Parlando di fungibilità e non fungibilità di token e criptovalute non si può non parlare del cosiddetto standard ERC-20, base strutturale digitale sulla quale vengono costruiti la maggior parte dei progetti sulla piattaforma di Ethereum.
Andiamo ad approfondire questo discorso e a capire le motivazioni tecniche per le quali è stato creato questo standard e quali sono i fondamenti tecnologici di questa tipologia di smart contract, che ha lo scopo di semplificare determinate operazioni sulla blockchain di Ethereum.
Token: cosa sono
Anzitutto qualche parola preliminare su che cos’è un token, nel caso in cui non fosse chiaro. Senza dilungarci troppo in aspetti tecnici diremo che un token è la rappresentazione di un valore che noi deteniamo e che è stabilito da chi l’ha creato. Almeno in un primo momento, poiché nel caso in cui il suddetto token faccia poi ingresso nei mercati il suo valore sarà stabilito dai mercati stessi, domanda e offerta, nel più classico dei modi. Per il fatto che i token tendono ad assumere valenza di vera e propria moneta, cioè vengono utilizzati come se lo fossero, è opportuno fare un esempio molto semplice per spiegarne le differenze.
Pensiamo alle fiches all’interno di un casinò, queste hanno valore in questo contesto poiché è solo all’interno del casinò che possono rappresentare qualcosa. Al di fuori non valgono niente e non possono essere utilizzate comunemente per scambiare valore. Allo stesso modo i token di un determinato ecosistema hanno valore solo all’interno di esso, al di fuori la loro utilità evapora.
Ma, pur evaporando la loro utilità non evapora il loro valore, poiché si suppone che con grande facilità possano poi essere reimmessi all’interno del circuito in cui estrinsecano la funzione per la quale sono nati. Questo è in sostanza ciò che succede nelle piazze di scambio del mondo crypto, gli exchange. I token scambiati in questi luoghi non hanno nessuna diretta utilità se non quella di essere utilizzati come strumenti di trading, ma reinseriti all’interno del loro contesto naturale riacquistano anche la loro funzione primaria.
Gli esempi che potremmo fare sono tantissimi, dai vari token delle diverse piattaforme di finanza decentralizzata, a quelli creati nel 2017 durante le innumerevoli ICO di quel periodo, alla stessa moneta utilizzata su Ethereum, l’Ether. Sì, anche l’ETH può essere considerato un token ed è il token che rappresenta la nostra possibilità di interagire con la blockchain.
Insomma, la verità è che talvolta le differenze fra token e moneta vera e propria sono molto sfumate, anche perché poi non è tanto il loro essere ontologico che determina cosa sono, quanto invece il modo in cui l’utente decide di utilizzarle. Non solo, ma anche fra i token stessi vi sono differenze sostanziali relative sempre alle solite questioni, al motivo per il quale sono stati creati e all’utilità che dovrebbero avere all’interno della rete: possono avere valenze simili a quelle delle azioni di una società, potrebbero essere vere e proprie monete, oppure delle utility, o ancora dei semplici “rilasci” che fa un’entità dopo aver ricevuto una donazione.
Tornando all’esempio delle fiches del casinò, facendo eccezione per quanto concerne i divieti che potrebbe aver stabilito il legislatore, nessuno ci vieta di portarle al di fuori e scambiarle per beni o servizi con qualcuno che sia disponibile ad accettare questo sistema di pagamento!
Token: cosa è lo standard ERC-20
Detto questo, cos’è lo standard ERC-20? Partiamo dicendo che ERC è un acronimo e significa Ethereum Request Comment, il numero 20 è invece un identificativo scelto in maniera arbitraria. E’ quindi il nostro wallet Ethereum che governa e per inviare o ricevere questo tipo di token abbiamo bisogno dello stesso.
Cercando di semplificare possiamo riassumere come segue. I token ERC-20 non sono altro che tipi di token che hanno precise caratteristiche. Anzitutto sono fungibili, ovvero ogni token è tale e quale tutti gli altri, in secondo luogo vi sono alcune altre caratteristiche funzionali determinate attraverso quello che potremmo definire un vero e proprio template.
Queste sono sei e sono relative alle quantità disponibili e che verranno immesse, alle funzioni riguardanti la possibilità di effettuare transazioni e infine al controllo delle stesse, della regolarità e della effettiva disponibilità nei wallet di chi invia.
Standard ERC-20: motivi della creazione e del successo
Il motivo per il quale sono stati creati è molto semplice ed è relativo alla necessità di non dover riprogrammare e riscrivere tutto dall’inizio. Potremmo definirlo un sistema layerizzato che va compilato nelle sue parti essenziali (elencate prima) e che in questa maniera semplifica di molto il lavoro che dovrà compiere un programmatore. Naturalmente nel caso in cui ciò che vuole realizzare sia adattabile e compatibile con le sovrastrutture prima di Ethereum e poi dello standard ERC-20. Dunque è chiaro che se lo scopo è quello di creare dei token non fungibili non possiamo utilizzare questa architettura prestabilita.
Stiamo quindi parlando di applicazioni ed estensioni di Ethereum, come un’estensione o un plugin per un browser, o come un qualunque software all’interno di un sistema operativo.
Standard ERC-20: i motivi del successo
Il successo che ha avuto l’adozione di questo standard è quindi ricollegabile a questa relativa semplicità di programmazione, essa, nei casi più esasperati, permette di creare il proprio token veramente con qualche click. Nel corso degli ultimi anni sono nati dei servizi che permettono di fare questo e in molti casi non è necessario intendersi di coding o essere dei programmatori.
E’ chiaro che questo sistema, se da un lato rende estremamente facile l’accesso, dall’altro non garantisce che ogni cosa fatta sia davvero utile, solida o che sia portatrice di valore. Non è un caso se la stragrande maggioranza delle ICO nate fra il 2017 e il 2018 siano andate male, morte o lì lì per esserlo.