Oggi si apre la due giorni di riunioni della
Federal Reserve per
decidere sui tassi d'interesse e tracciare le linee di politica monetaria. Questo incontro è particolarmente significativo perché arriva in un momento delicato per l'economia americana e non solo. Il
FOMC deve affrontare la questione della crisi del sistema bancario statunitense, tramortito dal fallimento di tre importanti istituti finanziari (Silvergate Capital, Silicon Valley Bank e Signature Bank) e da un quasi default di First Republic Bank.
Alla fine, la Banca centrale USA dovrebbe scegliere la strada meno spinosa, ossia una stretta di 25 punti base. La scelta si troverebbe nel mezzo tra una decisione troppo aggressiva di 50 punti base, che rischierebbe di mettere ulteriore pressione a un sistema economico e finanziario già provato, e una pausa che potrebbe mettere in azione la risalita dell'inflazione vanificando tutti gli sforzi fatti finora per contenerla. La Fed quindi dovrebbe seguire la linea disegnata con il sostegno delle autorità americane al sistema finanziario dopo il fallimento della SVB all'inizio di questo mese.
Fed: ecco cosa deciderà
L'istituto monetario statunitense si sta comunque muovendo in un campo minato, perché le azioni messe in campo per evitare il collasso finanziario non hanno sortito grandi effetti. In altri termini,
il sistema bancario rimane pericolante e il mercato lo sta percependo pienamente. Nell'ultima seduta a Wall Street, le azioni della First Republic Bank sono naufragate, lasciando sul terreno circa il 47% di capitalizzazione. "È un momento tremendamente impegnativo.
Jerome Powell deve essere sia un pompiere che un poliziotto", ha affermato Ellen Meade, ex-consulente senior del Consiglio dei governatori della Banca centrale fino al 2021.
Il problema è che non vi è solo il discorso relativo ai tassi d'interesse, ma dovrà essere delineata la traiettoria riguardo l'inflazione e la disoccupazione, in un momento storico in un cui la situazione si sta evolvendo con grande velocità. Secondo Ian Shepherdson, capo economista di Pantheon Macroeconomics, "tutta questa faccenda è un evento disinflazionistico, ma è molto difficile sapere a questo punto quanto sia disinflazionistico".
Torsten Slok, capo economista di Apollo Global Management, teme che quest'anno possa arrivare una forte recessione, a causa del fatto che il numero di banche potrebbe ridursi. "Quello che sappiamo è che la combinazione di effetti ritardati della politica monetaria e questo rischio al ribasso sta solo rendendo le cose più complicate", ha detto. Secondo le sue stime, il tasso al quale le banche si prestano denaro tra di loro è aumentato di 1,5 punti percentuali rispetto all'attuale costo del denaro compreso tra il 4,50% e il 4,75%. Questo implicherebbe che la Fed in questa riunione rinunci a un incremento. Della stessa opinione risultano essere gli analisti di Goldman Sachs, che prevedono uno stop alle strette della Banca centrale questa settimana per poi aumentare i tassi di 25 punti base in ognuna delle tre riunioni successive.
La necessità di gestire la crisi bancaria quindi ha preso il sopravvento e alla fine il tasso terminale potrebbe collocarsi al di sotto rispetto all'intervallo 5,5%-5,75% atteso finora. In sostanza, Powell dovrebbe compiere una vera inversione rispetto alla testimonianza di alcune settimane fa di fronte al Congresso USA, dove ha detto che il raffreddamento dell'inflazione procede a passo lento e potrebbe essere necessario tornare a restrizioni più aggressive.
Ora il contesto è profondamente cambiato e, secondo Vincent Reihart, ex-funzionario della Fed per oltre vent'anni, "se la Fed dovesse sospendere i suoi aumenti dei tassi nel tentativo di sostenere la stabilità finanziaria, dovrebbe affrontare crescenti critiche per non aver gestito il settore bancario in modo sufficiente a prevenire un tale problema".