dell'istituto con sede a Washington, potrebbero aspettarsi di continuare ad aumentare il costo del denaro di almeno un quarto di punto fino a quando non vedranno chiari segnali di raffreddamento nel mercato del lavoro.
All'interno del Fomc alcuni temono che l'inflazione non diminuirà abbastanza l'anno prossimo e, in mancanza di un raffreddamento del mercato del lavoro, possa riprendere a correre. Per questa ragione, i "falchi" potrebbero spingere per un aumento dei tassi di mezzo punto anche a febbraio.
Altri sostengono che l'inflazione sia determinata essenzialmente da strozzature dell'offerta e dal surriscaldamento del mercato immobiliare. Quindi, risolti i problemi alle catene di approvvigionamento e raffreddato il real estate, l'indice dei prezzi al consumo nel 2023 confluirà rapidamente verso il target del 2%. Di conseguenza, questi preferirebbero un approccio più soft, con un aumento solo dello 0,25% a febbraio.
"Un mercato del lavoro più forte, un livello di domanda economica più solida di quanto pensassi in precedenza, e poi un'inflazione di fondo leggermente più alta suggeriscono un percorso per la politica monetaria moderatamente più restrittivo rispetto a settembre", ha detto il Presidente della Fed di New York John Williams, uno dei principali consiglieri di Powell.
Esther George, Presidente della Fed di Kansas City è orientata su un rallentamento del ritmo di aumenti dei tassi, sebbene ritenga che la Fed dovrà attendere maggiori segnali di debolezza economica prima di discutere su quando è il momento di fermarsi. "Questo non è davvero il momento di iniziare a speculare su questo, perché non hai ancora prove che stai iniziando a fare il tipo di progresso che penso vorremmo vedere", ha affermato.
Ad ogni modo, Jerome Powell ha fatto capire che le opzioni dell'istituto centrale sono due. La prima consiste in un aumento più forte dei tassi, per poi arretrare se ci si rende conto di aver forzato troppo la mano sotto il profilo delle ripercussioni economiche. La seconda sta nel procedere con maggiore gradualità, resistendo ad un livello elevato di tassi senza allentare troppo presto. Tra le due strade, Powell preferisce decisamente la seconda. "Non vogliamo alzare i tassi, danneggiare l'economia e poi porre rimedio".