Per le Borse lo scorso anno è stato molto complicato e se qualche mese fa ci avessero detto che sarebbe finita così, cioè con indici su nuovi massimi dopo i recuperi da record dai minimi di marzo, pochi ci avrebbero creduto. Le pesantissime perdite accumulate nei primi mesi del 2020 a causa della pandemia di coronavirus infatti non lasciavano spazio all’ottimismo o a un barlume di speranza.
Ma alla fine la situazione si è letteralmente capovolta, malgrado le incertezze che tuttora, nel 2021, stiamo ancora affrontando. Gli indici di borsa S&P 500, NASDAQ 100 e Dow Jones sono riusciti ad archiviare nuovi massimi assoluti. In Europa il DAX ha superato la barriera psicologica dei 14.000 punti e anche il FTSE Mib è riuscito a recuperare e a chiudere l’anno limitando le perdite (-5,42%), trainato dalle speranze sull’efficacia dei vaccini e in attesa delle risorse del Recovery Fund. Ma tra tutti i principali indici azionari mondiali quali si sono fatti notare di più? Perchè?
Le ragioni dietro il recupero delle Borse nel 2020
Partiamo da alcuni fatti salienti. Il 2020 è stato l’anno in cui, dopo lunghissime trattative, è stato finalmente raggiunto l’accordo sulla Brexit. È stato anche l’anno delle elezioni USA che hanno decretato la vittoria del democratico Joe Biden e la sconfitta di Donald Trump, con molti colpi di scena di recente. Basti pensare all’irruzione al Congresso da parte dei sostenitori del tycoon e dal successivo blocco degli account social del presidente uscente da parte di Twitter e Facebook. Il coronavirus e la risposta dei paesi di tutto il mondo sono stati tuttavia il principale driver delle Borse.
L’emergenza sanitaria è stato il fenomeno che più di ogni altro ha inciso sulle performance dell’asset class azionaria nel 2020. Ma gli effetti non sono stati solo negativi. Se le Borse europee hanno sofferto e successivamente tentato con fatica di recuperare il terreno perduto, per Wall Street e soprattutto per il NASDAQ 100 la pandemia ha contribuito a segnare nuovi record. Anche l’indice Nikkei ha sorpreso positivamente: nella seduta del 29 dicembre 2020 ha infatti toccato i massimi dal 1990.
Ma quindi cosa ha innescato il recupero delle Borse? Senza dubbio, le speranze e gli annunci sull’arrivo dei vaccini, le approvazioni da parte delle diverse autorità mediche (FDA e EMA) e la somministrazione delle prime dosi in tutto il mondo hanno risollevato l’umore degli investitori. Un altro fattore altrettanto importante è stata la massiccia liquidità immessa nel sistema dalle Banche centrali, che hanno fatto di tutto per sostenere le economie alle prese con la crisi economica dovuta alle restrizioni globali.
Liquidità che non ha solo sostenuto l’economia reale, ma che ha trasformato le azioni nella principale asset class di investimento. Con i tassi bassi o addirittura negativi, chi era in cerca di rendimenti ha puntato esclusivamente sull’azionario, registrando anche profitti straordinari, soprattutto se l’investimento ha riguardato il comparto tecnologico e quello farmaceutico. Infine, per quanto riguarda l’Europa, le Borse hanno beneficiato dell’inattesa reazione alla pandemia dell’UE che ha posto fine all’epoca dell’austerity, inaugurando quella di SURE e del Next Generation EU.
I tre migliori indici di Borsa del 2020
Arrivando agli indici di Borsa migliori dell’anno appena passato, lo scettro del miglior listino mondiale va al NASDAQ 100. L’indice tecnologico USA nel 2020 ha infatti guadagnato il 47,58%, trainato dai FAANG, favoriti dalle restrizioni globali (clicca qui per scoprire i tre anni con i rendimenti più elevati).
Le persone, costrette a casa, hanno incrementato le presenze su Internet, gli acquisti online di ogni genere, specie quelli per lo smart working. Nel 2020 a spingere il Nasdaq sono stati infatti i colossi tech della Silicon Valley: Facebook, Amazon, Apple, Netlifix e Alphabet (Google), a cui andrebbero aggiunti anche Microsoft e Tesla per performance e market cap.
Per il secondo posto rimaniamo sempre oltreoceano, con l’indice S&P 500 che guadagna il 16,26%, una performance sicuramente positiva ma molto distante da quella archiviata dall'indice tecnologico. L’ultimo posto del podio, poco dietro il principale indice azionario USA, è occupato dall’indice Nikkei, che a fine anno ha segnato +16,01%, toccando i massimi dal 1990.
In evidenza anche Shanghai che, dopo le difficoltà vissute a inizio anno a causa della pandemia partita da Wuhan, ha archiviato l’anno con un rialzo del 12%. Tornando in USA, non bisogna dimenticare il Dow Jones Industrial Average che ha chiuso il 2020 con un +7,25%.
Con la prospettiva delle vaccinazioni su larga scala e di un’economia che lentamente si potrà riprendere, molti investitori stanno tuttavia cominciando a guardare altre asset class. Riguardo il settore tech, per alcuni analisti il rally ha alcuni elementi anomali che ricordano la bolla dot-com: pochi leader che guidano i listini, valutazioni elevate, crescente domanda degli investitori retail. La crescita che ci si potrebbe aspettare per i prossimi uno o due anni si sta condensando in un periodo di tempo forse troppo breve e questo potrebbe non essere più sostenibile.