Nella scorsa settimana e in Europa, le attenzioni degli investitori sono state rivolte principalmente alle dichiarazioni di diversi esponenti della BCE, che hanno ribadito ancora una volta la necessità di continuare con l’aumento dei tassi di interesse e che nel meeting di marzo verrà posta in essere una mossa da 50 punti base.
Il focus principale è stato tuttavia rivolto agli USA, in primis sulle parole del Presidente della Fed, Jerome Powell, il quale ha evidenziato che se dall’economia americana arrivassero altri segnali di forza si dovrebbe portare il costo del denaro ad un livello più alto di quanto stimato in precedenza. Nel frattempo, i Non- Farm Payrolls si sono attestati a 311 unità, in aumento rispetto alle 225 unità del consensus Bloomberg ma al di sotto delle 504mila unità (rivisto) di gennaio.
Per quanto concerne il tasso di disoccupazione invece, questo si è attestato al 3,6%, oltre le stime al 3,4%. Nonostante il rallentamento su base sequenziale, il mercato del lavoro USA si dimostra ancora solido. Infine, del trambusto sui mercati è arrivato anche dal fallimento della Silicon Valley Bank. Il Tesoro USA e la Fed hanno messo in piedi un programma per coprire le richieste dei clienti e rendere disponibili ulteriori finanziamenti alle banche.
Riflettori puntati sulla riunione della BCE
Per l’ottava appena iniziata, le attenzioni saranno rivolte alla riunione della BCE. Se ormai è scontato un incremento dei tassi da 50 punti base, il tema da monitorare sarà quello relativo ai prossimi passi che l’istituto centrale dovrà mettere in atto per contenere l’inflazione. Alcune informazioni potrebbero venire fornite dalle proiezioni dell’Eurotower su crescita e indice dei prezzi al consumo. Diversi analisti mettono in guardia che se le stime della Banca centrale dovessero mostrare un ritorno del PIL ai livelli pre-Covid nella seconda metà del 2023, sarà ragionevole attendersi un aumento del costo del denaro oltre le attese.
Negli USA invece, un altro importante focus sarà rivolto all’inflazione di febbraio. Secondo le attese degli esperti censiti da Bloomberg, il dato dovrebbe attestarsi al 6%, in calo rispetto al precedente 6,4%. La misurazione core, depurata dalle componenti più volatili, dovrebbe invece rallentare al 5,5% dal 5,6% di gennaio. L’indice dei prezzi al consumo sarà anche pubblicato il prossimo 17 marzo per l’Eurozona.
In questo caso la misurazione finale è stimata in leggera flessione all’8,5% rispetto al preliminare 8,6%. La rilevazione core dovrebbe invece rimanere invariata sui massimi al 5,6%. Per questa giornata è anche attesa la pubblicazione del bollettino economico dell’OCSE. Oltre alla consueta conferenza stampa di Christine Lagarde dopo la riunione della BCE, è atteso un discorso del componente del board della Fed Michelle Bowman (14 marzo).
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