Default ai massimi dal 2016. Secondo un'indagine di S&P Global Ratings, nel primo trimestre 2023 sono ben 37 le aziende che non sono riuscite a onorare gli interessi sul loro debito. Per trovare una situazione uguale bisogna fare un salto indietro di sette anni, quando nel primo trimestre del 2016 si è registrato lo stesso numero di casi. Mentre, per vedere di peggio è necessario tornare al 2009, quando il mondo era sconvolto dalla
grande crisi finanziaria. All'epoca vi furono ben 60 default nei primi tre mesi dell'anno.
L'agenzia di rating precisa che dei 37 casi accertati, solo in 6 si è trattato di fallimento vero e proprio, mentre negli altri le aziende hanno proposto un haircut del debito in cambio di un avanzamento della priorità di pagamento. In sostanza, è stato fatto un accordo tra le parti che evitava alla società indebitata di dichiarare bancarotta, consentendole di migliorare la liquidità, ridurre il debito e rendersi adempiente.
Tra le aziende che si sono rese maggiormente insolventi figurano le società di media e intrattenimento con 9 default e quelle relative alla vendita al dettaglio e alla ristorazione, con 7 inadempienze. Tra i nomi di spicco S&P Global Ratings cita Bed Bath & Beyond, AMC Entertainment e LendingTree. Mentre, tra le cause vengono messe in luce l'inflazione persistentemente elevata, la ripresa irregolare dalla pandemia da Covid-19 e, più recentemente, la crisi bancaria.
Default aziendali: cosa aspettarsi nei prossimi mesi
L'incremento dei default rappresenta un aspetto molto importante per un Paese, in quanto è sintomo di uno stato di salute precario dell'economia e del sistema finanziario. Questo si può riflettere in maniera negativa sul sentiment degli investitori e quindi sulle quotazioni delle azioni in Borsa. S&P non è molto ottimista sul futuro, in quanto prevede ulteriori default nei prossimi mesi. In particolare nel settore dei media, che ha un numero elevato di emittenti con rating "B-" o inferiore con outlook negativo.
Tra l'altro, l'agenzia di rating ritiene che le turbolenze del settore bancario abbiano deteriorato ulteriormente le condizioni del credito, il che determinerà un livello più alto di insolvenze. "Dato l'elevato controllo sui loro bilanci, le banche probabilmente implementeranno standard di prestito più severi. Ciò potrebbe rendere più difficile e costoso per le aziende ottenere finanziamenti. I mutuatari più rischiosi, in particolare, potrebbero vedere le loro opzioni di finanziamento prosciugarsi", ha scritto l'agenzia nel rapporto. Al riguardo, S&P stima un tasso di insolvenza del debito spazzatura del 4% entro dicembre, in aumento rispetto al 2,5% degli ultimi 12 mesi, con l'economia statunitense che cadrà in una recessione superficiale.
Le previsioni cupe di S&P sono suffragate da un sondaggio recente condotto dall'International Association of Credit Portfolio Managers tra i gestori di portafogli creditizi, in cui l'84% degli intervistati è convinto che quest'anno negli Stati Uniti ci sarà una recessione. Per questo, l'81% del campione prevede una ripresa dei default nei prossimi 12 mesi.