Borse mondiali: i tre avvenimenti più importanti del 2020 | Investire.biz

Borse mondiali: i tre avvenimenti più importanti del 2020

31 dic 2020 - 11:00

06 dic 2022 - 09:15

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Quali sono stati i tre eventi più importanti del 2020? Quale impatto hanno avuto sui mercati finanziari? Ecco i 3 episodi di quest’anno che ricorderemo per molto tempo

Si sa, “anno bisesto anno funesto”. Da sempre gli anni bisestili non godono di una bella reputazione. Certo non si può dire che non se la siano guadagnata, dopotutto il 2020 è solo l’ultimo della lista, almeno per i prossimi tre anni. Il 2020 verrà ricordato dal mondo sicuramente come un anno tragico per la pandemia di Coronavirus, che ha avuto effetti disastrosi sull’economia di tutti i Paesi del mondo, ma sopratutto sulle persone.

Un altro evento degno di nota? La burrascosa elezione del 46° Presidente degli Stati Uniti d’America, che ha visto come vincitore il candidato del partito democratico Joe Biden contro il repubblicano Donald Trump.

È rimasta leggermente sullo sfondo invece, data la complessità e l’impatto significativo dei due avvenimenti appena menzionati, la Brexit. Il divorzio tra Londra e Bruxelles. Ma ripercorriamoli insieme uno ad uno.

 

Covid-19: crisi e risposta di Paesi e Banche centrali

Durante il 2020 la pandemia di Coronavirus si diffonde in tutto il mondo con oltre 65 milioni di casi e più di un milione e mezzo di morti. Il virus è scoperto in Cina, nella zona di Whuan, a fine del 2019 e si diffonde velocemente nel paese e nel Sud-est asiatico. A gennaio ci sono i primi casi in Europa e Stati Uniti. A febbraio ha già contagiato la maggior parte dei Paesi dell'Emisfero nord, l'India e il Medio Oriente. I paesi più colpiti sono Cina, Italia, Iran e Corea del Sud. A marzo è presente in tutti i continenti abitati. In Italia il virus si diffonde in tutto il territorio nazionale, la prima città ad allarmare la popolazione è Roma poi nascono focolai in Veneto, ma è la Lombardia la regione più colpita. Da marzo a maggio il governo impone il lockdown, cioè la chiusura di tutte le attività non indispensabili. In estate si torna ad una apparente normalità, ma in autunno il contagio ricomincia a diffondersi, in quella che gli esperti hanno definito “seconda ondata”. La crisi connessa alla diffusione della pandemia di Covid-19 rappresenta un evento epocale destinato a generare forti ripercussioni economiche e sociali, allo stato attuale ancora difficilmente stimabili. I dati relativi a contagi e decessi sono ancora in crescita in varie aree del mondo. In particolare, a fine dicembre 2020 i casi confermati nel mondo dall'inizio della pandemia si attestavano a 79,5 milioni con oltre 1,7 milioni di morti (dati OMS, Fonte: Health Emergency Dashboard). Gli effetti economici del lockdown sono stati sin da subito severi. Le previsioni sulle prospettive economiche pubblicate da diverse istituzioni internazionali mostrano un impatto della crisi molto più marcato in Italia rispetto a quello stimato per altre economie avanzate e, in particolare, per quelle dell'area euro. Ciò dipende da vari fattori. In primo luogo in Italia l'epidemia si è diffusa con alcune settimane di anticipo rispetto alle altre economie avanzate. Tale circostanza ha determinato il mantenimento di misure di distanziamento sociale per un periodo più prolungato, con impatti diretti legati alla sospensione delle attività con un conseguente calo del reddito disponibile e quindi dei consumi dei lavoratori, che hanno portato a loro volta ad un calo della fiducia e all'aumento dell'incertezza. La forte incertezza sulle prospettive economiche globali ha innescato una fortissima volatilità sui mercati azionari che si è riflessa in significativi cali delle quotazioni di Borsa. La volatilità dei prezzi è aumentata in maniera significativa, portandosi a livelli di gran lunga superiori a quelli registrati in occasione delle crisi del 2008 e del debito sovrano nel 2011. Se è vero che complessivamente i mercati azionari hanno ceduto oltre il 30% durante il crollo di febbraio e marzo c’è anche da dire che non è stato un 2020 funesto per tutti i settori. Ad esempio le aziende tecnologiche, il cui business è incentrato sui servizi online, hanno beneficiato molto dalla crisi sanitaria. Parliamo delle grandi società della Silicon Valley che hanno visto aumentare in modo considerevole i loro valori di Borsa. Un esempio? Amazon, Facebook, Netflix, Google ed altre ancora, che insieme formano il cosiddetto gruppo FAANG, le aziende tech Usa a maggior capitalizzazione che hanno performato molto bene negli ultimi anni al netto delle performance straordinarie archiviate nel 2020. I business offline, ovvero quelli fisici, d’altra parte sono stati fortemente penalizzati dal primo periodo di lockdown e la seconda ondata ha per molti di questi definitivamente azzerato ogni possibile aspettativa di business. Le Banche centrali si sono attivate fin da subito per contrastare gli effetti negativi sull’economia e sui mercati e continueranno ad essere allineate globalmente con politiche fiscali e monetarie atte ad assicurare una rete di protezione, evitando così lo spettro di una nuova recessione o di deflazione prolungata. A livello europeo, è stata resa disponibile una parte dei fondi di coesione già stanziati nel bilancio dell'Unione attraverso un'iniziativa denominata CRII (Coronavirus Response Investment Initiative). Per attenuare le ripercussioni occupazionali della crisi è stato inoltre attivato il programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) con una disponibilità di 100 miliardi di euro utilizzati a completamento delle misure di cassa integrazione adottate da vari paesi europei. La Banca europea degli investimenti (BEI) ha proposto, inoltre, l'istituzione di un fondo paneuropeo di garanzia per le PMI di ammontare pari a 25 miliardi di euro che punterebbe a mobilitare risorse fino a 200 miliardi di euro in forma di finanziamenti. Tra aprile e maggio è stato raggiunto un accordo in ambito europeo finalizzato a dotare il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM) di un'ulteriore linea di credito precauzionale per un ammontare complessivo di 240 miliardi. Il 27 maggio, inoltre, la Commissione europea ha proposto un nuovo fondo europeo temporaneo per la ricostruzione (denominato Next Generation EU) per un ammontare di 750 miliardi di euro, oltre al rafforzamento dei fondi di bilancio dell'UE per il periodo 2021-2027 per un ammontare complessivo di 1100 miliardi. Parallelamente, la BCE e l’EBA, l'Autorità europea di vigilanza delle banche, hanno varato misure fortemente espansive per sostenere la liquidità del sistema bancario e consentire agli istituti di credito di continuare a finanziare adeguatamente le attività produttive e le famiglie. Tra le tante misure adottate, le più rilevanti sono: la riduzione dei tassi di interesse di riferimento, l'avvio di nuove operazioni di rifinanziamento che consentiranno alle banche di ottenere una maggiore liquidità dalla BCE a condizioni più vantaggiose, la mitigazione di alcuni criteri di vigilanza che potrebbero indurre le banche a ridurre i prestiti ai privati. Sono stati anche ampliati i programmi di acquisto di attività finanziarie pubbliche e private, inclusa la carta commerciale e le obbligazioni emesse da società non finanziarie (Pandemic Emergency Purchase Programme). La BCE il 10 dicembre 2020 ha inoltre rafforzato il PEPP di altri 500 miliardi di euro con scadenza prolungata fino ad almeno marzo 2022 ed ha introdotto 3 nuove operazioni TLTRO per giugno, settembre e dicembre 2021 e 4 nuove aste PELTRO per lo stesso anno. Allo stesso tempo le condizioni di tassi “vantaggiose” (tassi fino a -1%) sono state estese fino a giugno 2022. In Usa la Fed ha tagliato a sorpresa i tassi di interesse quasi a zero (nella fascia 0,0-0,25%) come misura d'emergenza per contrastare gli effetti della pandemia e lanciato un massiccio programma di acquisto titoli da 700 miliardi di dollari per sostenere l'economia. Ulteriori forti misure sono state annunciate inoltre in soccorso alle piazze dei commercial paper, cioè del debito a breve, e delle obbligazioni corporate. La Fed ha in particolare sollevato il sipario su una Primary Market Corporate Credit Facility per l’acquisto di bond aziendali direttamente da emittenti di alta qualità. Un Secondary Market Corporate Credit Facilty per il mercato secondario, compresi acquisti su selezionati ETF che contengano obbligazioni corporate di alta qualità. La Banca centrale Usa ha anche rafforzato i precedenti piani di acquisto di commercial paper attraverso la già varata Commercial Paper Funding Facilty ed ha infine riaperto il Talf, facility dell'era della crisi del 2008: la Term Asset-Backed Securities Loan Facilty. Con l’annuncio da parte di Pfizer dei primi risultati positivi della sperimentazione del vaccino contro il coronavirus si è visto un impatto significativo sui mercati finanziari. Pfizer, l’azienda che ha sviluppato il vaccino in collaborazione con l’azienda biotecnologica tedesca BioNTech, ha rilasciato dati preliminari che suggeriscono che il vaccino è risultato efficace al 95%. In risposta alla notizia, le azioni statunitensi hanno quasi raggiunto il massimo storico, il prezzo del greggio WTI è salito del 7% e il rendimento del Tesoro statunitense a 10 anni ha raggiunto lo 0,9%. Inoltre, le speranze di una riapertura delle economie hanno permesso ai titoli azionari penalizzati quest’anno di sovraperformare in modo significativo. Gli analisti tuttavia ritengono che ci sia un eccessivo ottimismo nel mercato per l'imminente arrivo dei vaccini contro il Covid-19: gli effetti negativi sull'economia potrebbero non essere finiti.

 

 

Elezioni USA 2020: Joe Biden nuovo Presidente Stati Uniti

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2020 si sono tenute il 3 novembre. In virtù del funzionamento del sistema elettorale statunitense, gli elettori sono stati chiamati a eleggere i cosiddetti grandi elettori che il 14 dicembre 2020 si sono riuniti nel collegio elettorale per eleggere il nuovo presidente e il suo vice presidente. Prima delle effettive elezioni presidenziali si è svolta una serie di elezioni primarie e di caucus, aventi lo scopo di individuare il candidato di ogni partito alle elezioni. Questa fase preliminare si è tenuta durante la prima metà del 2020. Anche questa procedura di nomina è un'elezione indiretta, in cui gli iscritti di ogni partito nominano dei delegati, che poi sono chiamati a eleggere il candidato del proprio partito in una convention che ufficializza la nomina del candidato alla presidenza e di quello alla vice presidenza (il ticket). Il presidente uscente Donald Trump ha annunciato di volersi candidare per il secondo mandato come candidato del Partito Repubblicano. A seguito di questa candidatura, i dirigenti di questo partito di numerosi Stati hanno annunciato di non tenere le primarie e i caucus, in dimostrazione di sostegno della candidatura di Trump. Per il Partito Democratico inizialmente sono pervenute 27 candidature, il numero più alto mai avuto per un processo di nomina del candidato presidenziale nella storia delle elezioni presidenziali statunitensi moderne. Al termine della procedura di elezioni primarie, la convention, il partito ha proclamato Joe Biden candidato ufficiale alla Casa Bianca. Questi ha poi indicato come compagna di ticket la senatrice californiana Kamala Harris. Le elezioni Usa 2020 sono risultate le più partecipate della storia statunitense ed entrambi i candidati hanno infranto il record di preferenze totali ottenuto precedentemente da Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2008. Il vincitore delle elezioni è risultato essere Joe Biden, il quale ha interrotto dopo 28 anni la serie di vittorie da parte dei presidenti uscenti ricandidati dai rispettivi partiti. Biden inizierà ufficialmente il suo mandato il 20 gennaio 2021. Sin dalle ore immediatamente successive allo spoglio, il Presidente uscente Trump si è rifiutato di riconoscere l’esito delle votazioni, paventando brogli e annunciando ricorsi legali. A seguito dei fallimento delle azioni legali, il 23 novembre 2020 l'amministrazione Trump ha consentito l'avvio della transizione. Joe Biden si trova a ereditare un Paese profondamente diviso dopo delle elezioni che si sono rivelate molto polarizzate. Inoltre, tra le questioni più urgenti da affrontare c’è il nodo del sostegno fiscale all’economia. Nella sua campagna elettorale, Joe Biden ha insistito anzitutto sul problema dei cambiamenti climatici, annunciando che la sua presidenza investirà 2 trilioni di dollari in energia verde. Questo potrebbe spingere al rialzo le azioni delle società posizionate nel settore delle energie rinnovabili o che in qualche modo trarranno beneficio dal passaggio all’elettrico. Un altro cavallo di battaglia del candidato presidente Biden è la sanità. Il progetto del democratico sarà quello di ampliare l’accesso alle cure mediche a una più ampia platea di americani, fornendo assistenza alle fasce più deboli e cambiando strategia nella lotta al coronavirus.  La vittoria di Joe Biden, quindi, potrebbe essere una buona notizia per i titoli healthcare, come le aziende biotecnologiche. Un altro settore che potrebbe beneficiarne è quello delle armi. Infatti, un obiettivo del prossimo inquilino della Casa Bianca sarà riallacciare i rapporti strategici con gli alleati internazionali, sgretolati dall’atteggiamento protezionista di Trump. Questa politica internazionale costruttiva potrebbe ripristinare i vecchi legami con la NATO e spingere la domanda di armamenti, storicamente forte sotto una presidenza democratica.

 

Brexit: c’è l’accordo tra UE e Regno Unito

Con il termine “Brexit” si indica l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, così come sancito dal referendum che si è svolto il 23 Giugno 2016. Il risultato ha determinato una chiusura definitiva dell’Isola di Sua Maestà verso un’istituzione mai troppo amata Oltremanica. Ma, d’altro canto, far parte dell’UE ha permesso alla Gran Bretagna di non rimanere isolata rispetto decisioni importanti in materia di economia e geopolitica. La prima conseguenza della Brexit sono state le dimissioni dell’allora premier Cameron che, dopo l’iniziale parere favorevole, ha tentato fino all’ultimo di convincere gli elettori a votare per il Remain, del resto il Governo da lui presieduto è sempre stato accusato di non aver mai preso una posizione netta e definitiva. Questa ambiguità sull’argomento ha fatto perdere importanza alle indicazioni di voto suggerite e lasciato, di fatto, una sorta di liberà che è sfociata in un risultato giudicato da molti sorprendente. L’attuale Governo britannico, presieduto da Boris Johnson, dopo le dimissioni di Theresa May, ha chiesto e ottenuto la sospensione delle attività parlamentari per cinque settimane, volute per impedire che i suoi avversari politici blocchino il no deal. Con la vittoria dei Tory, il partito Conservatore, Johnson è diventato Primo Ministro inglese. Tutta la sua campagna elettorale si è basata sul motto “Get Brexit done”, ovvero “portare a termine la Brexit”. La vicenda Brexit negli ultimi anni è stata molto combattuta, ma si è finalmente arrivati ad un accordo nel pomeriggio del 24 dicembre 2020. Non appena il primo ministro britannico Johnson e la presidente della Commissione europea von der Leyen hanno annunciato il loro accordo sul commercio e la sicurezza, immediatamente sono partite le rivendicazioni. Von der Leyen ha organizzato la conferenza stampa per prima e i diplomatici dell’UE hanno dichiarato che era stato Johnson a fare più concessioni. La verità è che entrambi gli schieramenti sono scesi a compromessi. Davanti alle oltre 1200 pagine del documento pubblicato il 26 dicembre, gli analisti concordano sul fatto che Johnson ha ceduto più del previsto sulla pesca, mentre l’Unione ha fatto un passo indietro rispetto alla ritorsione unilaterale immediata nel caso in cui il Regno Unito ne aggiri le regole sul lavoro, l’ambiente e gli aiuti statali. Per il momento il pericolo Brexit senza accordo è ormai passato, però alcune questioni spinose potrebbero riemergere in futuro e rappresentare terreno di scontro tra le parti. Una prima controversia potrà nascere sul fatto che il Regno Unito non dovrà allinearsi alle leggi UE, ma l'Europa potrà agire contro di essa imponendo tariffe in caso di concorrenza sleale. Un altro punto riguarda l'accesso ai mercati finanziari europei da parte di Londra. Nel testo dell'accordo vi sono delle disposizioni standard sui servizi finanziari, ma non ci sono riferimenti sull'equivalenza degli stessi. Il terzo motivo di attrito è quello più controverso, perché ha rappresentato il nodo principale del lungo negoziato: la pesca. Secondo il compromesso, il Regno Unito e l'UE potranno imporsi dazi a vicenda se dimostreranno che la riduzione all'accesso nelle acque territoriali comporterà danni economici e sociali.

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