E' un mese caldo per le sorti dell'Italia, mentre si avvicina il giorno dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Tra i nomi che circolano Mario Draghi sembra in testa per il Colle. Il Paese ha ben chiara l'importanza che la figura dell'ex-Governatore della Banca Centrale Europea riveste nel panorama politico italiano, soprattutto in una fase così delicata per il Belpaese.
Draghi a Palazzo Chigi sarebbe la carta più accreditata per portare l'Italia fuori dalla crisi pandemica, soprattutto alla luce di un quadro parlamentare che con nuove elezioni rischierebbe di svelarsi frammentario e inconcludente. Questo è un prezzo che nessuno può permettersi di pagare.
Anche Draghi al Quirinale sarebbe un biglietto da visita prezioso, in particolar modo nello scenario internazionale. Una personalità così autorevole potrebbe fungere da collante tra l'Italia e l'Europa, ma anche tra l'Italia e il resto del mondo.
L'impressione generale che se ne ricava è che in questo momento l'attuale Capo del Governo sia combattuto, ma propenderebbe per la massima carica dello Stato se non fosse investito dalla responsabilità molto forte di portare avanti le riforme fino alla fine della legislatura.
Mario Draghi? Per Goldman Sachs meglio a Palazzo Chigi
Tra coloro che non vedono troppo di buon occhio l'elezione di Draghi al Colle vi sono gli analisti di Goldman Sachs. Non di certo perché il 74enne romano non sarebbe la migliore scelta che il Paese potrebbe offrire in questo momento, ma secondo gli esperti l'esecutivo italiano verrebbe travolto da un vuoto di potere che alimenterebbe incertezza e inefficacia politica.
Secondo la banca d'affari USA, se Mario Draghi dovesse lasciare la carica di Primo Ministro, vi sarebbero seri rischi sull'implementazione del Recovery Plan e delle riforme a esso collegate. Anche perché un nuovo esecutivo sarebbe difficilmente immaginabile con le attuali forze politiche, tenute insieme solo dalla grande autorevolezza di Draghi.
Nuove elezioni poi farebbero piombare il Paese in un'incertezza assoluta, che ritarderebbe ancora di più l'attuazione dei progetti europei. Draghi a Palazzo Chigi quindi darebbe continuità, sebbene la guida nel 2022 si rivelerebbe più difficile rispetto a quella del 2021, soprattutto per effetto delle spaccature sempre più evidenti tra le fazioni politiche che sostengono il Governo.
Nello scenario base di Goldman Sachs, l'esecutivo sarebbe in grado di attuare il 60% dei 39 miliardi di euro sovvenzionati dall'UE per quest'anno. Il che significa che l'Italia potrebbe rafforzare il ruolo a livello europeo in merito alla riforma delle regole fiscali con un utilizzo efficace delle risorse.
Se invece si dovesse procedere con un nuovo Governo, gli analisti della banca statunitense stimano che la capacità di raggiungere gli obiettivi del Recovery scenderebbe al 30%. La percentuale si abbasserebbe di altri 20 punti nel caso si ricorresse a elezioni anticipate.