Nel nostro ultimo incontro mensile abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle dichiarazioni di Jerome Powell nell'ultima riunione della FED. Per il Presidente dell'istituto centrale la situazione è sotto controllo. Nel meeting è stato confermato il mantenimento di tassi bassi fino al 2023, il piano di stimolo monetario da 120 miliardi di dollari mensili, e sono state sminuite le preoccupazioni sia sul fronte dell’inflazione che sull’aumento dei tassi delle curve.
Il rialzo dell’inflazione è visto come temporeaneo: l'indice dei prezzi al consumo dovrebbe salire al 2,4% quest’anno (2,2% i CPI core), ma poi tenderebbe a scendere al 2% e a riportarsi in linea con gli obiettivi di lungo periodo. Pertanto non sono giustificati nemmeno i rialzi dei tassi delle curve di rendimento dato che comunque il dato rimane sotto controllo e la FED non alzerà il costo del denaro fino al 2023.
Questo è quello che Powell ha voluto farci credere perchè sa che in questo momento la Banca centrale non può permettersi un’impennata della curva dei rendimenti. La realtà è diversa.
Powell non ha tutto sotto controllo
Nel consiglio della FED, non tutti la pensano come Powell. Ben 7 membri su 18 pensano che i tassi debbano salire prima del 2023. Altra questione non trascurabile è quella della temporaneità del balzo dell’inflazione e dell’attendibilità delle stime della Federal Reserve.
Queste previsioni sembrano non tenere in conto la straordinarietà della situazione in cui ci troviamo, caratterizzata dalla presenza di tre fattori che potrebbero rappresentare una bomba per i consumi e per l’inflazione: la politica monetaria espansiva, la politica fiscale del governo e il risparmio dei consumatori americani.
Quanti soldi hanno messo da parte i cittadini statunitensi?
I cittadini americani hanno 1.700 miliardi di dollari di risparmi accumulati in tempo di Covid, a cui si aggiunge il pacchetto fiscale da 1.900 miliardi di dollari, di cui circa un 40% sarà destinato a consumi ed investimenti. Abbiamo quindi commentato in dettaglio quale effetto avrà questa disponibilità sull'inflazione e i settori che verranno colpiti dal revenge spending.
In linea con l'economista: gli asset chiave e gli strumenti analizzati
I mercati ci vedono meglio di Powell e il rialzo dei tassi per ora non va preso sottogamba. Anche se sappiamo bene che questo fa parte di un disegno piuttosto chiaro della FED. Per ora non sono presenti segnali forti di vendita e dallo scorso mese, dopo una correzione stagionale, il mercato ha ripreso la strada del rialzo con continui nuovi massimi.
Eccezione il NASDAQ-100, per il tema della rotazione settoriale. Un segnale certamente non salutare per la futura tendenza rialzista dei mercati. Questo mercato va seguito costantemente, perché in qualunque momento può cambiare tendenza.
Abbiamo quindi analizzato in dettaglio i livelli chiave long e short da seguire secondo le scie lasciate dalle mani forti su Bitcoin, oro, argento e petrolio. Infine sono stati analizzati gli indici di Borsa S&P 500, DAX, Dow Jones, NASDAQ-100 e i cambi EUR/USD e GBP/USD.
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