Il via libera al Recovery Fund e al Next Generation EU ha rappresentato un passaggio fondamentale nella vita dell'Unione Europea come risposta alle sfide economiche e generazionali poste dallo scoppio della pandemia da Coronavirus. Nei giorni scorsi abbiamo visto il Recovery Plan francese, il France Relance. Oggi andiamo il piano italiano.
Recovery Plan Italia: obiettivi economici
Il Recovery Plan italiano è stato approvato tra il 12 e il 13 dicembre del 2020 dal Consiglio dei Ministri guidato da Giuseppe Conte. Ora sotto l'esecutivo firmato Mario Draghi attende l'iter parlamentare alla Camera e al Senato prima di essere inviato all'Unione Europea per la consacrazione definitiva. Bisogna precisare che per ora si tratta di una bozza che, come richiesto dalla Commissione Europea, dovrà essere revisionata e ampliata indicando progetti specifici, come e quando essi verranno realizzati e le risorse di cui necessitano.
Il Recovery Plan italiano è stato denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed è dotato di un tesoretto di 222,9 miliardi. Inizialmente il fondo era di 193,1 miliardi, divisi tra finanziamenti per 127,6 miliardi e contributi a fondo perduto dall'UE per 65,5 miliardi. Successivamente vi è stata la revisione delle previsioni macroeconomiche della Commissione Europea, quindi le risorse a disposizione dell'Italia sono diventate 196,5 miliardi.
Alla capacità di spesa però si sono aggiunti i Fondi di Coesione e Sviluppo e i fondi territoriali del Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe (ReactEU), per arrivare alla cifra complessiva di 222,9 miliardi. Di questi: 144,2 miliardi saranno utilizzati per finanziare nuovi progetti, mentre 65,7 miliardi verranno impiegati per velocizzare progetti già esistenti. Tutto ciò permetterà di implementare il più grande programma di spesa della storia italiana degli ultimi decenni. La presentazione del piano a Bruxelles dovrà essere effettuato non più tardi del 30 aprile del 2021.
Recovery Plan Italia: obiettivi economici
In termini numerici, il Recovery Plan italiano ha degli obiettivi ben delineati dal punto di vista economico. Intanto punta ad aumentare il Prodotto Interno Lordo italiano a una media dell'1,6% dallo 0,8%, giusto per restare in linea con quella che è la crescita media dell'Unione Europea.
In secondo luogo, mira ad incrementare la spesa pubblica negli investimenti infrastrutturali fino al 3% del PIL, nonché a portare la spesa nella ricerca e sviluppo dall'1,2% al 2,1%, addirittura sopra la media europea. Infine aspira ad accrescere il tasso di occupazione nel Paese dal 63% al 73,2%, esattamente come gli altri Paesi europei.
Recovery Plan Italia: 4 sfide e 6 missioni
Così come è stato strutturato, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza affronterà 4 sfide principali e si imbatterà nella realizzazione di 6 missioni. Le sfide consistono in:
- migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia;
- ridurre l’impatto economico e sociale della crisi pandemica;
- sostenere la transizione verde e digitale;
- innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di
- occupazione.
Quanto alle missioni esse concernono:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
- rivoluzione verde e transizione ecologica;
- infrastrutture per una mobilità sostenibile;
- istruzione e ricerca;
- inclusione e coesione;
- salute e sanità.
Recovery Plan Italia: le 6 missioni nei dettagli
Ogni missione prevista dal piano è dotata di un budget di risorse che verranno destinate e sono indicate le riforme che poi verranno discusse con la Commissione Europea per poter realizzare i progetti. Vediamo nel dettaglio.
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
Per questa missione saranno spesi complessivamente 46,1 miliardi essenzialmente in 3 macro aree:
- pubblica amministrazione per 11,4 miliardi;
- sistema produttivo per 26,7 miliardi;
- cultura e turismo per 8 miliardi.
Con lo scopo di garantire una maggiore efficienza nei servizi digitali è prevista la nascita di poli strategici nazionali che si occuperanno anche della sicurezza nella gestione dei dati sensibili. Investimenti saranno effettuati nelle reti a fibra ottica, nel 5G e nei sistemi satellitari con lo scopo di rendere più agevole e snella la Giustizia italiana. Inoltre verranno effettuati programmi specifici per riqualificare borghi, parchi, giardini storici e periferie nell'ambito della cultura e del turismo.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
Le risorse destinate a questa seconda missione ammontano a 69,9 miliardi, diluiti tra 4 comparti:
- impresa verde per 6,3 miliardi;
- transizione energetica e mobilità locale sostenibile per 18,2 miliardi;
- efficienza energetica e riqualificazione degli edifici per 29,3 miliardi;
- tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica per 15 miliardi.
Le 4 aree a loro volta perseguono degli obiettivi specifici, così esplicitati:
- riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti;
- raggiungimento dell'efficienza energetica;
- transizione ecologica;
- attuazione dell'economia circolare;
- implementazione delle energie rinnovabili;
- costruzione di piste ciclabili;
- rinforzamento boschivo;
- riciclaggio dei rifiuti.
La missione verde è quella forse più importante, in quanto si sposa con quelli che sono i principi fondamentali di tutto il grande progetto europeo del Next Generation EU. Infatti in questa sezione è stata affidata la maggiore quantità di risorse.
Infrastrutture per una mobilità sostenibile
La missione numero 3 potrà contare su 31,9 miliardi così distribuiti:
- ferrovie e strade per 28,3 miliardi;
- intermodalità e logistica integrata per 3,6 miliardi.
Nel primo caso verranno effettuati interventi mirati sulla rete per migliorare i collegamenti con il Mezzogiorno, mettendo in sicurezza viadotti e ponti autostradali grazie a un sistema di monitoraggio digitale. Nel secondo caso invece verrà implementato un piano di investimenti su scala nazionale con lo scopo di costituire un sistema portuale competitivo e sostenibile.
Istruzione e ricerca
I fondi complessivamente indirizzati a questo capitolo sono di 28,4 miliardi. Anche in tal caso i cluster sono due, come di seguito indicato:
- potenziamento delle competenze e diritto allo studio per 16,7 miliardi;
- ricerca all'impresa per 11,7 miliardi.
Il primo cluster fa riferimento alla riduzione delle differenze territoriali quanto alla quantità e alla qualità dell'istruzione. Per raggiungere l'obiettivo si rende necessario agevolare l'accesso ai percorsi scolastici e universitari, rafforzare l'interazione con le imprese e le istituzioni, contrastare l'abbandono scolastico. Il secondo cluster si basa sul reperimento delle imprese che possono interagire con la scuola.
Inclusione e coesione
La dotazione del fondo in questo caso è pari a 27,6 miliardi ed è articolata come segue:
- politiche per il lavoro per 12,6 miliardi;
- infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo Settore per 10,8 miliardi;
- interventi speciali di coesione territoriale per 4,1 miliardi.
Nel primo cluster sono previsti interventi per contrastare discriminazioni di ogni tipo, con particolare riguardo alle donne, ai giovani e alle famiglie disagiate. Inoltre verrà fatto un rafforzamento dei centri per l'impiego, favorendo l'integrazione con i servizi sociali e con gli operatori privati.
Quanto al secondo cluster verranno incrementati i servizi e le reti di assistenza per le persone non autosufficienti o con varie disabilità. Riguardo il terzo tema, oltre al problema del Mezzogiorno, ci sarà una particolare attenzione alle periferie urbane, alle campagne poco industrializzate e a quelle che vengono denominate aree interne.
Salute e sanità
All'ultima missione verranno dedicate risorse per 19,7 miliardi, attraverso due argomenti:
- assistenza di prossimità e telemedicina per 7,9 miliardi;
- innovazione dell'assistenza sanitaria per 11,8 miliardi.
Il primo tema ha lo scopo di potenziare il Servizio Sanitario Nazionale e di indirizzarlo verso un modello incentrato a livello territoriale, di rendere più omogenei i vari sistemi sanitari regionali, nonché di potenziare la prevenzione e l'assistenza territoriale. Il secondo cluster si prefigge l'obiettivo di ammodernare dal punto di vista tecnologico tutto l'SSN.
Nello specifico è prevista la realizzazione di una casa della comunità ogni 24.500 abitanti come riferimento sanitario sul territorio, la costruzione di 730 mini-ospedali entro il 2026 e la digitalizzazione delle strutture ospedaliere.