56 anni fa nasceva negli Stati Uniti il panino più famoso al mondo, il Big Mac. Venduto oggi in più di 100 paesi, ha da subito ottenuto una tale diffusione e popolarità da diventare nel tempo un’icona globale dei consumi.
Proprio per questo motivo, nel 1986 il settimanale britannico The Economist ha ideato il Big Mac Index, uno strumento di misurazione per comparare il potere d’acquisto di diverse valute, che da allora viene pubblicato ogni anno.
L’indice ha fatto anche nascere il termine “Burgernomics”. Ovviamente gli indicatori dei cambiamenti economici di ogni Paese sono molti ed eterogenei. Tra questi il Big Mac Index è uno dei più creativi e originali. Vediamo cosa è nel dettaglio.
Big Mac Index: cosa è e come funziona
Il Big Mac Index è uno strumento informale di comparazione del potere d’acquisto di una valuta. Questa misurazione assume come valida la teoria della parità dei poteri di acquisto, ovvero l’idea per cui il tasso di cambio tra due valute tende ad aggiustarsi naturalmente, così che un insieme di beni arrivi ad avere lo stesso costo in entrambe le valute considerate, in questo caso proprio il Big Mac. Nell’indice di cui si parla il paniere è composto da un singolo Big Mac, così come viene venduto dalla catena di fast food McDonald’s.
Più nel dettaglio il Big Mac Index tra due paesi si ottiene dividendo il costo di un Big Mac in una nazione (ad esempio in Italia, quindi con valuta Euro) per il costo di un Big Mac nell’altra nazione (ad esempio negli USA, quindi con valuta USD). Questo valore viene confrontato con il tasso di cambio attuale: se è più basso, la prima valuta è sottovalutata rispetto alla seconda, mentre se è più alto la prima valuta è sopravvalutata.
Ad esempio, supponiamo che un Big Mac costi 2,00 sterline nel Regno Unito e 2,50 dollari negli Stati Uniti: il tasso della parità di potere d’acquisto è 2,00/2,50 = 0,8. Se il tasso di cambio ufficiale è 1 dollaro USA per 0,55 sterline inglesi, allora la valuta di Sua Maestà è sopravvalutata rispetto al dollaro statunitense, dato che 0,8 è evidentemente maggiore di 0,55.
Non solo Big Mac, Starbucks Tall Latte Index
Nel gennaio 2004, The Economist ha introdotto un indice gemello, l’indice Tall Latte. L’idea è la stessa, ma il Big Mac è sostituito da una tazza di caffè di Starbucks, riconoscendo la diffusione globale della catena negli ultimi anni. Con uno spirito simile, nel 1997 il quotidiano tracciò una “mappa della Coca-Cola“, che mostrava una forte correlazione positiva tra la quantità di Coca-Cola consumata pro capite in una nazione e il benessere della stessa.
Ad ogni modo, l’idea di prendere come riferimento un bene o un paniere di beni di uso comune al fine di valutare il potere d’acquisto nei vari paesi è ormai un tema consolidato tra gli economisti. Questo permette di capire anche come si modificano i consumi e il modo in cui evolve la cultura a livello globale.
Big Mac Index: limiti e critiche
Mentre gli economisti citano ampiamente il Big Mac Index come una ragionevole misura reale della parità del potere d'acquisto, la metodologia ha alcuni limiti. Innanzitutto, l'indice Big Mac è limitato dalla copertura geografica, a causa della diffusione non del tutto globale del franchising McDonald's: ad esempio, i ristoranti della catena statunitense sono presenti solo in pochi paesi Africani, principalmente in Marocco, Egitto e Sudafrica.
In molti paesi, mangiare nei fast-food delle catene internazionali è relativamente più costoso rispetto a un ristorante locale. L'abitudine di mangiare nei fast food, la proporzione delle vendite, le tasse locali, i livelli di concorrenza e i dazi doganali all'importazione di alcuni prodotti specifici potrebbero poi non essere rappresentativi dell'economia del paese nel suo complesso.
Allo stesso tempo, McDonald's utilizza strategie commerciali differenti, che possono portare a differenze enormi fra diverse nazioni per uno stesso prodotto. La domanda di questa tipologia di panino può variare in alcuni paesi: ad esempio in India il consumo di carne bovina è limitato dalla tradizione religiosa induista che vieta di mangiarla, tanto che nei ristoranti indiani il Big Mac è sostituito dal Chicken Maharaja Mac, confezionato con carne di pollo. Il Big Mac venduto in Australia ha il 22% di calorie in meno della versione canadese e pesa l'8% in meno della versione venduta in Messico.
Inoltre, non vi è alcuna ragione teorica per cui beni e servizi non commerciabili dovrebbero essere uguali nei diversi paesi. Ad esempio, un Big Mac venduto nel centro di New York potrebbe avere un prezzo diverso rispetto a quello venduto da un ristorante situato in una zona rurale. Questa è la ragione teorica per cui la parità di potere d'acquisto è un concetto diverso dai tassi di cambio di mercato nel tempo.
Dunque, in conclusione, il prezzo di un Big Mac rifletterà i costi di produzione locale, della pubblicità locale, delle materie prime e della manodopera, ma soprattutto da ciò che il mercato locale domanda, il che è molto diverso da paese a paese e non riflette del tutto i valori relativi delle valute.