- Il Coronavirus continua a mietere vittime e l'economia mondiale perde crescita e occupazione;
- Il report di aprile di Bloomberg Economics non è molto confortante, anche per via del peggiore scenario che si è verificato rispetto al precedente report di marzo;
- La ripresa della Cina e le misure governative potrebbero essere i principali segnali di ottimismo per il futuro.
La pandemia del Covid-19 avanza inarrestabile colpendo zone fino ad ora inattaccate e che presto potrebbero adottare misure rigorose di lockdown. Ad oggi il contagio è arrivato a oltre 3 milioni di persone, con 211 mila morti. Ormai tutti gli organismi internazionali di statistica sono concordi nell'ipotizzare un crollo senza precedenti per tutto il 2020 riguardo la crescita, l'occupazione, i consumi e tutte le altre variabili che fanno funzionare il meccanismo dell'economia globale. Il rimando al 2021 per una ripresa è sempre condizionato da quando la scienza riiuscirà a trovare gli antidoti necessari al virus e da quanto gli Stati saranno in grado di adottare le misure politico-economiche adeguate per contenere il fenomeno.
Per gli economisti di Bloomberg sarà recessione
Alla lunga lista dei negative viewer si aggiungono gli esperti di Bloomberg Economics. In un rapporto scritto da Tom Orlik e Jamie Rush ad oggi il Coronavirus ha disintegrato 6 trilioni di dollari di produzione e nell'anno in corso la perdita porterà a una contrazione dell'economia mondiale del 4%. Nello specifico le macro aree interessate vedranno una riduzione del 6,4% negli USA, dell'8,1% in Europa, del 4% in Giappone e la minor crescita della storia in Cina. Seppur poco confortante, uno scenario siffatto sarebbe addirittura fin troppo ottimistico. Ricordiamo che nel report di marzo gli stessi economisti avevano previsto crescita zero nel peggiore panorama che si sarebbe venuto a determinare. E' pur vero che ancora Paesi come gli Stati Uniti non erano stati travolti da un'ondata di contagi e di morti di rilevanza catastrofica. Ad ogni modo le variabili con cui bisognerebbe fare i conti riguardano in primis il rischio di una seconda infezione, in maniera particolare se le misure di restrizione verranno allentate; in questo caso il PIL globale potrebbe scendere fino al -5,6%. In secondo luogo gli stimoli fiscali e monetari insufficienti per rilanciare l'economia. In tale circostanza si potrebbe arrivare a un crash del 7,2%.
Un velo di ottimismo per il futuro?
Pur tuttavia il quadro non è tutto nero. Gli esperti infatti paragonano questa crisi a quella delle Tigri asiatiche che si è avuta nel 1997 in alcuni paesi del Sud Est asiatico, dopo le speculazioni finanziarie che portarono le monete locali ad essere sganciate dal dollaro.Ma anche a quella del 2008 dove il sistema dei mutui subprime saltò per aria generando il fallimento di grossi istituti di credito. La differenza fondamentale sta nel fatto che allora la sorpresa generale trovò impreparate le istituzioni che rimasero inerti riguardo le contromisure leste e generose da mettere in atto per affrontare lo tzunami. Oggi invece sia Governi che banche centrali si sono immediatamente attivate con stimoli di portata mai vista, il che ha creato le condizioni per una ripresa in tempi ridotti nel momento in cui la pandemia dovesse rallentare la presa.
Per questo gli economisti incitano le istituzioni anche ad esagerare sulle misure facendo proprio un raffronto di costo. In altre parole, il danno che stimoli insufficienti potrebbe creare nel cuore dell'economia di ogni Paese sarebbe ben superiore alle spese che ogni Nazione dovrebbe sostenere per rivitalizzare i vari apparati del sistema economico produttivo. Stando a quanto scritto nel precedente report probabilmente la ripresa della Cina riuscirebbe a contenere l'impatto sull'economia mondiale, essendo il Dragone ormai parte essenziale di tutto il contesto globale. Già è molto positivo che a Pechino quasi tutte le aziende manifatturiere abbiano ripreso la piena attività e la produzione si accinge lentamente a tornare ai livelli normali. Purtroppo però si è andato a verificare il più calamitoso degli scenari previsti in quel report e quindi occorrerà più tempo perché tutti gli altri Paesi interconnessi negli scambi commerciali possano tenere il passo verso un rilancio che ad oggi sembra ancora lontano.