- Le borse asiatiche provano a reagire ma non brillano, la Cina chiusa per festività;
- La riunione della BCE mostra una Lagarde alquanto diplomatica, il numero uno di Eurotower non prende posizioni nette in tema di politca dei tassi;
- Brexit è ufficiale ormai, il Parlamento britannico ha votato il disegno di legge che sanciva l'uscita dalla Gran Bretagna il 31 gennaio 2020.
Timido rimbalzo dei mercati
Dopo la tremenda seduta di giovedì con i listini cinesi che sono precipitati con perdite intorno al 3%, nell'ultima tornata settimanale si è tentata una reazione ma in maniera non troppo convinta, con volumi limitati anche a causa della chiusura delle borse cinesi per via del capodanno. Le autorità governative hanno comunicato che il bilancio delle vittime del virus malefico, che sta allarmando l'intero continente asiatico e non solo, è salito 25 decessi, con 830 casi di contagio. Grazie ai provvedimenti di limitazione del traffico a Wuhan, l'Organizzazione mondiale della sanità non ha ancora considerato il caso un'emergenza mondiale, diversa sarà ovviamente la situazione qualora cominciassero e diffondersi in altri continenti, come quelle europeo, stati pericolosi.
E' inutile dire che tutto quanto ha iniettato una dose di negatività e di agitazione ai mercati che preferiscono rimanere prudenti nell'attesa di capire come la questione possa svilupparsi ed evolversi.
Anche Wall Street non è particolarmente intonata appesantita dai dati molto negativi di Protecter&Gamble e Travellers. Mentre nell'afterhours vola Intel (+5%) dopo la pubblicazione di una trimestrale sopra le attese. L'utile del colosso dei chip risulta di 1,52 dollari per azione a fronte di 1,25 attesi con previsione per il 2020 di 5 dollari. Il fatturato è di 20,2 mld contro i 19,22 del consensus.
Paradossalmente in questo frangente festeggiano le aziende legate all'Heath Care, per questo se si vogliono trovare opportunità di trading di breve termine è lecito volgere uno sguardo verso i titoli che riguardano la sanità.
Nessuna sorpresa dalla riunione della BCE
Come ampiamente previsto i tassi di interesse non sono stati variati nella riunione ufficiale del board della Banca Centrale Europea tenutasi nella giornata di ieri dove si è annunciata la revisione della strategia di politica monetaria. In realtà il discorso di Christine Lagarde è stato alquanto diplomatico, dichiarando la governatrice che le decisioni devono essere sempre prese in maniera collegiale da parte di tutti i membri del consiglio e di non essere un presidente dispotico. In realtà ha voluto dire che l'istituto di Francoforte si trova di fronte ad un bivio, se proseguire convintamente con una politica accomodante fino a quando il target di inflazione del 2% non sarà raggiunto oppure intervenire a breve sui tassi negativi che, a suo dire, stanno generando qualche preoccupazione sull'economia. Infatti, sue parole, l'ideale sarebbe una crescita sostenuta con tassi alti, ma spesso bisogna scontrarsi con situazioni di trade off dove è necessario fare delle scelte. Importante è stato il passaggio dove Lagarde ha sottolineato che all'interno dell'Eurozona sia necessario sostenere delle politiche fiscali differenziate, dove i paesi con debiti più alti debbano effettuare maggiori sacrifici per riportare i bilanci in una condizione di sostenibilità.
La Gran Bretagna saluta l'Europa
Sembra proprio stavolta che si sia giunti all'epilogo, con l'approvazione da parte del parlamento britannico del disegno di legge che sancisce definitivamente l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. La regina ha dato il suo assenso reale e nella mezzanotte del 31 gennaio 2020 il blocco europeo sarà privo dei paesi britannici. L'ultimo passaggio sarà la votazione del parlamento europeo il 29 gennaio.
La sterlina non ha avuto una grande reazione, anche perché aveva già scontato ampiamente la notizia salendo velocemente di oltre una figura sul dollaro americano in questi ultimi giorni. Però il pound sarà una valuta da seguire con molta attenzione nei prossimi mesi mettendone l'andamento in relazione a quello che succederà a livello macroeconomico nel Regno Unito, per vedere quanto Brexit abbia danneggiato o al contrario favorito tutta l'economia britannica.