- L'epidemia da coronavirus non si ferma ma, grazie all'intervento della BPC, le borse riprendono la corsa con il settore tecnologico sugli scudi;
- Ancora zoppicanti le materie prime con il Wti che staziona sotto i 50 dollari;
- La valute rifugio arretrano di parecchie posizioni con la ritrovata propensione al rischio degli investitori.
Indici americani inarrestabili
I morti da coronavirus salgono a 490 e i contagiati ormai a 24.000, ma l'epidemia sembra più che altro concentrata nella provincia di Hubei, messa dal 23 gennaio in quarantena. In verità ci sono stati nuovi casi di contagio anche in Giappone, Corea e Singapore con 10 passeggeri di una nave da crociare colpiti dall'epidemia.
L'intervento, però, della BPC con un'operazione da 60 miliardi di dollari ha ridato fiducia ai mercati, sebbene ieri la banca centrale abbia drenato un pò di liquidità. Questo non ha impedito a Wall Street di acchiappare nuovi record soprattutto al Nasdaq dove il rialzo ha superato il 2% ed Apple che con un +3,3% ha raggiunto ormai una capitalizzazione monstre.
In gran spolvero ancora una volta Tesla che, dopo il +20% di ieri, mette a segno un altro straordinario +14% lambendo quota 1.000$, mentre nello stesso settore si inabissa Ford (-10%) dopo aver abbassato le previsioni future a seguito di dati peggiori del previsto.
Le materie prime non seguono le borse
Se i mercati azionari sembra abbiano trovato l'antidoto al coronavirus, le materie prime continuano ad essere convalescenti e provano a reagire con molta timidezza. Il petrolio è ancora in sofferenza e cala dell'1% con il Brent scambiato a 54,60 dollari al barile e il Wti sceso sotto la quota psicologica di 50 dollari. Rimane più che mai valida l'idea di acquisti scalettati fino ad una base di 40 dollari dove si trova un supporto molto forte che richiamerebbe l'entrata di nuovi compratori che potrebbero azionare una reazione decisa del greggio fino a sospingerlo nei piani alti del posizionamento grafico.
Il rame prova un rimbalzo più sostenuto dopo tredici sedute consecutive di calo, con un +1,5%, ma potrebbe essere una momentanea presa di profitto in un trend che è chiaramente discendente. L'oro, invece, segue il sentiment delle borse e arriva a 1.550 dollari allontanandosi dal livello chiave di 1.600 dollari che può rappresentare uno spartiacque importante.
La sensazione complessiva è che le materie prime, rappresentando un termometro attendibile della situazione attuale, riservino delle occasioni ghiotte di trading soprattutto se si guarda al lungo termine dove, giocoforza, il problema epidemico che in questo momento sembra non vedere la luce, sarà destinato alla risoluzione.
Anche sul valutario torna la propensione al rischio
Nel Forex le valute che si accendono con la paura perdono posizioni come ad esempio lo yen giapponese che nei confronti del dollaro arretra di una figura. Un movimento questo significativo vista la bassa volatilità che ha interessato il cross in questi ultimi mesi. Il franco svizzero staziona nei pressi di 1.07 rispetto all'euro con sortite verso il basso puntualmente frenate, con ogni probabilità, da una mano esterna. L'impressione che se ne trae è che, salvo precipitazioni generali dei mercati a seguito di una grande escalation dei contagi, la corsa della moneta elvetica potrebbe aver visto un punto di arrivo, ancor più se l'intervento congiunto delle banche centrali legittimano, semmai ce ne fosse bisogno, la presenza ingombrante della SNB che continua sempre a far da paraurti all'irruenza del mercato.