Dopo i ribassi che hanno caratterizzato la scorsa ottava, i rialzi di ieri degli indici azionari americani sembrano aver riportato il sereno tra gli investitori.
A sostenere la propensione al rischio degli attori del mercato il connubio di due fattori: uno legato alla gestione della politica monetaria americana, con la FED di Jerome Powell che a sorpresa ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale e l'altro legato a quanto emergerà dalla riunione dei ministri dell'economia del G7, chiamati a dare una risposta ai problemi economici causati dal Coronavirus.
Questo si dovrebbe tradurre in un taglio dei tassi di interesse da parte della FED il prossimo 18 marzo. I 50 punti base di riduzione del costo del denaro servirà per contenere la revisione delle stime congiunturali americane. Goldman Sachs vede per questo trimestre un Pil a +0.9% e per il prossimo trimestre rasente lo 0. Morgan Stanley prevede un Pil a +1.6% per fine anno.
S&P 500: i livelli di trading sull'indice USA
Da un punto di vista di medio periodo, possiamo notare come il prezzo dell'indice di Wall Street sia sceso fino al suo supporto dinamico espresso dalla trendline rialzista di lungo periodo ottenuta unendo i minimi crescenti del 31 maggio e 6 agosto 2019. Inizialmente rotto al ribasso, ha creato le condizioni per la classica bear trap. La forte reazione di ieri delle quotazioni dell'S&P 500 hanno infatti lasciato sul daily chart una profonda ombra nella parte inferiore, elemento tecnico che solitamente segna il rigetto da parte del mercato di tali valori. La conferma del miglioramento del sentiment da parte degli investitori è giunta con l'accelerazione oltre le resistenze statiche di preve poste in prossimità dei 2.995 punti.
Ma quello di ieri sarà un vero rimbalzo capace di rimettere sulla direttrice rialzista l'S&P 500 o no? La risposta non è certa, le variabili in campo in questo momento sono molte. L'analisi tecnica tuttavia favorisce una visione ribassista dopo il rally di ieri. In questa direzione vanno alcuni fattori grafici e psicologici. Il primo è la vicinanza con la soglia dei 3.100 punti che potrebbe catalizzare nuove vendite. La seconda invece fa riferimento a Fibonacci. Applicando sul movimento discendente intrapreso dai massimi storici ai minimi dello scorso venerdì 28 febbraio i livelli del matematico pisano, ecco che si nota come il 38,2% di Fibonacci sia in area 3.060 punti e il 50% a 3.124 punti. Tutta questa area è solitamente monitorata dai trader dopo movimenti repentini come quelli degli ultimi giorni.
Da un punto di vista operativo, chi volesse prendere in considerazione la possibilità di posizionarsi al ribasso sull'S&P 500 ecco che potrebbe entrare short a 3.090 punti. Con stop che scatterebbe in caso di accelerazioni oltre i 3.110 punti, i target di questa strategia sono individuabili dapprima a 3.040 punti e successivamente a 2.995 punti.