Come in molti nel settore delle criptovalute sanno, Facebook sta cercando di cavalcare l’onda della rivoluzione finanziaria messa in atto da Bitcoin creando la propria criptovaluta, Libra. Nata come idea nel 2018 e pronta per entrare nel mondo reale nel 2019, Libra è il progetto con cui Marc Zuckerberg prova a mettere la sua firma in un territorio ancora inesplorato e molto pericoloso. Quello proposto dal CEO di Facebook è stato, nel 2019, un primo tentativo di entrare nel mondo dell’e-commerce e dei pagamenti online creando una valuta personale. Con una governance formata da 28 partner di peso internazionale come Visa, Spotify, Mastercard, Stripe, Vodafone, PayPal e molti altri ancora, la criptovaluta con sede a Ginevra e gestita dalla Libra Association doveva andare live agli inizi del 2020, ma qualcosa è andato storto.
Il progetto iniziale
Prima di capire perché il progetto si è fermato sul più bello, bisogna capire qual era l’architettura strutturale del progetto. L’idea che stava dietro Libra era quella di creare una criptovaluta universale, tecnologicamente simile a Bitcoin (senza però la decentralizzazione) con la quale poter pagare servizi online quali Uber, Spotify, comprare direttamente da Instagram o scambiarsi i soldi tra amici attraverso le piattaforme di messaggistica online WhatsApp e Messenger. Per la realizzazione di un progetto simile era stato proposto anche il Wallet digitale, chiamato Calibra, che si differenziava da Libra, ossia il sistema di pagamento globale. Come si può facilmente intuire questo tipo di infrastruttura avrebbe potuto cambiare radicalmente il futuro finanziario di miliardi di persone, permettendo scambi di denaro attraverso strumenti più semplici e in grado di scavalcare il ruolo centrale della banca. Il consorzio formato da i 28 membri avrebbe poi avuto un ruolo centrale sulle decisioni sostanziali riguardanti la rete della criptovaluta, assegnando ad ogni partner un voto sulla decisione finale. Per entrare a far parte della governance di Libra, alle aziende era richiesto un pagamento di 10 milioni di dollari.
Problemi legali e soluzioni
Date le premesse, l’hype intorno al progetto Libra è andato via via scemando quando la criptovaluta di Facebook ha iniziato ad avere dei problemi legali con Washington e Ginevra. Contro il progetto, infatti, si sono schierate delle firme importanti che hanno minato la serietà di Facebook nel proporre un progetto di tale portata, tenendo conto dei problemi avuti in passato con Cambridge Analytica e dell’impatto finanziario che questo potrebbe avere. I problemi quindi si sono incentrati nella privacy, nel commercio, nella sicurezza e nella politica monetaria che avrebbe potuto abbattersi sui 2 miliardi di persone iscritte al Social Network.
Arriviamo così a poco più di un mese fa quando Facebook decide di aggiornare il progetto dopo aver collaborato con banchieri e funzionari scelti per presentare Libra 2.0. Tra le modifiche apportate al progetto spicca la scelta della Libra Association di creare un sistema di stablecoin basate su Euro, Dollaro e Pound Inglese per non interferire con le politiche monetarie dei singoli paesi. È stata da poco presentata l’approvazione del progetto alla Finma, autorità federale sui mercati finanziari in Svizzera, aggiornando il white paper e assumendo nuove persone di spicco nel settore. In attesa di una risposta Facebook ha rinominato il Wallet di Libra come Novi, per non confondere le persone meno esperte nel settore cripto. Per adesso c’è solo il nome, dato che prima di presentare una versione preliminare del software il network Libra dovrà aspettare le licenze e le autorizzazioni necessarie. Dalle voci trapelate, però, sembra che Novi verrà rilasciato come applicazione integrata a WhatApp e Messenger, che contano rispettivamente 2 e 1.3 miliardi di utenti.