Jean Pierre Mustier ha gettato la spugna. Dopo mesi di contrasti all'interno del Consiglio di Amministrazione, l'Amministratore Delegato di UniCredit ha preso la decisione di non ripresentare la sua candidatura in scadenza ad aprile 2021. Ovviamente sarà al suo posto fino alla prossima nomina, ma il suo futuro ormai è scritto.
Ora si comincerà a ragionare sul sostituto e al momento sono diversi i nomi papabili ad assolvere l'incarico. In Italia la lista comprende: Marco Morelli, Bernard Mingrone, Victor Masssiah e Alberto Nagel. Tutti nomi illustri che fanno o hanno fatto parte dei piani alti delle principali banche italiane.
Anche nell'ambito della stessa UniCredit circolano figure come Roberto Nicastro e Alessandro Decio che hanno esercitato un ruolo importante a livello manageriale, oppure come Carlo Vivaldi che è ancora presente all'interno dell'azienda. Volgendo lo sguardo all'estero spiccano i nomi del banchiere svizzero Sergio Ermotti e dell'ex Presidente dell'UBS Andrea Orcel.
La notizia comunque ha scosso il mercato, con il titolo UniCredit che oggi in Borsa affonda del 5%. Questa sarebbe la quarta seduta consecutiva in calo per la seconda banca italiana dopo il massimo raggiunto il 25 novembre a 9,3660.
Jean Pierre Mustier: tutti i contrasti con il board
Il passo indietro fatto da Mustier era inevitabile. Il rapporto con l'azienda aveva cominciato a presentare i primi scricchiolii dopo l'OPAS Intesa Sanpaolo/UBI. Da quel momento il messaggio che quell'operazione ha dato al mondo bancario è stato quello di dover intraprendere la strada delle aggregazioni per superare le difficoltà economico-finanziarie generate dalla pandemia.
Su questo aspetto il top manager francese si è sempre messo di traverso, anche di fronte alle condizioni particolarmente favorevoli servite dal Governo italiano di fronte a una possibile fusione tra l'istituto di Piazza Gae Aulenti e Banca Monte dei Paschi di Siena. Questo è stato il principale motivo di attrito con il resto dell'Amministrazione aziendale che invece spingeva verso nuove opportunità di M&A.
Non è stato comunque il solo. Ad avere surriscaldato l'ambiente anche la bocciatura del piano di Mustier che prevedeva lo scorporo degli assets stranieri da quelli italiani all'interno della struttura bancaria, in modo da rinforzare i requisiti patrimoniali allentando contemporaneamente i fattori di rischio. Il board ha per ben due volte respinto la proposta in quanto non ritenuta in linea con gli obiettivi dell'istituto di credito di mantenere una presenza forte in Italia.
M&A: fattibile solo per Banco BPM e BPER
Adesso che il 59enne transalpino si è fatto da parte, l'intesa tra UniCredit e MPS è più vicina? A giudizio di molti analisti quanto successo in Gae Aulenti ha come matrice la pressione del Tesoro perché si consumasse il progetto d'integrazione. Tuttavia un eventuale deal non sarebbe visto di buon occhio, anche e soprattutto perché richiederebbe un aumento di capitale per la banca senese di 4,5 miliardi di euro.
Tra le soluzioni di cui si parla attualmente sul mercato, l'unica che in questo momento potrebbe avere un senso è quella tra Banco BPM e BPER Banca. Questo almeno il giudizio di KBW, società d'investimento newyorchese. Secondo gli esperti infatti l'affare significherebbe un aumento di valore per gli azionisti grazie alla crescita dell'EPS per entrambi gli istituti.
BPER però sarebbe avvantaggiata in quanto tra le due è la banca minore. Il target price per le azioni dell'istituto guidato da Alessandro Vandelli rimane invariato a 1,97 euro, mentre riguardo Banco BPM la società americana alza a 1,7 euro da 1,5 euro il prezzo obiettivo.