- Le banche centrali stanno tagliano i tassi e iniettando liquidità
- Anche il presidente Trump si muove in soccorso dell'economia Usa
- L'Asia, però, interpreta il tutto in maniera negativa. E non è la sola
Il mondo sta prendendo consapevolezza dei rischi in arrivo dall’epidemia di coronavirus. Se prima è stata solo la Cina ad adottare misure drastiche di contenimento, seguita dall’Italia, adesso è tutta l’Europa, insieme agli Stati Uniti a muoversi.
Le iniziative delle banche centrali
Accompagnati entrambi anche dalle rispettive banche centrali che hanno già confermato misure di stimolo ancora più ampie di quelle adottate per la crisi del 2008. Da parte della Fed, partita per prima, ci sono 700 miliardi di dollari di acquisti e tassi di interesse ai minimi. Dalla Bce, dopo le prime gaffe delle parole del governatore Christine Lagarde, ci si sta muovendo in un modo simile. Infatti sono state annunciate misure forti e tra queste l’aumento del Quantitative Easing di 120 miliardi e nuove LTRO e TLTRO. Lo stesso dicasi per la banca centrale inglese che ha ridotto di mezzo punto il costo del denaro, non più tardi di una settimana fa. Tante le misure adottate a cui si aggiungono, da Washington, anche quelle recentemente annunciate dalla Casa Bianca.
Il piano di Trump
Infatti in serata è arrivato anche il piano del presidente Usa Donald Trump che, nel rassicurare sull’uscita veloce dalla crisi (almeno per gli States) ha annunciato un piano addirittura da 1000 miliardi di dollari con iniziative che vedranno una parte di questi soldi versati direttamente nelle tasche dei cittadini tramite assegno, entro due settimane. Una decisione vista come una cura shock ma necessaria. Infatti, come hanno precisato i vertici dello staff presidenziale, il taglio del cuneo fiscale, precedentemente annunciato, prevede tempi tecnici troppo lunghi. Indubbiamente una strategia simile ha radici anche di natura politica. Le elezioni sono vicine e Donald Trump non può permettersi di perdere sul fronte economico, lo stesso che gli ha regalato la Casa Bianca ormai 4 anni fa.
I listini asiatici
Ma i mercati, soprattutto quelli asiatici, sono rimasti impressionati negativamente dalla portata di tutti questi aiuti e soprattutto dalle modalità che indicano il protrarsi di una situazione emergenziale. Il primo indizio si registra sul Nikkei che chiude a -1,68% e sull'Hang Seng a -4,2%. Ma anche in Europa le borse aprono negative con Piazza Affari che poco prima della mezz'ora di contrattazione scende dell'1,5%. In tutto questo continuano a cadere il petrolio (Brent a 28,3 dollari e Wti a 26 dollari al barile), l’oro, venduto per trovare liquidità supera di poco i 1500 dollari l’oncia e i rendimenti dei bond decennali Usa ormai all’1%.