La questione della fornitura del gas russo ha coinvolto le principali potenze a livello internazionale dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina. Le sanzioni occidentali hanno portato alla ritorsione da parte di Mosca, che ha limitato le forniture in Europa attraverso il suo gasdotto Nord Stream, mettendo seriamente in difficoltà la capacità di approvvigionamento del Vecchio Continente.
Tuttavia, vi è un problema relativo alla sostituzione di un destinatario così importante, perché la fornitura del gas è una componente fondamentale di tutta l'economia russa. Il cliente ideale per volume di domanda è la Cina, per questo assume una grande importanza il Power of Siberia. Entriamo quindi nei dettagli per scoprire di più su questo gasdotto, mettendo in luce le caratteristiche e il funzionamento.
Power of Siberia: cos'è e perché è importante
Power of Siberia è un gasdotto, gestito dall'ente energetico statale russo Gazprom, che collega i campi siberiani di Kovyktinskoye e Chayandinskoyela, in Yakutia e Blagoveshchensk, la città russa sul fiume Amur che segna il confine fra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese. L'ordine per la costruzione del gasdotto è stato dato il 29 ottobre 2012 dal Presidente russo Vladimir Putin a Gazprom e il 21 maggio 2014 Russia e Cina hanno firmato un accordo di fornitura per 30 anni, con una consegna fino a 38 miliardi di metri cubi all'anno del valore di 400 miliardi di dollari.
L'intesa è stata sottoscritta da Gazprom per la Russia e China National Petroleum Corporation per la Cina. La costruzione per collegare i due Paesi è iniziata il 29 giugno 2015 ed è stata inaugurata ad ottobre 2019, con le prime forniture in Cina iniziata il 2 dicembre dello stesso anno. La costruzione del gasdotto comunque non è stata ancora del tutto completata.
Alla fine dei lavori, la lunghezza totale dovrebbe raggiungere i 3.968 km, con una capacità complessiva di 61 miliardi di metri cubi all'anno. Alla Cina inizialmente sono arrivati 5 miliardi di metri cubi, fino ad aumentare a 16,5 miliardi nel 2021, per arrivare a 38 miliardi entro il 2025. La pressione di esercizio del gasdotto è effettuata attraverso nove stazioni di compressione, aventi una capacità totale di 1.200 MW.
La tubazione ha un rivestimento nanocomposito che permette di durare nel tempo resistendo ai terremoti, con una massa di tutti i tubi di 2,5 milioni di tonnellate resistenti a temperature fino a -62 gradi centigradi. La costruzione di tutte le stazioni e il raggiungimento del pieno regime dovrebbero diventare effettivi tra il 2022 e il 2025.
L'obiettivo di Power of Siberia è stato per la Russia quello di trovare un importante partner commerciale, eventualmente per rimpiazzare l'Europa sempre più recalcitrante negli anni a causa delle mire belligeranti di Putin. Attualmente Mosca rimane il primo esportatore di gas naturale del mondo, con oltre 247 miliardi di metri cubi forniti. Di questi almeno 200 sono diretti verso l'Europa, in particolare in Germania, Turchia e Italia. La Cina invece punta ad avere un appoggio energetico sicuro per accompagnare la sua straordinaria ascesa, diminuendo nel contempo la dipendenza dal carbone.
Power of Siberia 2: ecco come nasce
Le tensioni internazionali a seguito del conflitto in Ucraina e la necessità di creare un fronte comune in versione anti-occidentale hanno portato Russia e Cina a programmare un secondo gasdotto, o meglio un aggiornamento di quello esistente, denominato Power of Siberia 2. L'accordo è stato siglato dai rispettivi leader Vladimir Putin e Xi Jinping in occasione delle Olimpiadi Invernali di Pechino. L'obiettivo è quello di aumentare fino a 50 miliardi di metri cubi all'anno le esportazioni di gas da Mosca a Pechino, attraverso la Mongolia. L'accordo garantirebbe alla Russia circa 37,5 miliardi di dollari in 25 anni, con un prezzo medio del gas di 150 dollari per ogni mille metri cubi.
All'inizio dello scorso anno, Gazprom ha effettuato una ricerca sul posto per organizzare la costruzione del gasdotto. Adesso i tempi sembrano maturi, via via che il Governo cinese si sta definitivamente sganciando dal carbone e i rapporti tre il Cremlino e l'Occidente si sono irrimediabilmente deteriorati. Vi è sempre il rischio che Putin cada in un abbraccio mortale, dal momento che la Cina è il più grande acquirente di gas naturale. Infatti, dalle stime dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, nei sei anni che vanno dal 2018 al 2024, il peso del Dragone nell'intera crescita globale del consumo del combustibile sarà di circa il 40%.
Inoltre, l'interscambio commerciale tra Mosca e Pechino ha raggiunto nel 2021 il volume record di 146,88 miliardi di dollari, facendo segnare un incremento del 36% su base annua, in base ai dati pubblicati dalle Agenzie doganali cinesi. L'obiettivo entro il 2024 è quello di arrivare a 200 miliardi di dollari. L'anno scorso la Cina ha rappresentato il 18% del fatturato russo; mentre le Russia poco oltre il 2% del fatturato cinese.