Prima di osservare cosa sta accadendo sul principale cambio Forex EUR/USD è bene comprendere da dove arriviamo analizzando quanto è successo nel 2020. Il 2020 è stato un anno molto volatile per le quotazioni dell'Euro-Dollaro che, dopo il costante trend ribassista mantenutosi negli ultimi due anni, ha ripreso forza fino a portarsi a valori che non si vedevano dal 2018.
La prima parte dell’anno è stata decisamente erratica per il cambio principale, che non ha riservato a trader e investitori una direzione specifica. I prezzi da 1,1213 di inizio anno si sono portati dapprima verso 1,0780 e dopo un vigoroso rialzo segnato tra il mese di febbraio e marzo hanno registrato il minimo del 2020 a 1,0636 dollari.
Fino a fine maggio i prezzi non hanno mostrato una trend in un senso o nell’altro, ma hanno proseguito lateralmente in un range compreso tra 1,1020 e 1,0720 dollari. Proprio con il breakout dell’area resistenziale a 1,1020 vi è stato finalmente l’inizio di un uptrend che ha portato le quotazioni del cambio principale prima al test del livello psicologico posto a 1,2000 e successivamente, dopo una fase di accumulazione sviluppatasi tra settembre e novembre, al test di area 1,2200.
Analisti e investitori si stanno chiedendo quale sarà il futuro del cambio più importante del mondo Forex, ma soprattutto quali potrebbero essere le conseguenze per le maggiori economie mondiali. Prima di analizzare ciò, diamo uno sguardo ai principali dati di EUR/USD archiviati negli ultimi due anni.
EUR/USD: dati O,H,L,C mensili del 2020
La tabella di seguito mostra i dati dei prezzi mensili di EUR/USD registrati nel 2020. Oltre ai classici dati di apertura, massimo, minimo, chiusura, vengono anche evidenziati il prezzo medio (media dei dati O, H, L, C), il range (differenza tra High e Low) e le variazioni percentuali sia "intra-month" (variazione percentuale tra apertura e chiusura del mese) sia “month to month” (variazione percentuale tra chiusure).
Mese |
Apertura |
Massimo |
Minimo |
Chiusura |
Prezzo medio |
Range |
Variazione % (Open to Close) |
Variazione % (Close to Close) |
Gennaio |
1,1213 |
1,1225 |
1,0992 |
1,1092 |
1,1131 |
0,0233 |
-1,08 |
-1,08 |
Febbraio |
1,1081 |
1,1095 |
1,0778 |
1,1027 |
1,0995 |
0,0317 |
-0,49 |
-0,59 |
Marzo |
1,1047 |
1,1495 |
1,0636 |
1,1026 |
1,1051 |
0,0859 |
-0,19 |
-0,01 |
Aprile |
1,1026 |
1,1036 |
1,0727 |
1,0945 |
1,0934 |
0,0309 |
-0,73 |
-0,73 |
Maggio |
1,0945 |
1,1145 |
1,0766 |
1,1104 |
1,0990 |
0,0379 |
1,45 |
1,45 |
Giugno |
1,1118 |
1,1422 |
1,1100 |
1,1234 |
1,1219 |
0,0322 |
1,04 |
1,17 |
Luglio |
1,1234 |
1,1909 |
1,1185 |
1,1779 |
1,1527 |
0,0724 |
4,85 |
4,85 |
Agosto |
1,1771 |
1,1966 |
1,1696 |
1,1937 |
1,1843 |
0,0270 |
1,41 |
1,34 |
Settembre |
1,1937 |
1,2011 |
1,1612 |
1,1724 |
1,1821 |
0,0399 |
-1,78 |
-1,78 |
Ottobre |
1,1723 |
1,1881 |
1,164 |
1,1644 |
1,1722 |
0,0241 |
-0,67 |
-0,68 |
Novembre |
1,1653 |
1,2003 |
1,1603 |
1,1938 |
1,1799 |
0,0400 |
2,45 |
2,52 |
Dicembre |
1,1938 |
1,2310 |
1,1935 |
1,2214 |
1,2099 |
0,0375 |
2,31 |
2,31 |
EUR/USD: i motivi del rialzo nel 2020
Il rialzo sperimentato dall’EUR/USD nel 2020 è principalmente dovuto alla debolezza del dollaro USA. Il Dollar Index (ICE), l’indice che rappresenta il valore del dollaro statunitense in relazione a un paniere di valute straniere, è arrivato a toccare un massimo di 103 dollari (livello che non si vedeva da circa 3 anni) prima di cedere oltre il 12%, dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficializzato la pandemia globale di Covid-19.
La debolezza del biglietto verde è dovuta principalmente alla risposta della FED a fronte della crisi sanitaria: tra marzo e giugno, la Banca centrale ha iniettato sul mercato americano circa 3000 miliardi di dollari, attraverso acquisti di assets e prestiti diretti alle imprese.
Nel frattempo, il governo ha stanziato altri 3.000 miliardi per sostenere i redditi. In brevissimo tempo, il mercato si è trovato inondato di liquidità come mai prima numeri da capogiro che superano di gran lunga quelli visti durante la Grande Crisi del 2008-’09.
D’altra parte, le altre valute che compongono l’indice del dollaro come l’euro, il franco svizzero e la sterlina hanno raggiunto i massimi pluriennali. Anche le valute dei mercati emergenti hanno registrato un forte rally: il rand sudafricano ha guadagnato oltre il 20% mentre il rand messicano il 22%. Altre valute che si sono apprezzate nei confronti del biglietto verde sono il dollaro di Singapore, il real brasiliano e lo yuan cinese.
Gli analisti ribassisti sul biglietto verde continuano a crescere, prevedendo che il dollaro continuerà a deprezzarsi anche nel 2021. Ci sono diverse ragioni: in primo luogo, l’ascesa di un vaccino per il coronavirus ha placato alcuni rischi nel mercato nonostante la sfida sia ancora ardua con le varianti scoperte nel Regno Unito e in Sud Africa. Questo perché il mondo e le economie probabilmente riusciranno a tornare ad una nuova condizione di normalità nei mesi avvenire.
In secondo luogo, gli esperti che operano nel mercato valutario si aspettano che il neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, otterrà un sostegno sufficiente per inondare l’economia con ultra-stimoli che svaluteranno significativamente il dollaro.
EUR/USD nel 2021: l’allarme della BCE
Nell'ultima parte del 2020 l’euro è volato sopra a 1,21 contro il dollaro USA, livello considerato come informale soglia di “allarme” per la BCE. La debolezza del dollaro USA per il momento ha avuto impatti limitati sull’Eurozona, ma il rischio è che un prolungamento di questa situazione possa avere ripercussioni su imprese e famiglie, le quali potrebbero osservare un aumento dei prezzi di alcuni prodotti, come i carburanti.
La BCE, oltre all’aumento e al prolungamento degli stimoli monetari per contrastare la crisi economica derivante causata dalla pandemia di Covid-19, dovrà anche preoccuparsi della forza della valuta del Vecchio Continente.
Il cambio euro/dollaro sopra 1,20 provoca un warning per la BCE, anche se il tasso di cambio non è di sua competenza e ad oggi siamo su livelli superiori. Al momento c’è davvero molto poco che la BCE possa fare se non quella di mantenere la porta aperta ad un ulteriore aumento degli acquisti di asset nel corso dell’anno prossimo.
La prima conseguenza è diretta alle imprese esportatrici negli USA. Le quali saranno penalizzate dal tasso di cambio. E questo si ripercuoterà sugli ordinativi, quindi sui volumi di produzione ed infine ai lavoratori, i quali potrebbero osservare una riduzione temporanea dei salari.
Questo porterebbe a famiglie che spendono meno e ad una riduzione significativa degli investimenti da parte delle imprese. Il secondo effetto del super-euro si potrebbe avere sul mercato dell’energia. La percentuale di combustibili fossili importati è ancora elevato sebbene l’Europa sia sempre più favorevole all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Il Brent non può sostituire totalmente la domanda di carburanti, dunque serve anche un supporto di quello statunitense (WTI). È evidente quindi che con un euro così tonico ci potrebbe essere un moderato aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, ovvero un altro elemento capace di deprimere i consumi e non incidere in senso positivo sull’inflazione, cosa che non fa piacere alla BCE.
Questo perché la deflazione è un rischio che l’Eurozona non può permettersi in un momento così delicato come quello odierno dove si comincia a vedere una timida luce in fondo al tunnel. Il Vecchio Continente è “export-oriented” e non può permettersi di soffocare la ripresa nei prossimi mesi con un cambio forte.
Se da un lato la Germania riuscirebbe a sostenere livelli ben più forti per le sue imprese, i Paesi del sud Europa no. Quelli con più spazio fiscale per stimoli domestici, come la Germania, viaggerebbero – come al solito - ad una velocità più elevata rispetto a quei Paesi che hanno meno margini di manovra, ad esempio come Italia e Spagna.
Oltretutto, la forza della moneta unica potrebbe aumentare durante il processo di digitalizzazione dell’euro, previsto quest'anno. Se è vero che lo scopo di Francoforte è il potenziamento del ruolo internazionale dell’euro, è altrettanto vero che una quotazione del cambio EUR/USD oltre 1,20-1,21 per un periodo prolungato non è un’opzione sostenibile. Ma cosa è successo in questo primo trimestre del 2021? Scopriamo insieme.
EUR/USD nel 2022: il rialzo del dollaro USA continuerà? cosa aspettarsi?
La ripresa economica globale, i risultati della campagna vaccinale USA e la debolezza della moneta unica, con il Vecchio Continente in ritardo rispetto oltreoceano nella lotta al Coronavirus, sono stati i motori della spinta della valuta statunitense negli scorsi mesi.
Mentre la valuta statunitense tende a indebolirsi durante i periodi avversi, di solito si apprezza quando l’economia degli Stati Uniti è migliore rispetto alle altre principali economie del mondo. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha previsto che l’economia a stelle e strisce crescerà del 6,5% quest’anno, mentre il blocco europeo del 3,9%.
Il dollaro USA continua a rafforzarsi. Il biglietto verde è salito di poco oltre il 6%, guadagnando posizioni nei confronti delle principali valute. Il cambio EUR/USD ha rotto al ribasso la soglia di 1,1400 e continua un trend discendente iniziato a giugno dello scorso anno.
Il biglietto verde ha preso slancio sulle aspettative che la Fed avrebbe iniziato il tapering a novembre ed ha accelerato la sua corsa mentre i dati sull'inflazione statunitense hanno mostrato un tasso di crescita del 6,2% annuo come non accadeva da più di 30 anni.
Gli investitori si stanno riversando sulla divisa statunitense spinti dalle preoccupazioni della Banca Centrale USA sull'inflazione. Gli analisti mantengono una visione positiva sul biglietto verde nei prossimi mesi. Goldman Sachs scrive che vi è una forte prospettiva che la Fed inasprisca la sua politica sui tassi più velocemente di quanto dichiari e questo riduce la possibilità che il dollaro USA si indebolisca ( clicca qui per approfondire).
Guerra Russia-Ucraina: l’impatto su EUR/USD
Con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina gli investitori stanno lontani dagli asset sensibili al rischio. L'euro rimane sotto pressione nei confronti del dollaro USA per i timori che il conflitto Russia-Ucraina possa frenare la crescita europea.
Gli analisti di Commerzbank hanno sottolineato che "la dipendenza europea dall'energia russa rende la performance economica ciclica dell'Eurozona particolarmente vulnerabile in caso di escalation del conflitto in Ucraina". L'euro potrebbe dunque non avere vita facile.
“L’invasione della Russia in Ucraina zavorrerà la crescita dell’economia europea ma è ancora troppo presto per valutare l’impatto complessivo del conflitto”, ha affermato Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea.
“Si stima che il conflitto, in termini macroeconomici e di fiducia, avrà un impatto sull’inflazione e sul rallentamento della crescita”, ha detto de Guindos. “L’effetto più significativo per il futuro è l’alta importanza che la Russia ha nei mercati energetici”.
EUR/USD ai minimi del 2017 con guerra in Ucraina
Nel mese di maggio 2022 le quotazioni di EUR/USD hanno raggiunto i minimi del 2017. Ad aver accelerato la discesa inizialmente è stata la notizia che la Russia ha sospeso i rifornimenti di gas naturale a Polonia e Bulgaria, gettando nello scompiglio tutta l'Europa che ora teme che Putin adotti la mano pesante anche sul resto dei Paesi occidentali.
L'UE importa circa il 40% del suo fabbisogno di gas naturale dalla Russia e le mosse del Cremlino stanno destando molta preoccupazione. Al di là del quadro geopolitico, vi è una ragione ben precisa per cui il cambio Forex principale si è indebolito fortemente negli ultimi mesi. Questa si rifà alla politica monetaria della BCE e della Federal Reserve che intendono alzare i tassi di interesse in più occasioni durante il 2022.
La Banca centrale USA ormai ha tracciato chiaramente la strada verso un'aggressività senza ritorno in tema di tassi di interesse, per combattere l'inflazione che ha raggiunto i massimi da 40 anni. In tutto il 2022 le strette sui tassi dovrebbero essere almeno 7 e, dalle prossime riunioni, la Fed probabilmente effettuerà aumenti di mezzo punto alla volta.
Anche la BCE ha terminato la sua politica monetaria accomodante, ma procederà con molta più cautela sul fronte tassi. Il conflitto bellico sta gettando un'ombra molto potente sulla ripresa economica europea, quindi Francoforte vorrebbe evitare che un inasprimento del costo del denaro finisca per aggravare una situazione già critica.
EUR/USD: l’euro raggiunge la parità con il dollaro USA, le implicazioni per l’economia globale
A luglio 2022 l’euro è sceso alla parità con il dollaro USA per la prima volta in 20 anni. Il declino della moneta unica è il risultato di una serie di formidabili sfide che l’eurozona deve affrontare, tra cui le turbolenze economiche causate dalla pandemia e la guerra in Ucraina, il rafforzamento del dollaro rispetto a quasi tutte le altre valute.
La forza della valuta statunitense è stata trainata dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve per combattere l’inflazione che ha raggiunto il 9,1% negli Stati Uniti a giugno. L’effetto combinato di questi fattori impone un enorme onere economico all’Europa e al resto dell’economia globale.
Al contrario, l’inflazione dell’Eurozona è accelerata fino a raggiungere un record storico al 9,1% ad agosto. La debolezza dell’euro ha complicato le aspettative inflazionistiche, rendendo ancora più difficili i compiti della BCE in vista dei prossimi appuntamenti di politica monetaria.
EUR/USD: cosa aspettarsi nel 2023?
Il 2022 non è stato positivo per la moneta unica. Se si considera il valore massimo del cambio EUR/USD nello scorso anno, ovvero 1,1495 di inizio febbraio e il minimo di settembre, 0,9536, il cambio Forex principale ha perso circa il 17%. Dai minimi le quotazioni hanno poi ripreso forza superando la barriera della parità e recuperando – al momento della scrittura – circa l’11%.
Per capire cosa accadrà nel 2023, è necessario innanzitutto identificare quei driver che impatteranno sulle due valute: sicuramente le mosse della Federal Reserve e della BCE in tema di rialzo dei tassi di interesse, ma anche la guerra in Ucraina.
In generale, gli operatori dei mercati finanziari si aspettano che la Banca centrale USA porti i tassi di interesse al 5%, in un contesto di recessione in Eurozona molto probabile. In sostanza dunque, la maggior parte degli esperti si attende livelli più bassi rispetto a quelli attuali (inizio gennaio 2023) nel corso dell’anno.
Gli esperti di Bank of America Global Research prevedono che il dollaro USA rimarrà solido all’inizio del 2023, ma si ridurrà man mano durante il corso dell’anno. La performance della valuta statunitense sarà di certo la più osservata. In un anno critico per l’economia globale, il biglietto verde ha toccato il massimo degli ultimi 20 anni.
Il motivo principale per cui il dollaro USA è diventato così forte è che è ancora considerato la valuta rifugio e si rafforzerà durante i periodi in cui le Borse soffriranno. Intanto, il conflitto in Ucraina minaccia di rallentare la crescita economica in tutta Europa e trascinare la crisi energetica del blocco europeo ancora per molto tempo.
EUR/USD: dati O,H,L,C mensili del 2023
La tabella di seguito mostra i dati dei prezzi mensili di EUR/USD registrati da gennaio 2023. Oltre ai dati di apertura, massimo, minimo, chiusura, vengono anche evidenziati il prezzo medio (media dei dati O, H, L, C), il range (differenza tra High e Low) e le variazioni percentuali sia "intra-month" (variazione percentuale tra apertura e chiusura del mese) sia “month to month” (variazione percentuale tra chiusure).
Mese |
Apertura |
Massimo |
Minimo |
Chiusura |
Prezzo medio |
Range |
Variazione % (Open to Close) |
Variazione % (Close to Close) |
Gennaio |
1,0685 |
1,093 |
1,0483 |
1,086 |
1,0740 |
0,0447 |
1,64 |
1,50 |
Febbraio |
1,0861 |
1,1033 |
1,0533 |
1,0577 |
1,0751 |
0,0500 |
-2,61 |
-2,61 |
Marzo |
1,0577 |
1,093 |
1,0516 |
1,0841 |
1,0716 |
0,0414 |
2,50 |
2,50 |
Aprile |
1,0845 |
1,1096 |
1,0788 |
1,102 |
1,0937 |
0,0308 |
1,61 |
1,65 |
Maggio |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Giugno |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Luglio |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Agosto |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Settembre |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Ottobre |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Novembre |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Dicembre |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
EUR/USD: dati O,H,L,C mensili del 2022
La tabella di seguito mostra i dati dei prezzi mensili di EUR/USD registrati da gennaio a dicembre 2022. Oltre ai dati di apertura, massimo, minimo, chiusura, vengono anche evidenziati il prezzo medio (media dei dati O, H, L, C), il range (differenza tra High e Low) e le variazioni percentuali sia "intra-month" (variazione percentuale tra apertura e chiusura del mese) sia “month to month” (variazione percentuale tra chiusure).
Mese |
Apertura |
Massimo |
Minimo |
Chiusura |
Prezzo medio |
Range |
Variazione % (Open to Close) |
Variazione % (Close to Close) |
Gennaio |
1,1368 |
1,1483 |
1,1121 |
1,1229 |
1,1300 |
0,0362 |
-1,22 |
-0,65 |
Febbraio |
1,123 |
1,1495 |
1,1106 |
1,1215 |
1,1262 |
0,0389 |
-0,13 |
-0,12 |
Marzo |
1,1215 |
1,1233 |
1,0806 |
1,1073 |
1,1082 |
0,0427 |
-1,27 |
-1,27 |
Aprile |
1,1073 |
1,1076 |
1,0471 |
1,0542 |
1,0791 |
0,0605 |
-4,80 |
-4,80 |
Maggio |
1,0555 |
1,0787 |
1,0350 |
1,0734 |
1,0607 |
0,0437 |
1,70 |
1,82 |
Giugno |
1,0734 |
1,0774 |
1,0359 |
1,0479 |
1,0587 |
0,0415 |
-2,38 |
-2,38 |
Luglio |
1,0479 |
1,0479 |
0,9952 |
1,0226 |
1,0284 |
0,0527 |
-2,41 |
-2,41 |
Agosto |
1,0218 |
1,0369 |
0,9900 |
1,0038 |
1,0131 |
0,0469 |
-1,76 |
-1,84 |
Settembre |
1,0038 |
1,0198 |
0,9536 |
0,9802 |
0,9894 |
0,0662 |
-2,35 |
-2,35 |
Ottobre |
0,9787 |
1,0094 |
0,9632 |
0,9886 |
0,9850 |
0,0462 |
1,01 |
0,86 |
Novembre |
0,9886 |
1,0497 |
0,9730 |
1,0423 |
1,0134 |
0,0767 |
5,43 |
5,43 |
Dicembre |
1,0423 |
1,0736 |
1,0393 |
1,0700 |
1,0563 |
0,0343 |
2,66 |
2,66 |
EUR/USD: dati O,H,L,C mensili del 2021
La tabella di seguito mostra i dati dei prezzi mensili di EUR/USD registrati da gennaio a dicembre 2021. Oltre ai dati di apertura, massimo, minimo, chiusura, vengono anche evidenziati il prezzo medio (media dei dati O, H, L, C), il range (differenza tra High e Low) e le variazioni percentuali sia "intra-month" (variazione percentuale tra apertura e chiusura del mese) sia “month to month” (variazione percentuale tra chiusure).
Mese |
Apertura |
Massimo |
Minimo |
Chiusura |
Prezzo medio |
Range |
Variazione % (Open to Close) |
Variazione % (Close to Close) |
Gennaio |
1,2244 |
1,2349 |
1,2054 |
1,2135 |
1,2196 |
0,0295 |
-0,89 |
-0,65 |
Febbraio |
1,2133 |
1,2243 |
1,1952 |
1,2073 |
1,2100 |
0,0291 |
-0,49 |
-0,51 |
Marzo |
1,2072 |
1,2113 |
1,1704 |
1,1727 |
1,1904 |
0,0409 |
-2,86 |
-2,87 |
Aprile |
1,1727 |
1,2150 |
1,1713 |
1,2020 |
1,1903 |
0,0437 |
2,50 |
2,50 |
Maggio |
1,2032 |
1,2267 |
1,1986 |
1,2232 |
1,2129 |
0,0281 |
1,66 |
1,76 |
Giugno |
1,2233 |
1,2255 |
1,1845 |
1,1856 |
1,2047 |
0,0410 |
-3,08 |
-3,07 |
Luglio |
1,1856 |
1,1909 |
1,1752 |
1,1870 |
1,1847 |
0,0157 |
0,12 |
0,12 |
Agosto |
1,18671 |
1,1900 |
1,1664 |
1,1809 |
1,1810 |
0,0236 |
-0,49 |
-0,52 |
Settembre |
1,18088 |
1,1909 |
1,1563 |
1,1578 |
1,1715 |
0,0347 |
-1,96 |
-1,96 |
Ottobre |
1,1574 |
1,1692 |
1,1524 |
1,1560 |
1,1588 |
0,0168 |
-0,12 |
-0,15 |
Novembre |
1,1559 |
1,1617 |
1,1186 |
1,1330 |
1,1423 |
0,0431 |
-1,98 |
-1,99 |
Dicembre |
1,133 |
1,1387 |
1,1222 |
1,1377 |
1,1329 |
0,0165 |
0,41 |
0,41 |