- L'esplosione delle richieste di sussidi di disoccuapazione allarma il mondo del lavoro statunitense;
- Dopo Goldman Sachs, anche Bank of America prevede scenari tenebrosi per il 2020;
- Lunedì videoconferenza straordinaria dell'OPEC+ che potrebbe dare delle indicazioni importantissime per il futuro.
I Future sugli indici Usa sono in calo di un punto percentuale. Dopo il rialzo di ieri Wall Street sembra aver ripreso la strada delle vendite. A spingere i listini nella giornata di ieri erano stati i due tweet di Trump che annunciavano accordi imminenti tra Russia e Arabia Saudita sulle forniture di petrolio, mettendo in secondo piano le notizie devastanti che arrivavano dal mondo del lavoro. A far da sfondo al malumore degli investitori oggi è proprio il tremendo dato sulla richiesta di sussidi di disoccupazione settimanale: 6,648 milioni di persone hanno fatto richiesta di sussidio la scorsa settimana, record storico per gli Stati Uniti e peggio delle stime degli analisti. A meno di un'ora dalla diffusione dei dati mensili sul tasso di disoccupazione americana e delle buste paga del settore non agricolo i dati di ieri suonano come un campanello d'allarme sugli effetti drammatici per la prima economia mondiale dal diffondersi del numero di contagi da Coronavirus. Attualmente gli Stati Uniti registrano 245.573 contagi, primato globale. In crescita anche il numero dei decessi, arrivato ad ora a 6.058.
Le previsioni di Bank America: profonda recessione
A rendere il clima ancora meno sereno le previsioni degli analisti su quello che sarà l'andamento per tutto il 2020 dell'economia a stelle e strisce. Dopo le stime catastrofiche di Goldman Sachs che annunciavano un crollo del PIL USA del 34%, anche gli analisti di Bank of America vanno giù pesanti prevedendo una disoccupazione al 15,6%, con conseguente perdita fino a 20 milioni di posti di lavoro. Secondo la banca d'affari, questo si accompagnerebbe ad una contrazione del PIL del 38% nei primi tre trimestri dell'anno. I settori più colpiti sarebbero quelli relativi ai trasporti, al comparto alberghiero, all'intrattenimento e al commercio al dettaglio. Lo shock esterno farebbe crollare i consumi portando le imprese a fatturare di meno e quindi a lasciare i dipendenti a casa. Uno scenario raccapricciante che farebbe piombare la superpotenza in uno stato recessivo da cui sarebbe impresa ardua riuscire a risollevarsi.
Gli effetti delle misure congiunte tra Governo e FED potrebbero contenere l'inondazione della pandemia, ma quello degli americani che perderanno il posto di lavoro sarà un problema che per forza di cose sarà legato alla ripresa delle attività costrette al lockdown. Ad oggi ricordiamo che l'80% della popolazione americana è bloccata a casa. Non solo, lo stimolo della domanda di quei Paesi che prima sono riusciti ad uscire dal tunnel, come la Cina, sarà di fondamentale importanza una volta che tutto sarà tornato alla normalità. Per il momento gli ultimi dati rilevano che il PMI di Singapore è crollato a marzo ai minimi storici mentre l'impatto sui gestori dei servizi in Cina nel mese di febbraio è stato il più devastante che il Paese asiatico abbia mai conosciuto.
Il nodo della crisi petrolifera
La recessione prevista per il 2020 si collega poi ad una variabile impazzita, che riguarda il prezzo del greggio e lo spauracchio del fallimento delle shail oil americane. Come detto sopra, ieri Trump ha tweettato con toni trionfalistici sulla possibile risoluzione della diatriba tra Russia e Arabia Saudita facendo schizzare in alto il prezzo del greggio fino al 32%. Qualcuno già profila la possibilità di una specie nuovo cartello a tre che include proprio Usa, Russia e Arabia Saudita, con lo scopo di razionalizzare l'offerta. E infatti lunedì 6 aprile si terrà una videoconferenza straordinaria dei paesi dell'OPEC+ per discutere di un taglio dell'offerta di 10 milioni di barili e dell'idea di inserire all'interno del cartello le compagnie americane. La conferma è arrivata dall'agenzia di stampa russa TASS proprio in queste ore. I fatti finora però denunciano che i prezzi bassi e il ridotto spazio di stoccaggio per mettere le scorte hanno già comportato la decimazione di alcuni pezzi dell'industria petrolifera americana, soprattutto riguardo quelle aziende soverchiate dai debiti e con bilanci disastrati (vedi Whiting Petroleum).
Occhi puntati sui dati occupazionali USA di oggi
Tornando all'aspetto cruciale che riguarda il mondo del lavoro statutitense, tra poco verranno pubblicati i dati sui Non Farm Payrolls. Le attese sono per una perdita di 100 mila posti di lavoro e di un tasso di disoccupazione che slitta al 3,8%. Le ultime due rilevazioni concernente la richiesta dei sussidi di disoccupazione hanno detto che 10 milioni di americani stanno cercando lavoro. Un peggioramento rispetto alle previsioni potrebbe avere dei contraccolpi violenti sulle quotazioni azionarie perché gli investitori avrebbero la percezione che la situazione stia per sfuggire di mano. Diverso invece il discorso attinente al dollaro che attualmente sembra beneficiare delle grazie degli investitori che lo vedono come uno dei principali beni rifugio. Il Dollar Index anche oggi è in rialzo di un +0,5%. Quindi un peggioramento dei dati rispetto al consensus potrebbe paradossalmente rafforzare il biglietto verde nei confronti delle altre valute.