I dati di inizio settimana del PIL cinese non lasciano tranquille le Autorità di Pechino. La crescita nel quarto trimestre 2021 è stata appena del 4%, la più bassa dall'inizio della ripresa post-pandemica avviata nel secondo trimestre del 2020. Prontamente la People's Bank of China è intervenuta tagliando 2 tassi chiave per supportare l'economia: il Medium-Term Lending Facility a 1 anno e il Reverse Repo a 7 giorni.
Queste misure potrebbero aprire la strada a ulteriori ribassi del tasso di prestito di riferimento, che per il mercato immobiliare in particolare sarebbe di vitale importanza al fine di rilanciare un settore che in questo momento appare moribondo. Il problema è che la crisi immobiliare sembra destinata a durare ancora a lungo, con effetti di cui ancora non si riesce a definire bene la portata. Tutto questo si intreccia con la diffusione del Covid-19 che rischia di bloccare le attività produttive, dal momento che Pechino ha deciso senza indugi di proseguire con la politica di zero contagi.
A preoccupare è anche il terzo aumento consecutivo del tasso di disoccupazione, ora arrivato al 5,1%, cifra che si estende al 14,3% se si considera la fascia di età che va dai 16 ai 24 anni. La situazione è di una delicatezza estrema perché in palio vi è anche il terzo mandato di Xi Jinping alla guida del Partito Comunista cinese e una crescita sostenuta però da una ridistribuzione equa della ricchezza, che richiama quel principio della prosperità comune divenuto ormai come una liturgia per il Governo.
Cina: i principali rischi ora per l'economia
Gli economisti vedono parecchi rischi nella politica governativa in rapporto a come sta andando l'economia del Paese in questo periodo storico. Yue Su, economista cinese presso l'Economist Inteligence Unit ha affermato che il più grande rischio al ribasso per il 2022 è derivante dal crollo dei consumi, per effetto dei blocchi e delle preoccupazioni su Omicron. La tolleranza zero nei confronti della diffusione del virus sta creando non pochi danni al riguardo, come dimostrano i dati sulle vendite al dettaglio, un valido indicatore della spesa dei consumatori.
Infatti le vendite sono aumentate solo dell'1,7% a dicembre rispetto all'anno precedente, quando negli ultimi 2 anni la media era stata di una crescita del 3,9% su base annua. Per non parlare di un ritmo dell'8% annuo nel periodo pre-pandemico. Su teme che gli stimoli attuati dalla Banca Centrali potrebbero non arrivare al settore privato, che contribuisce con l'80% della forza lavoro e la cui debolezza potrebbe dare adito a un crollo degli investimenti, del reddito e quindi dell'occupazione.
Della stessa opinione Eswar Prasad, professore di politica commerciale ed economia alla Cornell University, che vede nelle rigide misure anti Covid-19 la debole domanda dei consumatori. Pertanto, prevede ulteriori misure di stimolo se le circostanze interne ed esterne rimangono sfavorevoli. Come conferma anche Wei Yao, capo economista cinese presso Société Générale, che vede già nelle riunioni legislative annuali di marzo le prossime mosse del Governo.
Il settore chiave da tenere d'occhio comunque è quello immobiliare, rappresentativo del 25% dell'attività economica della Cina. Una buona parte degli economisti sostiene che il rallentamento del mercato delle case dovrebbe stabilizzarsi entro i primi 6 mesi del 2022, ma il peso che avrà in futuro il settore non sarà lo stesso. Bert Hofman, direttore dell'East Asian Institute presso la National University of Singapore, ha asserito che non vi sarà probabilmente una crescita eccessiva di questo mercato, nonostante il Governo cerchi di gestire una recessione nell'immobiliare per evitare qualsiasi tipo di crisi.